Articolo 31, la rivincita degli outsider
“Protomaranza” è per J Ax e Dj Jad un modo per raccontare se stessi e la società di oggi. L’album è uno schiaffo ironico, irriverente e consapevole diretto a chi si aspettava una semplice “operazione nostalgia”.
La reunion degli Articolo 31, viste le premesse, come la loro partecipazione a Sanremo 2023 e le incursioni in due hit radiofoniche (il tormentone “Disco Paradise” con Annalisa e il reggaeton “Una cosa bene” insieme ai Coma Cose), sembrava un passare alla cassa, un pretesto per auto celebrarsi e dare la possibilità alle giovani generazioni di vederli dal vivo, nulla più.
Però sulla strada tracciata verso un nuovo album c’era una briciola che, come avrebbe fatto Pollicino, era lì, per chi voleva notarla, ed era quella “Classico” che se la prendeva con gli adulti che puntano il dito sui giovani lavandosi la coscienza delle proprie responsabilità.
E’ da qui che idealmente parte l’album “Protomaranza”, con un titolo nato per fare arrabbiare quelli della vecchia scuola rap che si prendono troppo sul serio e che spesso hanno accusato gli Articolo 31 di non essere abbastanza impegnati.
Nell’iniziale “Intro (Spettivi)” si parla di quando la società , guardando all’anagrafe, vuole imporre agli artisti un comportamento più consono e adulto, oltre alla moda di raccontare la depressione, forse per qualche artista più una mossa strategica che un bisogno autentico.
Gli Articolo 31 non si sono mai vergognati di essere tamarri, smaccatamente pop e nello stesso tempo hanno sempre avuto l’esigenza di raccontare la realtà che li circonda in maniera naif e spontanea. In “Protomaranza” si parte dagli anni ’90 di “Così com’è” gettando una rete negli decenni successivi, pescando artisti di oggi che hanno un’attitudine loro simile.
In “Scusi maestra” c’è un vero incontro generazionale: Tedua campiona “A pugni col mondo” degli Articolo 31, brano del 2003 a lui molto caro, mentre J-Ax riprende alcune parole di “Sangue Misto”, che Tedua aveva scritto nel 2018, ed è proprio vero che “Non finisce mai (La scuola)” con i Pinguini Tattici Nucleari inconfondibili mattatori.
E’ un piacere sentire un Neffa vecchio stile in “Contrabbando”, così come “Non ho voglia (Disco Party)” con Nina Zilli ritorna la leggerezza di “Tranqi Funky”, è godibile la doppia alleanza con il mondo Club Dogo: “Come godo” insieme Jake La Furia celebra l’orgoglio di chi da MIlano ha inventato il rap italiano mentre “Nel drink” con Guè riflette sulle illusioni del successo.
Imperfetti, imprecisi ma efficaci, proprio come La Sad, altri loro figli artistici (astenersi puristi e maestri di canto ne “La fiera del Cringe”), e Bugo, che si auto coverizza nella divertente “Io mi rompo”, gli Articolo 31 rimangono degli outsider auto didatti anche dopo più di trent’anni di carriera.
“Chi se ne frega di noi” racconta la necessità per le nuove generazioni, di “uccidere” i propri miti in senso freudiano mentre, in attesa del Moige e del Codacons, “Vaffanc*lo papà” è una canzone per i genitori mascherata da pezzo per bambini che lancia un messaggio inequivocabile, così come “Contadino” è un vero brano sociale storico, per niente qualunquista.
“Libertario surf” (introdotta da un discorso di Eddy Schlein, fan del gruppo) è un manifesto politico lontano dalle bandiere di partito, mentre “Elite” parla dei veri poteri occulti che condizionano l’economia.
Non c’è nulla che sia veramente fuori fuoco in “Protoromanza”, nemmeno “Peyote”, insieme a Fabri Fibra e Rocco Hunt, che suona come un tormentone ma racconta un percorso di crescita e liberazione dalle dipendenze. Gli Articolo 31 hanno tirato fuori tutto il loro mestiere e l’ispirazione che, evidentemente, passati i 50 anni, continuano ad avere, permettendosi ironia, schiettezza e un po’ di sano e necessario politicamente scorretto. Non è mica poco.
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