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Si è conclusa l’edizione numero 71 del Festival di Venezia, segnata dalla vittoria dello svedese “Un piccione sul ramo che riflette sull’esistenza”.


Svezia e Russia in una Mostra da “Leoni”Il leone d’oro per il miglior film, è stato portato a casa dalla black comedy di Roy Andersson, che ha ringraziato così: “Da questo Paese ho imparato ad amare e fare il cinema, specie da Vittorio De Sica con il suo fondativo Ladri di biciclette”. Il leone d’argento per la regia è andato al russo Andrej Koncalovskij per “Le notti bianche del postino”, mentre “The look of silence” di Joshua Oppenheimer, sul genocidio dei comunisti in Indonesia tra il 1965 e il 1966, ha conquistato il Gran Premio della Giuria.

La Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, è andata all’ americano Adam Driver (prossimamente in “Silence” di Martin Scorsese) per “Hungry Hearts” di Saverio Costanzo, regista di “Private”. Quella per la migliore attrice è andata ad Alba Rohrwacher, protagonista della medesima pellicola di Costanzo. Il Premio Marcello Mastroianni dedicato agli emergenti, è andato al giovanissimo (15 anni) attore francese Romain Paul per “Le dernier coup de marteau”. L’esordio di Kaan Mujedci, “Sivas”, su una Turchia provinciale vista attraverso gli occhi di un bambino con il suo cane combattente, è stato premiato con il Premio Speciale della Giuria. L’Iran di oggi, raccontato in “Ghesseha” di Rakshan Banietmad, è stato premiato per la migliore sceneggiatura.

Da segnalare il Premio Speciale della Giuria Orizzonti per “Belluscone, una storia siciliana” di Franco Maresco, che non fa che esaltare l’”amore” di una certa Sicilia (in maniera reale e romanzata) per il Cavaliere. Dimenticato (ingiustamente) “Il giovane favoloso” di Mario Martone con un grandissimo Elio Germano nei panni di un Giacomo Leopardi, dipinto un po’ come il Kurt Cobain della letteratura italiana. Ignorato anche l’appaludito “Birdman – o le imprevedibili virtù dell’ignoranza”, di Alejandro Gonzalez Inarritu ( 4 anni dopo il tragico “Biutiful”) con il redivivo Michael Keaton, nei panni di un attore di pellicole supereroistiche, pronto a reinventarsi (in maniera abbastanza grottesca) a Broadway.

La Giuria quest’anno era presieduta dal compositore Alexandre Desplat, e composta da Tim Roth, Joan Chen, Jhumpa LAhiri, Sandy Powell, Philip Groning, Jessica Hausner, Elia Suleiman e Carlo Verdone. I due vincitori del Leone d’Oro e d’Argento hanno ringraziato sia sul palco, che in conferenza stampa, due degli autori più importanti del nostro cinema: Vittorio De Sica e Roberto Rossellini. Segno che il nostro cinema passato può ancora influenzare in maniera positiva le generazioni di cineasti del presente e del futuro.

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