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La mostra antologica di Drago Cerchiari a Bologna.


Il bleu delle sedie, il bleu dei boschiIl prossimo sabato 23 aprile alle ore 18 presso la Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte, sarà inaugurata la mostra personale di Drago Cerchiari, dal titolo: “Il bleu delle sedie, il bleu dei boschi”. L’evento, curato Deborah Petroni e presentato da Giorgio Grasso, sarà visibile fino al 5 maggio e avrà, appunto, come protagonista l’artista milanese di cui gli stessi organizzatori ci presentano il suo percorso:“Drago Cerchiari  studia disegno, pianoforte. Molti i pittori, scultori, critici d’arte nella famiglia, tra cui Fausto Zonaro, che divenne pittore ufficiale alla corte dell’ultimo Sultano Ottomano a Istanbul e lo zio, Aldo Cerchiari, che lo iniziò alla pittura. Nel 1979 dipinge “Meduse” e “I pioppi”, quadri rappresentativi di temi che verranno rielaborati e sviluppati negli anni successivi. Nel 1980 si trasferisce a Philadelphia, USA.

Fertilissima la produzione, nell’enorme atelier: un edificio dismesso, di fronte alla Town House di 800 Pine Street, usato anche per esibire, studiare, confrontarsi con gli artisti emergenti dell’America di quei tempi. Sono gli anni di “Rising Eagle” e “Cavalluccio Marino con Susanna”. Espone alla Galleria Friedman di Philadelphia, alla Galleria Wachat di Boston, alla Galleria Barlow di New York. Inizia un periodo di viaggi che contribuiscono alla sua maturazione culturale: Brasile, Colombia, Argentina, Venezuela. Conosce l’Asia: Malesia, Indonesia, South Korea, Filippine. In Giappone si avvicina ai grandi contemporanei, tra cui Kaij Higashiyama, pittore che ebbe occasione di studiare a lungo. A Mexico City dal 1983, dipinge “Armando Scheleske”, “Dos Mujeres” e “Cat on the snow”. Espone nell’Atelier di Sierra Cotopaxi a Lomas De Chapultepec, alla Galleria Bowman e alla Galleria Ordoñez, e a Buenos Aires alla Galleria Santini. Conosce Nierman, Orozco, la scultrice Carol Muller.

In un breve soggiorno a Pittsburgh nel 1984 dipinge “Per Erga”, “No fences”, il bellissimo “Pioggia sul vetro” in seguito esposto alla Squibb Gallery di New York. Nel 1985 si trasferisce a Princeton, USA. Un nuovo atelier nel bosco. Questo è il periodo degli alberi, “Fences and trees” e “Rain on the glass”. Susanna, il piccolo Ario Darcy, la nascita di Alec Egon, un lavoro creativo che lo porta a viaggiare intensamente in Australia, Asia, Africa: tutto contribuisce a rendere il periodo di Princeton il più fertile in assoluto, quello durante il quale sono stati concepiti I quadri più importanti, che hanno segnato l’inizio di periodi successivi: “Tre bottiglie e due bicchieri”, “Glicini”, “Quality of Life”, successivamente acquistato dalla Squibb Foundation di New York. Nel 1987 rientra in Italia. È il periodo delle nature morte: “Bottiglie in Grigio” (1990), “Seconda neve, alberi, primo sole”.

L’atelier è un vecchio laboratorio. Dopo un periodo a New York, si trasferisce nel 1994 a Losanna, in Svizzera. L’atelier, uno chalet in un bosco sul lago di Ginevra, diventa uno spazio magico dove creare I grandi quadri della maturità. Sono di questo periodo “Il mio Giappone” (1996), “Liberi seminudi e soli” (1999), “Canada on fire” (2002) e “Fiordi” (2003). Espone a Milano, Imperia, Losanna, Ginevra, New York. Infine la Sardegna. Un atelier sul mare. La scoperta di tecniche miste influenza la produzione dei quadri più recenti; “La Grande Sicilia” (2009) e “Le sedie di Mario” (2010) sono tra i più significativi. Nel 2011 Giorgio Mondadori ha pubblicato un ampio catalogo critico dal titolo 'Le cinque vite del Drago'.”  Concludiamo col segnalare l’orario della personale: dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 con orario continuato.

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