il Titolo Giornale di Arte, Cultura e Spettacolo Reg. al Tribunale di La Spezia n.° 3 del 07/06/10 ROC 20453 P.I. 01219600119

Intestazione archivio

Dal 2016, sul canale il TitoloTV, attivo il servizio di diretta streaming e podcast grazie al format televisivo L.E.O.© (Live Event Online ).

Le due esposizioni allestite presso il centro espositivo veneziano di François Pinault, L'Ilusione della luce e Irving Penn, Resonance, riflettono sui diversi ambiti di intersezione e creazione della luce con l'arte, per giungere alla prima grande esposizione in Italia su Irving Penn, creatore di una particolare luce fotografica.


Palazzo Grassi e il potere della luceUna semplice teoria governa le esposizioni di Palazzo Grassi a Venezia: il percorso espositivo è creato e formato dal pubblico sulla base di quanto percepito dalle singole opere. Il curatore “semplicemente” fornisce una teoria, un concetto con cui analizzare l'arte contemporanea sulla base della selezione da lui operata all'interno della super collezione di François Pinault. Nel caso delle due esposizioni in allestimento fino al 31 dicembre presso il palazzo veneziano dal titolo “L'illusione della luce” e “Irving Penn, Resonance”, curate rispettivamente da Caroline Bourgeois e da Pierre Apraxine e Matthieu Humery, il tema che le accomuna è una riflessione sulla relazione tra la luce e l'arte contemporanea.

La luce è un'illusione non tangibile e indispensabile che può essere abbagliante, rivelatrice, illuminante, oppure semplice chiarore, una rifrazione che attraversa e crea le forme d'arte. La Bourgeois in “L'illusione della luce” propone 20 opere di artisti attivi dagli anni '60 ad oggi, per illustrare il significato di accendere, brillare, svelare, arricchire, informare, risplendere e irradiare nell'arte. Il compito dello spettatore, dunque, è di lasciarsi affascinare, di restare sorpreso e di aumentare la sua curiosità. L'opera che meglio concretizza questa teoria è “D-N SF 12 PG VI” di Daug Wheeler del 2012. Il pubblico si immerge in un campo luminoso in apparenza vastissimo che toglie la vista, ma in realtà la stimola alla ricerca dei confini di quel forte bagliore di cui si compone l'opera. La luce per Wheller è materia, è tangibile, è stimolatrice, vera, riveltrice e interattiva.

Della stessa idea, più metaforica, è il videoartista belga David Claerbout. “Oil workers (from the Shell company of Nigeria) returning home from work, caught in torrential rain” (2013) mostra in un'istantanea alcuni lavoratori fermi in attesa che la pioggia finisca. In realtà queste persone sono bloccate dall'acqua come dimostrato dal video girato in 3D che nasce dalla fotografia. Claerbout, infatti, contrappone alla staticità dei soggetti dello scatto il movimento dell’acqua nel video, per rivelare un secondo significato più profondo dell'opera ossia come il continente africano sia bloccato da due grandi fattori di ricchezza che in realtà sono due mali: l'acqua e il petrolio.Palazzo Grassi e il potere della luce

La luce, quindi, in “Oil workers (from the Shell company of Nigeria)” rivela il suo potere di scoperta di un nuovo modo di interpretare quanto conosciuto e di conferirne, quindi, un altro significato. L'esposizione veneziana, inoltre, dimostra come la luce sia anche creazione di spazi e di visioni. Il cerchio di luce di Julio Le Parc in Continuel Lumière Cylindre proietta dei raggi luminosi le cui posizioni si succedono secondo un ordine casuale, in sequenze sempre differenti. La luce in particolare, è l'elemento base della fotografia. Ne è quasi l'essenza e ogni fotografo la utilizza, la modella, la sfrutta per identificare il suo stile. I due curatori francesi di “Irving Penn, Resonance” propongono le fotografie del maestro americano scomparso nel 2009, attingendo anche dalla collezione di Kuniko Nomura, per fornire un'interpretazione della fotografia di Penn.

Sono proposte, quindi, 82 stampe di platino, 29 stampe ai sali d'argento, 5 stampe dye.transfer a colori e 17 internegativi suddivisi tra i ritratti dei grandi protagonisti del mondo della storia, dell'arte e dello spettacolo, agli scatti etnografici degli abitanti della Repubblica di Dahomey, agli still life di nature morte con mozziconi di sigarette, fino ad arrivare agli ambulanti, agli spazzacamini, agli straccivendoli franccesi, inglesi, americani degli anni Cinquanta, definiti “piccoli maestri”.

Nel percorso espositivo stimolante e vibrante lo spettatore comprende come i soggetti delle fotografie si confrontino tra loro in merito a un unico interrogativo nella fotografia di Penn che riguarda la definizione dell'uomo, del proprio essere sia attraverso ciò che appare che le tracce da lui lasciate. Questo è rivelato da quella luce particolare in grado di mettere in risalto il carattere più intimo ed effimero delle persone e dei personaggi posti “nell'angolo” dal fotografo. I lavori del fotografo americano, dunque, sono delle sintesi antropologiche, percepite da chi osserva grazie a un percorso espositivo che affascina e lascia che il potere della luce e della fotografia si spieghi da sola.

Nelle foto da in alto a sinistra: Julio Le Parc e Doug Weelher “D-N SF 12 PG VI”

e-max.it: your social media marketing partner


il Titolo è un Periodico web di Arte, Cultura e Spettacolo.
Iscritto nel Registro della Stampa presso il Tribunale di La Spezia al n. 3 del 07/06/10
Editore e Direttore Responsabile: Donato Francesco Bianco
Ogni contenuto è soggetto a copyright. La riproduzione è riservata e concessa previa autorizzazione.


Design by vonfio.de

I cookie ci aiutano a fornire piena efficienza ai nostri servizi, continuando a navigare sul sito, ne accetti l'utilizzo. Per Informazioni.