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Le tre D di Martin Scorsese celebrano in un apologo del Dio denaro, della lussuria e delle droghe quello che potrebbe regalare a Leonardo Di Caprio il primo vero oscar della sua carriera.


Donne, Droghe e Denaro in “The Wolf of Wall Street”Alla sua quinta collaborazione con il regista italoamericano, Di Caprio è Jordan Belfort, il più spregiudicato broker di Wall Street, che, arrivato nella Grande Mela del 1987, cerca di capire i segreti del mestiere. Sotto l’ala protettrice dello spregiudicato Mark Hanna (Matthew Mc Counaghey), comincia un percorso lavorativo e di vita, all’insegna della dissoluzione. L’unica legge è il denaro, e per guadagnarlo in fretta bisogna essere pronti a compiere ogni tipologia di azione scellerata, a discapito dei reali “bisogni” del cliente.

Dopo il Lunedì nero, Jordan ricomincia il suo mestiere senza mai averlo iniziato veramente; in un call center dove si vendono piccole azioni (quotate poco), ritorna in pista grazie al suo stile carismatico e aggressivo al tempo stesso, che gli permette di mettersi in proprio con il nuovo socio, Donnie Azoff (Jonah Hill). Insieme creano la Stratton Oakmont, reclutando come “broker” diversi poco di buono, e in men che non si dica la loro compagnia diventa una delle più quotate sul mercato e dalla rivista Forbes, soprattutto per i metodi truffaldini che adotta. Nel frattempo, Jordan, dopo esser stato mollato da sua moglie Teresa (per gli infiniti tradimenti con prostitute), si risposa con la bellissima Naomi La Paglia (Margot Robbie), che lo renderà padre due volte.

Ma più va avanti, più la sua vita diviene un postribolo fatto di droghe (cocaina e quaaludes) e di eccessi di ogni tipo (sessuali e non), e ciò attirerà un agente dell’FBI Patrick Denham (Kyle Chandler) che vuole incastrarlo a tutti i costi, nonostante Jordan abbia spostato con la complicità della zia di Naomi, e di un subdolo banchiere svizzero (Jean Dujardin), molti contanti all’estero. Il film di Scorsese è una vera e propria orgia: verbale, di droghe, di prostitute e di immagini (curate al dettaglio). Il mondo che dipinge è tra i più squallidi della nostra società: Wall Street. Mentre negli anni ’80 andava forte fra i giovani per i guadagni facili che poteva regalare, oggi è sinonimo di catastrofe economica e di corruzione senza limiti.

All’inizio Martin, preso da altri impegni, aveva rifiutato la regia della pellicola (candidando Ridley Scott come papabile sostituto), ma ha deciso di tornare in pista descrivendo l’ascesa e caduta di un personaggio controverso, proprio come lui sa fare. Dopo aver raccontato Jack LaMotta in “Toro scatenato”, Gesù Cristo in “L’ultima tentazione di Cristo”, il Dalai Lama in “Kundun”, Howard Hughes in “The Aviator”, e altri personaggi legati al mondo della malavita come “Quei bravi ragazzi” e “Casinò”, Scorsese celebra il mondo finanziario con tutto il suo potere e le sue tragicomiche debolezze, in compagnia del suo attore feticcio, Leonardo Di Caprio.

Questo girone dantesco popolato da droghe, lussuria e soldi a palate, celebra Di Caprio all’apice del suo mito, nel tratteggiare il più grande squalo della finanza statunitense, Jordan Belfort per l’appunto. Mentre Oliver Stone con il suo “Wall Street” descriveva una netta divisione fra buoni e cattivi, con un diabolico Michael Douglas nei panni di Gordon Gekko, Martin Scorsese accompagna il suo “lupo” di Wall Street ( candidato a 5 oscar) in tutte le sue fasi ascendenti e discendenti, con toni da commedia nera ed innata perfidia.

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