Rai Due fa scendere in campo un nuovo tipo di reality, la cui parola d’ordine è verità.
Molto spesso la tv che le reti, generaliste e non, ci propongono è basata sul concetto di trash, di reality. Tutte parole accomunante da un'unica traduzione: poca cultura, assenza di contenuti, ma tanto divertimento. Gli esempi, dati alla mano, sono molteplici. Il successo che riscuotono è, obiettivamente, senza paragoni, sebbene il risultato finale sia alquanto opinabile. Spiare dal buco della serratura la vita delle persone, non è certo qualcosa di cui andare fieri. Da un mese a questa parte però, su Rai Due è andata in onda una trasmissione che, per certi versi possiamo definire reality, anzi quasi sicuramente lo è, ma nell’accezione più buona del termine. Si tratta di Coppie In Attesa, un vero e proprio documentario reale che ha accompagnato le gravidanze di otto coppie, seguite nei minimi dettagli. Questo programma ha deciso, per rendere appunto più reale il racconto, di non operare quella che molti probabilmente avrebbero voluto e cioè una censura, catapultando così il telespettatore persino in sala parto, tra urla, dolore e complicanze.
E così per quattro settimane, questa è stata la sua durata, forse troppo breve, il pubblico si è affezionato a storie, persone e piccole creature che crescevano nei grembi delle loro madri. Quasi come per una sorta di strana empatia, qualcuno si sarà trovato a “percepire” il dolore fisico di una mamma in travaglio e qualcun altro avrà rivisto in queste donne il proprio percorso per mettere al mondo un figlio. Per certi versi possiamo definire Coppie in Attesa un programma strappalacrime, che fa commuovere, alcuni l’avranno etichettato come eccessivamente “zuccheroso”, ma sicuramente lontano anni luce da altre Tv verità dove, paradossalmente questa pseudo realtà viene preconfezionata, costruita. Coppie in Attesa ha trattato un tema, che forse, ma in modo molto più superficiale, ha provato a far scendere in campo, una Tv come Real Time, il cui nome è di per se abbastanza eloquente. La differenza però sta nel fatto che Coppie In Attesa ha saputo creare un legame stabile tra lo spettatore e queste otto coppie, raccontando le loro storie come se fossero capitoli di un libro. C’era la coppia multietnica, quella che impossibilitata ad avere figli riesce a farne nascere poi due a distanza di pochi anni l’uno dall’altro grazie alla fecondazione assistita, quella che ha messo al mondo il suo ottavo figlio.
E poi c’è la storia di quei genitori la cui differenza di età al rovescio, lei quarantenne e lui quasi trent’enne, avrebbe potuto far storcere il naso, ma che trattata nel modo giusto ha solo suscitato ammirazione per una mamma molto forte ed un papà solo esteriormente ed anagraficamente poco maturo. Questi sono solo alcuni esempi, perché Coppie in Attesa è stata davvero in grado di trattare quasi tutte le tematiche che circondano il mondo delle gravidanze, stando attenti a non tralasciare anche gli aspetti meno piacevoli che una dolce attesa può portare con se. Tutto ciò fa capire, ancora una volta, come tutti i tipi di televisione, se ben fatti, possono riscuotere successo, anche programmi che solo apparentemente spiano dal buco della serratura il percorso di vita delle persone. Coppie in Attesa è terminato Giovedì. La speranza è che la televisione in generale possa dare più spazio a questo tipo di reality, abbandonando un po’ la vecchia scia sulla quale si era adagiato. Chissà se un giorno sarà possibile. La Tv, anche in altri casi, ha dimostrato di essere parzialmente pronta a farlo, la domanda da porsi però è una sola, il popolo sovrano, detentore dello scettro dal nome telecomando, avrà voglia di aprire le porte di casa sua a questo tipo di prodotti?
