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Ricordando il regista padovano da poco scomparso, autore di pellicole di nicchia, ma indimenticabili.


Carlo Mazzacurati ed il cinema italianoFu fra i primi a frequentare il leggendario Dams di Bologna negli anni ’70, e il suo esordio alla regia avvenne con “Vagabondi”, vincitore del premio distribuzione Gaumont al Festival milanese Filmaker, anche se la pellicola non uscirà mai nelle sale, per la smobilitazione della distributore stesso. Il suo debutto vero e proprio avverrà all’inizio degli anni ’80 con Nanni Moretti, e insieme a Franco Bernini scriverà la sceneggiatura di “Notte italiana” (1987).

La Sacher di Moretti e Barbagallo, ha contribuito alla produzione di questa storia, (con Marco Messeri protagonista, insieme a Mario Ardof e Roberto Citran) che mescola malaffare e corruzione con lo sfondo del Delta del Po. Il film ha fruttato a Messeri il Globo d’Oro come miglior protagonista e a Mazzacurati il Nastro d’Argento come miglior esordiente. Per tutto il resto della sua carriera, lavorerà come regista e come sceneggiatore (e qualche volta anche come attore).

Le sue pellicole raccontano in maniera fortemente autoriale, e anche con un alone di mito, l’area nordest dell’Italia (quella che pochi hanno raccontato veramente). Variegata e originale la sua filmografia: “Il prete bello”, “Un’altra vita”, “L’unico paese al mondo”, “Il toro” vincitore del Leone d’Argento al Festival di Venezia nel 1994, “Vesna va veloce” premiato per la miglior attrice protagonista, “L’estate di Davide”, “La lingua del santo”, “L’amore ritrovato”, “La giusta distanza”, “La passione” fino al recente documentario “Medici con l’Africa”, realizzato con la Ong Medici con l’Africa Cuamm, e presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Il suo ultimo film, “La sedia della felicità”, con Valerio Mastrandrea e Isabella Ragonese,  uscirà postumo in primavera nelle sale italiane. Come sceneggiatore, ha collaborato con Umberto Contarello (attuale sceneggiatore per Sorrentino con “La grande bellezza”), Daniele Luchetti con “Domani accadrà”, e Gabriele Salvatores (la sua sceneggiatura “Marrakech Express” aveva vinto il premio Solinas). Da attore, Mazzacurati è rimasto nell’immaginario per una memorabile e divertentissima scena di “Caro Diario” di Moretti : il suo pianto ininterrotto mentre deve “subire” la recensione (da parte dello stesso Nanni) di “Henry pioggia di sangue”.

Nel 2010 è diventato il primo presidente della Fondazione Cineteca Italiana di Bologna,  e nel novembre 2013 ha ricevuto il Gran Premio alla Carriera al Torino Film Festival (quasi un ultimo commovente omaggio al suo meraviglioso percorso artistico). Il suo cinema è stato caratterizzato da personaggi marginali che rendono speciali le provincie del triveneto, quasi con uno strano realismo.

E in “Vesna va veloce” uno dei suoi cult movies, il sentimento tra la cecoslovacca Vesna (Teresa Zaijickova, premiata a Venezia) e Antonio (Antonio Albanese, nominato ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello) è reso ancora più autentico dalle note di Jan Garbarek, che danno alla storia un tocco quasi surreale, soprattutto nelle parole di Vesna, drammatiche e alacremente sincere: “Le persone che ti vogliono bene, vogliono tenerti vicino a loro e finiscono per farti soffrire. Io penso invece che la malattia e la morte debbano far soffrire, e la miseria”.

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