Un posto al sole conquista Torino

Letteralmente un bagno di folla per Patrizio Rispo, Marina Tagliaferri, Michelangelo Tommaso, Miriam Candurro e Luigi Miele.


I protagonisti di Un posto al sole sono arrivati al Salone del Libro entusiasti, accompagnati da Giovanni Minoli, e accolti da fan in festa, in questo insolito binomio Torino – Napoli.

La sensazione che si è percepita è stata quella di grande affetto, difficilmente si vede nel pubblico del Salone una partecipazione come quella riservata a questo cast. Ci vuole poco per capire il successo di quello che è un vero e proprio fenomeno sociale. Un posto al sole nasce nel 1996, da un’idea vincente di Minoli, che all’epoca gli fu permesso di realizzare. (La base fu il format australiano Neighbours).

Più di 6460 puntate, 28 anni di messa in onda sempre con lo stesso entusiasmo e voglia di raccontare.

Non una soap, ma un romanzo popolare in grado di intercettare, con le sue storie, la vita vera, anche quella più cruda e dolorosa. Tanti sono stati gli aneddoti raccontati, per esempio il perché fu scelta Napoli. Minoli, torinese, avrebbe potuto optare anche la sua città (anche se di sole ce n’era ben poco), ma all’epoca non esisteva questo tipo di modello produttivo.

Una sorta di catena di montaggio a modello industriale che Napoli accettò di sviluppare. Una sperimentazione, insomma, un azzardo. L’affetto non arriva solo dal pubblico, ma dagli stessi attori “innamorati” dei loro personaggi, a tal punto da fare a volte ritorno sul set dopo più di vent’anni. È l’esempio di Luigi di Fiore, mai dimenticato Dott. De Santis e Giada Desideri che interpreta Claudia Costa, da pochi giorni tornata in onda.

Un posto al sole è come una famiglia, con addii e arrivederci, ma quasi mai definitivi, se non per scelta attoriale. Raccontare Napoli, le sue bellezze, ma anche le sue fragilità è uno dei punti di forza di questo prodotto, che mai come nessun’altra serie rimane ancorata, fedelmente, alla realtà.

Non si può rispondere alla domanda, se iniziasse oggi Un posto al sole avrebbe lo stesso successo? La Tv è cambiata, per certi versi più frettolosa e ansiosa di funzionare, ma i prodotti, soprattutto se innovativi per il momento storico, hanno bisogno di tempo, attenzione e pazienza. Tutti elementi che, fortunatamente, la Rai di allora prese in considerazione.

A giudicare dal tifo da stadio ricevuto, l’idea è stata più che vincente.

Enrica Leone

 

 

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