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Manca davvero poco a quella che da sessantacinque anni a questa parte è la settimana del carnevale della televisione italiana. Qualche polemica, come di consueto, tante opinioni e molta curiosità.


Sanremo 2015: il successo assicurato di un Festival “popolare”Ecco quello che aleggia attorno al festival della canzone italiana. Ebbene dopo aver valutato attentamente le varie dichiarazioni del conduttore Carlo Conti e del suo team, aver letto i testi delle canzoni, scorso rapidamente la lista degli ospiti, la conclusione alla quale si può giungere è una: questo Sanremo 2015 sarà un enorme successo. Poi è ovvio, c’è successo e successo. C’è quello dettato dalla sperimentazione, dal tentativo e poi c’è quello che è una logica e ragionevole conseguenza di scelte fatte, una sorta di “non può andare diversamente”.

E probabilmente sarà questa la conclusione alla quale si arriverà sabato quanto si spegneranno le luci dell’Ariston e si tireranno le fila di questo Sanremo. Sì perché Carlo Conti ha fatto una scelta furba, intelligente ed assolutamente legittima, quella di prendere un calderone e buttarci dentro tutto quello che era possibile racimolare. Il risultato? Un cast estremamente eterogene, dove anche solo uno dei cantanti scelti è in grado, da solo, di attirare su Rai Uno una grandissima fetta di telespettatori, ospiti succulenti, sula cresta dell’onda e quel quanto basta di curiosità in grado di far rimanere incollati ai televisori anche i denigratori più incalliti della kermesse. Sembrerebbe proprio che Conti abbia scelto di cadere in piedi quest’anno, non c’è un tema o un argomento specifico da portare a Sanremo, un filone narrativo, ma solo la voglia, legittima, di attirare a se più pubblico possibile e forse di dimostrare di saper fare di più e meglio, senza però esporsi troppo, giocando su quelli che possono essere i gusti della Tv “popolare”. Per questo si può dire che sì, quest’anno Sanremo sarà un grande successo.

Non c’è rischio quando si propone ad una platea più o meno vasta, di tutto e di più. È il festival dell’eterogeneità questo, dove non importa se a qualcuno possa non piacere qualcosa perché basta aspettare e sicuramente qualcos’altro che riscontri i proprio gusti lo potrà trovare. Ma infondo Sanremo è stato sempre estremamente duttile. Sanremo è l’eterna polemica, quella che incalza prima durante e dopo. Una polemica alimentata da persone che non sono mai davvero in grado di prendere una posizione. Prendiamo ad esempio il concetto di valletta a Sanremo, piano piano si è tentato di sdoganarne la visione, basti pensare al 2010 quando al timone abbiamo avuto una più che eccellente Antonella Clerici, ma anche senza andare in là nel tempo ci possiamo fermare a ciò che è accaduto in questi ultimi due anni in cui sul palco dell’Ariston è salita, accanto ad un uomo, una donna con delle idee, qualcosa da raccontare e con un bagaglio di esperienza e di professionalità da portare con se. Se guardiamo indietro nel tempo, la maggior parte delle volte abbiamo avuto delle vallette che poco hanno dato al festival, a volte per colpa loro, a volte per colpa di conduttori che poco le hanno valorizzate e quello che ne è sempre uscito è stato il concetto della donna oggetto, la donna “oca”, messa sul palco solo perché bella. Tutto si divideva in due colori: biondo e moro.

Quest’anno sembra di essere tornati proprio lì, è come se la parola d’ordine fosse “cambiamento, nel segno dei gamberi”, cioè facendo un balzo nel passato, facendo ritornare in auge il cliché delle vallette divise per colore di capelli e che per quanto siano state scelte in un modo estremamente sui generis, e nessuno si aspettasse un loro approdo sul palco con queste vesti, sono già agli occhi di tutti “La bionda e la mora del Festival”, con l’incursione della “terza” dai colori meno definiti. E intanto quelli che gli anni scorsi hanno applaudito al cadere in desuetudine di queste figure, oggi sono quelli che le applaudono e le osannano, dicendo “Finalmente sono tonate le vallette a Sanremo”. Morale?

Sì questo sarà un Sanremo di grande successo, un Sanremo “popolare”, senza, però, andare troppo a cercarne la vera definizione, anche se ci siamo potuti rendere conto, con il passare del tempo, che questa parola ha mille facce, proprio come il cubo di Rubik e ognuno scegli la sua. E allora in bocca al lupo a Carlo Conti, nella speranza che, qual ora si riconfermasse anche per il 2016, possa aggiungere quel pizzico di audacia, voglia di rischiare e di personalità che possono, sì, far aumentare il rischio di cadere e farsi male, ma che in quel caso, fanno anche rialzare più forti di prima.

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