Era di Verona Paolo Marchi, lascia 3 figli e la moglie nella più assoluta disperazione e nel silenzio.
Quel maledetto silenzio che avvolge quei ragazzi che muoiono di tumore causato dalle operazioni condotte, senza protezione, in territori bombardati con uranio impoverito. E’ nato nel 1962 Paolo e 2 dei 3 figli sono ancora minorenni. Dopo anni di onorato servizio e la famiglia che cresce in modo sproporzionato allo stipendio, il soldato che aveva lasciato la sua Rimini natia all’età di 18 anni, fa il possibile per essere impiegato all’estero, la paura per ammalarsi e morire di uranio è minore rispetto alla paura di non essere in condizione di far sopravvivere la sua famiglia. Dall’aeroporto di Villafranca di Verona, dove prestava servizio, partecipa a numero missioni internazionali tra cui i territori balcanici (Bosnia e Kosovo).
Si ammala lo scorso giugno di cancro al pancreas (sono tantissimi colpiti da questa specie di tumore), questa malattia non perdona ed in 6 mesi lo porta alla morte ieri 2 dicembre nell’ospedale Borgo Roma di Verona dove sarà possibile salutarlo fino a domani martedì alle 15:00, ora prevista per i funerali. La malattia gli ha lasciato poco tempo, solo quello giusto per capire dell’abbandono della Sua amministrazione, perchè appena un militare che ha il cancro e chiede aiuto viene subito additato ed allontanato da tutti, quasi avesse la peste del XXI secolo.
Nessuna causa di servizio, cure a spese proprie, l’unica testimonianza di affetto dalla famiglia e dai medici che si ritengono offesi nella loro etica professionale quando sentono parlare di possibili effetti vaccinali. E’ uranio, non c’è dubbio! L’età, lo stato di salute generale, i vaccini ricevuti, la storia ereditaria non lasciano scampo: l’ha ucciso l’Uranio impoverito! Nel silenzio delle istituzioni e dei mezzi d’informazione, solo la trasmissione “Striscia la Notizia” conserva la memoria di questa tragedia. Ci lascia il 305° militare, ne restano altri 3000 malati di cui almeno 30 in gravi condizioni.
E‘ inutile qualsiasi appello, il Presidente della Repubblica si è rifiutato d’incontrare i genitori, il Sottosegretario alla Difesa si dice “troppo impegnato per cose più importanti”, ma noi non molliamo, saremo vicini al dolore della famiglia, faremo il possibile per donare giustizia ai figli, faremo l’impossibile per vincere un’omertà impressionante che offende la coscienza degli italiani.
La situazione è gravissima, se oggi viviamo questa crisi non è certo per colpa di chi sta morendo per aver eseguito un ordine, non è colpa di chi è ingiustamente in prigione per aver ottemperato a un ordine, lontano da casa, lontano dalla famiglia, lontano da quelle Istituzioni che, in caso di problemi sono pronti a condannarli all’anonimato.