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Cerchiamo di capire la validità concettuale e i possibili sviluppi artistici della Biennale d'arte 2013, partendo da quanto è stato proposto.


55° Biennale d'Arte di Venezia: una riflessioneGiunti a questo punto si può avanzare una riflessione. Dopo tre mesi dall'inaugurazione della 55° Esposizione Internazionale d'arte detta anche la Biennale d'arte 2013 è il momento più adeguato per comprendere con maggiore efficacia e precisione lo scopo e le finalità della mostra. Il tema scelto da Massimiliano Gioni “Il Palazzo Enciclopedico” si pone sulla scia delle Biennali precedenti quali Fare Mondi // Making Words (2009), e ILLUMInazioni (2011) in cui la riflessione si è concentrata sul presente dell'arte.

Il loro obiettivo è stato indagare quali fossero i meccanismi, i pensieri, le modalità attraverso cui l'uomo crea l'opera. Il tema elaborato da Gioni sul sapere enciclopedico ha preso avvio dalla volontà di comprendere in che modo l'arte possa rendere manifesto il pensiero e il sapere dell'uomo e quali spunti possa fornirgli per comprendere meglio il suo futuro.

In quest'ottica risulta interessante leggere le motivazioni che hanno condotto la giuria ad assegnare i premi. Il Leone d'oro per il miglior artista della mostra “Il Palazzo Enciclopedico” è stato assegnato a Tino Sehgal. L'opera è costituita da un trittico di persone in cui una produce dei suoni con la bocca, mentre le altre due danzano su questo ritmo. É una performance in cui si possono individuare diversi piani di analisi: il ritmo umano che unisce persone di diverse culture e razze; la volontà di riportare l'espressione umana naturale e improvvisata al centro dell'opera ossia la vocalità intesa come la più antica forma di documentazione del sapere dall'uomo per l'uomo.55° Biennale d'Arte di Venezia: una riflessione

Soprattutto, però, l'opera di Seghal rappresenta la nuova frontiera dell'arte scevra da un'economia folle e in grado di comunicare con l'uomo in maniera semplice e immediata in quanto pone l'uomo stesso al suo centro. In stretta connessione si può valutare l'opera “On resistance” di Ali Kazma esposta nel Padiglione Turchia.

É una videoinstallazione multicanale che propone il tema del corpo e delle attività perfomartive connesse, intese come una sua diretta espressione. L'artista indaga la materialità del corpo, la sua stessa produzione di energia, svincolata dalla mente, i suoi limiti e il controllo e disciplina esercitati dall'uomo.

L'artista ha esaminato codici sociali, culturali, fisici e genetici del corpo, attraverso l'indagine nei luoghi in cui questo diventa un simbolo, come palestre, centri estetici e di medicina, laboratori di tatuaggi. Il suo obiettivo è dimostrare come l'uomo non abbia più il controllo sul suo stesso corpo, ma sia soggetto a contaminazioni sociali e concettuali imposte. Kazma dimostra come l'arte risvegli il presente, per prospettare un'ipotesi di futuro. La stessa base concettuale ha permesso a Camille Henrot di realizzare il video “Grosse Fatigue” insignito del Leone d’argento per un promettente giovane artista della mostra “Il Palazzo Enciclopedico”.

55° Biennale d'Arte di Venezia: una riflessioneNel video l'artista francese attraverso la costante apertura delle finestre di un computer propone i vari tentativi del passato e del presente di sintetizzare l'intera conoscenza umana. Ciò che accomuna queste volontà è la soggettività, l'uomo e la sua volontà di scoprire, così da fornire lo spunto su cosa possa essere indagato successivamente. Come Mark Leckey che ipotizza un futuro in cui la relazione tra l'uomo e l'oggetto cadrà.

Nell'idea dell'artista si arriverà al momento in cui l'essere umano comincerà a non distinguere più tra animato e inanimato a causa dell'uso senza freni della tecnologia che permetterà di percepire tutto allo stesso modo. Per dimostrare ciò l'artista inglese confezione un video che ripropone le immagini della mostra da lui curata “The Universal Addressabilty of Dumb Things”. Qui erano allestite calchi e scansioni di opere di altri artisti assortite insieme a oggetti antichi e contemporanei. In questo modo Leckey illustra come la tecnologia, ossia il video, possa ancora conferire quello stato magico di attrazione tra le cose e allo stesso modo affascinare l'uomo.

Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano la validità della Biennale di Gioni. In linea generale, si può affermare che tale efficacia, visibile sia nelle mostre all'Arsenale, che al Palazzo delle Esposizioni, che in quelle dei padiglioni nazionali, sia frutto della giusta comunicabilità delle opere e degli allestimenti. Dopo anni di deriva ermetica dell'arte contemporanea proposta a Venezia, come per magia le creazioni artistiche presentate a questa Biennale d'arte appaiono immediatamente comprensibili.55° Biennale d'Arte di Venezia: una riflessione

Gioni, però, non è un mago, ma è stato solo capace di scegliere un tema che potesse provare la volontà dell'arte di essere rappresentativa del pensiero umano. Non è un caso, quindi, che la performance sia ritornata a popolare le sedi della Biennale in quanto, si può affermare, essere la forma d'arte maggiormente rappresentativa dell'espressione umana, perché unisce mente e corpo. Detto ciò, si può anche azzardare l'idea che Gioni abbia aperto una nuova linea di pensiero dell'arte.

Nelle foto da in alto a sinistra: Mark Leckey, Ali Kazma "On Resistance", Camille Henrot "Grosse Fatigue" e Tino Sehgal

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