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A Che tempo che fa Paolo Villaggio spegne le candeline del Ragioniere più amato d’Italia e nel frattempo si racconta, tra i ricordi di ieri e le paure di oggi.


I primi 40 anni di FantozziQuarant’anni fa nasceva uno dei più grandi personaggi comici del mondo del cinema: il Ragionier Ugo Fantozzi, l’uomo più sfortunato, più “sfigato”, ma anche più amato di quegli anni, all’epoca rappresentava lo spaccato dell’Italia, l’uomo medio con il posto fisso, una moglie, una figlia e un’ammiratrice piuttosto insistente. Che tempo che fa, il one to one di Fabio Fazio, ha deciso di festeggiare questo compleanno così importante insieme a colui che gli ha dato faccia e voce. Paolo Villaggio, classe 1932, porta nello studio di Via Mecenate una ventata di allegria, tra aneddoti veri o presunti, raccontati nei fuori onda e la passione con la quale, durante l’intervista ha raccontato il suo Fantozzi, tra scene e retroscena, dagli esordi, da quando quel personaggio ha preso vita nella sua mente fino ad oggi.

E così emerge il profondo legame con il personaggio, ma, in un discorso tra il serio e il faceto, esce anche il profondo attaccamento alla vita di Villaggio, che scherzando o forse no, rivela quanto desidererebbe far cambio con il suo Ragioniere e vivere cent’anni, non solo per la vita in quanto tale, quanto per il “fastidio”, o “tristezza” nel pensare che tante delle cose che succederanno in futuro, lui non le potrà vivere. Ovviamente non è solo filosofia questa intervista, ma anche risata e divertimento dettato dal racconto di aneddoti e ricordi. Come quello su come nacque il Ragionier Fantozzi, una sua idea che poi l’ha portato ad impersonalo quasi per caso, per necessità, anche se di fatto un momento preciso in cui poter fissare il primo vagito di Ugo Fantozzi non c’è: “Mi ricordo di avere scritto dei pezzi sull’Europeo poi Rizzoli propose di farne il film. Non avevo preventivato quello che sarebbe successo”.

E di fatti successo è stato. Uno dei ruoli fondamentali va dato al linguaggio, nuovo per i tempi, ma ormai consueto oggi, quando una parola come I primi 40 anni di Fantozzi“Dichi” o “Batti lei” rimanda a scene memorabili e viene utilizzato nel quotidiano, diventa storia e tutto è concesso. Villaggio, si sa, non ha peli sulla lingua, dice ciò che pensa anche se a volte potrebbe essere travisato e proprio a riguardo fa un paragone sui giovani d’oggi e su quanto possano assomigliare a Fantozzi, sebbene, come giustamente sottolinea Fazio, il Ragioniere aveva ciò che tutti, in questo periodo, vedono come un miraggio e cioè il posto fisso. “In questo momento in Italia la condizione di Fantozzi è generalizzata, soprattutto i giovanissimi che continuano a dire ‘Non c’ho futuro. È colpa vostra’. Colpa nostra no, io ho fatto la guerra e c’era da cagarsi sotto. Mi sembra che tutto considerato sia ingiusto dire non c’è lavoro. I giovani sono impigriti, viziati. Non è vero che non c’è la possibilità di… Io sono dell’avviso che quelli che hanno veramente fame ce la fanno. Fantozzi era più felice e fortunato, questo sì. Nella sua piccolezza era più felice.

Ho la sensazione che i ragazzi oggi a sedici, diciotto anni per vincere la paura del futuro la sera bevono”. Parole che possono far discutere, soprattutto in alcuni punti, ma si sa Villaggio è così, non è certo il più politicamente corretto dei personaggi della nostra tv. Da questa breve, ma intensa intervista emerge un Villaggio estremamente lucido e convinto delle sue idee, capace anche di sorprendere in alcune sue risposte. È imprevedibile, a volte surreale o forse semplicemente se stesso, tanto se stesso e tanto carismatico da riuscire persino a strappare una promessa insolita a Fazio, quella di andare al suo funerale, quando sarà, noi speriamo il più in là possibile nel tempo. La risposta di Fabio? “Certo, basta che non cada di Sabato o Domenica”.

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