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Inaugurata presso il Museo MAGI'900, Spazio Open Box a Pieve di Cento (BO), la mostra personale dell’artista napoletano Vincenzo de Simone.


Le mie ferite vengono da lontanoL’esposizione, realizzata in collaborazione con area24 space (Napoli), dispari&dispari project (Reggio Emilia) e Museo Civico (Roccarainola, Napoli), e curata da Valeria Tassinari, s’intitola "Le mie ferite vengono da lontano", e comprende installazioni, video e performance. Da quanto apprendiamo dai curatori, il progetto di Vincenzo de Simone "Le mie ferite vengono da lontano" nasce dalla collaborazione dell'artista con Antonio Ascione (epatologo) e Umberto Cillo (chirurgo). Come si evince dal titolo, in questo percorso espressivo il discorso figurativo si identifica con l’atto del “ferire” ciò che è materiale (corpo) e spirituale (anima), illuminando la forma simbolica dell’evento.

Da tempo, infatti, l'artista si occupa del rapporto tra malattia e cura, legando la propria esperienza esistenziale ad una visione più ampia e condivisa della condizione umana. L’obiettivo è quello di mettere in mostra il risultato della cura dell’arte e dell’anima, evidenziando una seconda vita reale che si riflette nel connubio tra arte e medicina, assurgendo ai valori più alti attraverso l'estetica. Arte, quindi, come terapia dello spirito. Nello specifico, L’evento prevede due installazioni realizzate appositamente per l'ambiente espositivo, una performance dell’artista e tre proiezioni video tra le quali le riprese di due performances di Vincenzo de Simone e Antonio Ascione: “Nato” (video di Giovanni Ruggiero) e “Maschera e sutura” (video di Andrea Sassi), e la documentazione video di un intervento chirurgico di Umberto Cillo.

Ed ora conosciamo meglio il percorso del poliedrico artista partenopeo: Vincenzo de Simone (Roccarainola, Napoli, 1939), è pittore, sculture e performance artist. Padre della “pittura a-pittura”, epifania di figurazioni sulla tela vergine ottenute senza la presenza di alcun pigmento di colore, l'artista incentra la sua ricerca sul fare arte tramite l’interazione tra luce e materia. Fondatore di “Teatro contadino”, presentato alla Biennale di Venezia 1976, l'artista procede per cicli, senza costringersi in scelte immutabili di tecniche e stile. Tutto il suo lavoro, infatti, mira alla promozione di occasioni sempre diverse al fine di illustrare un unico pensiero nella stretta relazione tra arte e vita. Concludiamo col dire che l’esposizione sarà visitabile fino a domenica 1 marzo.

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