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Un'occasione per conoscere questa pratica nelle sue caratteristiche più tipiche e antiche in un chiacchierata con un cacciatore doc... Jack.


La festa del cacciatore a MassaSi è conclusa la festa del cacciatore a Massa, tre giorni un po' maltrattati dal tempo, ma comunque un'occasione per avvicinarsi a questa pratica considerata da alcuni uno sport, da altri un hobby, ma da altri ancora un modo per scaricare la propria aggressività. Muovendosi con la curiosità di chi vuole comprendere le realtà dal punto di vista di chi le vive, abbiamo visitato questa festa e ammirato una mostra con esibizione di rapaci, falchi e poiane, uccelli di indiscusso fascino, che hanno avuto un ruolo di grandissimo rilievo nella caccia, anche in tempi antichi, si pensi all'Ars venandi cum avibus, di Federico II per esempio.

Quello però che ci ha consentito di avvicinarci di più alla realtà più profonda di questo mondo è stata una lunga chiacchierata con Jack, che sta per Massimo Tonazzini, responsabile di un gruppo di cacciatori della zona, ma soprattutto con una passione radicata nel midollo per la caccia. Chi meglio di lui poteva spiegarci questo istinto per la caccia che ha origini per così dire primordiali nella figura del 'procacciatore di cibo', una figura per così dire sacra perché colei che consentiva la sopravvivenza della famiglia del gruppo.

Ha iniziato a parlare di  questa sua passione raccontando che il cacciatore si interessa a tutto quello che ha un'anima e incomincia a illustrare la mostra che ha allestito per questa festa organizzata dall'Arci Candia. Su due banchi infatti ha esposto una parte della collezione che dice essere almeno il doppio di quello che si poteva vedere lì.La festa del cacciatore a Massa

Con grande dovizia di particolari ci spiega tutte le pratiche che si esercitano per andare a caccia, gli strumenti per costruire i proiettili, la raccolta di scatolette di latta per la polvere da sparo raccolte nelle varie epoche o donate da altri cacciatori e piano piano si costruisce la storia con gli oggetti, sia quella grande, dei grandi fatti storici legati ad una data o ad un evento, sia la storia piccola delle persone, del vivere quotidiano della famiglia in epoche più o meno antiche. Oggetti, memorie, sentimenti.

Poi si passa ai cimeli legati agli animali ed è li che si scopre il grande rispetto che ne ha il vero cacciatore. I crani puliti, le teste imbalsamate: “Ognuno di questi animali ha una storia, non sono animali qualsiasi, sono speciali, che si sono distinti o per abilità o per tenacia” e così si fa chiaro il concetto.

Il vero cacciatore non è quello che si accanisce sulla preda, è quello che, mosso dall'istinto della propria sopravvivenza, ha nei confronti dell'animale una sorta di culto sacrale e riconoscenza in quanto dal sacrificio della preda è derivata la propria sopravvivenza. Infatti Jack ci spiega che il vero cacciatore lo è fin da bambino, quasi come se fosse una componente genetica, un istinto appunto, che difficilmente emerge in età più avanzata, quando al contrario rischia di diventare veramente qualcosa di molto diverso da quello che la caccia invece è da secoli.

Purtroppo come per tutte le cose, anche qui c'è il buono e il cattivo, chi fa le cose per passione e chi le fa tanto per fare, certo distinguere  è più difficile quando c'è di mezzo un fucile. Però è anche sbagliato giudicare a priori, perchè parlare con un vero cacciatore significa immergersi nella natura, sentire il profumo di muschio del sottobosco e l'aria umida tra gli alberi e ammettere che in fin dei conti un bel piatto di polenta col sugo di cinghiale è molto appetitosa.

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