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Cinque artisti del  mondo delle immagini, per la prima volta insieme in mostra al Palazzo Ducale di Massa.


Tracce dall'immaginario illustratoSi chiude oggi un'importante mostra a Palazzo Ducale di Massa, voluta e preparata da Giulio Peranzoni da almeno due anni. In questa occasione si sono riuniti per la prima volta cinque nomi del mondo dell'illustrazione, Gianni De Conno, Aldo Di Gennaro, Libero Gozzini, Giulio Peranzoni e Angelo Stano. Questa esposizione porta in evidenza come l'illustrazione, spesso considerata per così dire 'arte minore' vanti esempi e punte artistiche di altissimo livello.

E' anche però un occasione per vedere i diversi mezzi di espressione e tecniche, dal tradizionale al digitale, usati in questo settore. Un percorso nell'evoluzione di questo genere e nella sue espressioni che dimostra quanti siano i linguaggi visivi con cui ci si può esprimere. Ci siamo fermati quindi a parlare con Giulio Peranzoni che ci ha raccontato della sua esperienza personale, di come ha iniziato questa professione, ma anche di come si sta trasformando il settore con la grande rivoluzione del digitale.

-Come è iniziata la tua carriera nel settore?


E' iniziata per caso, facevo il ragioniere perché i miei volevano per me un posto sicuro e fare l'illustratore non era considerata una professione. Nel frattempo però alla sera frequentavo la scuola d'arte e disegnavo in piccoli giornaletti di fabbrica, poi nel sindacato per il quale feci un fumetto. Da lì fui notato e  mi chiamarono per fare le vignette sulla Repubblica, nel frattempo facevo volantini ecc. Dopo La Repubblica mi chiamò la Bruno Mondadori per il settore scolastico. Negli anni '90 fui presidente dell'Associazione illustratori, da lì ho insegnato all'Istituto Europeo di Design di Milano oltre alla Scuola del Fumetto dove ho incontrato Angelo Stano e da lì il resto.


-Quali sono le persone che hanno contribuito alla tua carriera?


Fondamentale è stato Franco Malaguti Art director della Bruno Mondadori, quando vide i miei disegni mi disse che la ragioneria non era la mia strada. Mi ha portato con sé, se non c'era lui forse non avrei iniziato. Anche l'Associazione illustratori e stato un bell'aiuto per conoscere gli altri colleghi, per entrare nel giro.

-Quali sono i generi che preferisci?


Sono aperto a tutto, l'olio, l'acquarello e ora il digitale, mi butto nelle novità e nelle sfide. Negli illustratori ci sono due tipologie di artista, chi si concentra nel proprio stile unico, personale, e chi invece  è un illustratore che io dico  'puro', quello che illustra qualsiasi cosa e si adatta al testo che gli viene proposto. Ci sono vantaggi e svantaggi, io faccio parte dei 'puri', mi posso adattare a qualsiasi soggetto che mi venga proposto quindi ho più facilità nel trovare lavoro. Gli altri che invece hanno uno stile definito e particolare non si adattano a tutti i testi e quindi devono trovare pubblicazioni in linea con il loro stile.Tracce dall'immaginario illustrato

-Le tue opere qui in mostra sono opere in digitale, come vedi questa nuova tecnica?


Una grande opportunità per chi lavora, stiamo vivendo una trasformazione pari a quella di Gutenberg, un'immagine stampata su carta e statica, quella digitale e dinamica, si allarga, si modifica... Senza considerare che hai il mondo come mercato, un disegno che hai realizzato qui lo puoi far arrivare dall'altra parte del mondo e ti può essere pagato in tempo reale. A livello tecnico e creativo il pc riserva moltissime opportunità, dipende dall'abilità. La prova è anche in questa mostra, siamo tutti diversi ma usiamo tutti il computer. Se poi vogliamo andare oltre  ci sta aspettando il tre D per cui dal tablet in olografia uscirà l'immagine tridimensionale e a quel punto pittura e scultura si confonderanno....

-Com'è la situazione nel settore?


Come tutti i settori sta risentendo della crisi, non perché manchino le esigenze di immagini, ma perché sono ridotte le pubblicazioni. L'editoria sta attraversando da parte sua, oltre tutto, un passaggio importante. La carta non vende più, ma il digitale non è ancora partito perché la gente non ha fatto ancora suo l'uso dei tablet. E' questione di tempo, però intanto la situazione è questa, soprattutto qui in Italia dove l'ambiente è molto chiuso e recalcitrante.

-Cosa ci vuole per muovere l'Italia?


Aprirsi alle nuove prospettive. Ho proposto a delle scuole un corso di painter e nessuno ha aderito.


-Cosa consigli ad un giovane che inizia ora?

La crisi editoriale si supera col digitale e quindi questo è il settore dove specializzarsi. Prima imparare il computer poi i programmi di grafica, interessarsi al 3 D o a programmi che si rivolgono anche al cinema in 3D. Qui in Italia si sono fatte solo le Winx niente di più.  Poi imparare l'inglese  è fondamentale e proporsi nei vari siti attraverso la rete. E poi soprattutto proporre lavori di qualità perché il settore diventa più vasto e quindi bisogna farsi conoscere per la propria bravura.

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