il Titolo Giornale di Arte, Cultura e Spettacolo Reg. al Tribunale di La Spezia n.° 3 del 07/06/10 ROC 20453 P.I. 01219600119

Intestazione archivio

Dal 2016, sul canale il TitoloTV, attivo il servizio di diretta streaming e podcast grazie al format televisivo L.E.O.© (Live Event Online ).

Bellezza, contenuti, filo logico, commozione e originalità, il bilancio di un Festival apparentemente senza sbavature.


Sanremo 2015 alla resa dei ContiLe luci del Teatro Ariston si spengono e cala il sipario anche sulla sessantacinquesima edizione del Festival della Canzone italiana. Tante sarebbero le cose da dire, ma probabilmente molti non avranno il coraggio di farlo. Tutti ora osannano e applaudono colui che ha traghettato il “Carrozzone” del Festival fino alla proclamazione dei vincitori. Nulla di male in questo, mettiamolo in chiaro, Conti ha dalla sua il fatto di aver realizzato ascolti molto alti, entrati di diritto nella storia degli ultimi dieci anni. Proviamo però ad andare contro corrente e per una volta dire qualcosa, che sì, sicuramente non tutti condivideranno, ma che è la voce di quella parte di popolo che nella parola “popolare” vede tutt’altro e ne rivendica la sua accezione. Partiamo da delle parole, le parole che rappresentano ciò che è mancato in questo Festival.

Bellezza: una termine difficile da definire, in molti hanno tentato l’ardua impresa in tempi non sospetti. Quella bellezza che fa brillare gli occhi, che ti fa dire “Si, questo Festival è Bello e rimarrà nella storia non solo per dei punti percentuali in più”.

Contenuti: la vera grande pecca di questa edizione, in molti hanno sostenuto e continuano a sostenere che il festival non deve averne, deve essere qualcosa di pop e generalista, senza pretese. Tutte cose vere e sacrosante, peccato però che poi, quando sale sul palco un fuori classe come Giorgio Panariello, i cui monologhi, si sa, sono da sempre pregni di significato (ad eccezione di qualche battuta fuori luogo, ma concediamola), il pubblico applaude e applaude contento di aver sentito e ascoltato quegli stessi contenuti che fino a cinque minuti prima, si sosteneva che il festival non dovesse portare con se.

Filo logico: altro elemento mancante, Conti ha giocato d’astuzia è vero, ha realizzato una grande macedonia, ma facendo un grosso errore e cioè quello di mischiare dolce e salato in una combinazione che molto spesso è risultata stonata e forzata, in funzione solo degli ascolti.

Commozione: è vero, questa è soggettiva, ma a volte anche la soggettività diventa oggettiva. Questo festival non ha emozionato, non ha lasciato nulla nei nostri cuori per cui valga la pena dire “Caspita, questo festival mi mancherà”.

Originalità: ad un Festival si chiede sempre qualcosa di diverso dai normali programmi o show che siamo abituati a vedere in prima serata su Rai Uno, ma questa volta non è stato così. La diversità, la particolarità si sono trasformate in una copiatura, per certi versi riuscita, di Tale e Quale Show e per certi versi di cattivo gusto di altri programmi che non hanno nulla a che fare con Carlo Conti e con il suo modo di fare Tv.  

E allora perché tutto questo successo? È semplice, tutti partono dal presupposto che ascolti “boom” come li ha definiti il direttore di Rai Uno Giancarlo Leone, corrispondano necessariamente a tv di qualità e a consenso del pubblico, ma non è sempre così e non lo è soprattutto in questo caso. Assenza di contro programmazione, curiosità per la nuova conduzione, cast eterogeneo, critiche piovute da web, assenza di astio e odio Pre-Sanremo sono tutte variabili che non sono state prese in considerazione perchè faceva comodo così. Perché andare ad analizzare quando le cose, almeno in superfice, vanno bene? Meglio distruggere, squartare, creare malumore e puntare il dito solo quando gli ascolti non premiamo o quando ci si trova di fronte a simpatie ed antipatia dettate da tutto, fuorchè l’oggettiva bravura o meno di saper tenere un palcoscenico. Perché sparare sulla croce rossa è bello, mentre sul carro del vincitore stona. Alla fine però è stato un Festival che non ci ha lasciato nulla, se non noia e tristezza per molti momenti trash come la famiglia con 16 figli ed anche la consapevolezza che vale ancora il detto “facciamo di tutto per gli ascolti”.

E allora ecco che vediamo andare in scena la presa in giro nei confronti del telespettatore, facendogli credere che si stia trovando difronte ad un collegamento in diretta con Samantha Cristoforetti, quando questo era invece registrato. Nulla di male in una registrazione, sia ben chiaro, non è su questo che puntiamo il dito, ma sul comportamento poco rispettoso nei confronti di chi sta guardando la tv e non solo. Stesso comportamento poco rispettoso, che Conti ha tenuto nell’intervista con Conchita Wurst, quando senza un preciso accordo, il presentatore ha deciso di chiamarla Tom, salvo poi sostenere che Conchita fosse a conoscenza di questa idea e ne fosse concorde. La tolleranza e il rispetto non passano solo attraverso la decisione di ospitare sul palco persone “diverse” dal normale, sperando di imbonirsi il pubblico, ci vogliono i fatti. Mondo a parte le vallette che ancora una volta hanno portato sul palco il loro non fare nulla.

Attenzione però, “non fare” non significa “non saper fare”, ma non avere avuto la possibilità di dimostrare le loro doti. Rocio, sprecata, chiamata all’Ariston solo perché bella. Arisa, le cui doti di intrattenitrice si sono intraviste, si è vista tarpare le ali da un Conti poco incline a saper dividere il palco con qualcun altro che non sia se stesso. Ed infine Emma, brava cantante per carità, ma per l’appunto una cantante, non una presentatrice e poco importa se essa stessa ha messo le mani avanti, perchè quando si sale su quel palco, bisogna dimostrare di avere carattere e di saper fare, se non tutto, almeno l’80%. Tante cose andrebbero ancora dette: che questa Tv è lo specchio dell’Italia che siamo e di ciò che meritiamo, per esempio, oppure che abbiamo dimostrato ancora una volta che ci sappiamo accontentare del nulla, ma sarebbero tutti pensieri che cadrebbero nel dimenticatoio insieme a questo Festival del quale si ricorderanno solo i numeri, senza avere né l’intenzione, né la voglia di andare a vedere che cosa ci sia dietro. E allora sì, si spengono le luci su di un Festival di successo. Il successo che può avere una recita di fine anno scolastico, del resto, abbiamo anche assistito alla letterina delle brave “scolare” che elogiano il “maestro”. Potevamo chiedere di più? No, quest’anno no.

e-max.it: your social media marketing partner


il Titolo è un Periodico web di Arte, Cultura e Spettacolo.
Iscritto nel Registro della Stampa presso il Tribunale di La Spezia al n. 3 del 07/06/10
Editore e Direttore Responsabile: Donato Francesco Bianco
Ogni contenuto è soggetto a copyright. La riproduzione è riservata e concessa previa autorizzazione.


Design by vonfio.de

I cookie ci aiutano a fornire piena efficienza ai nostri servizi, continuando a navigare sul sito, ne accetti l'utilizzo. Per Informazioni.