Un’immagine della nostra nazione lasciata in eredità che se ben sfruttata, cambierebbe le sorti di ogni cittadino.
Corre l’anno 2014 e siamo in una nazione chiamata Italia. Il paese che secondo alcune ricerche prende il nome dal Re Italo, nel corso della sua storia, riesce con le varie generazioni susseguite, a essere la culla del mondo, dando vita a quello che oggi può essere tranquillamente considerato come il paese con il più alto patrimonio artistico culturale al mondo. Ma come quel figlio che ricevuto in eredità dal proprio padre un impero creato dal nulla, sposta il proprio interesse solo su come vivacchiare nei propri futili vizi e mai preoccuparsi di accudire tale patrimonio, le nostre ricchezze vedono se non ben curate un declino non troppo lontano dal proprio orizzonte.
Dai figli del Sacro Romano Impero ai discendenti di Garibaldi, dai parenti stretti di Verdi agli amici di Fellini, ci ritroviamo oggi a costatare una storia dell’arte studiata solo fuori i nostri confini, una memoria sfregiata e deturpata più volte da amministratori incapaci di esporre a platee internazionali, mentre la nostra memoria storica, ci ha consacrato con la nomea del Bel paese. Una nazione che vive su di un mare di petrolio e non è in grado di costruire una raffineria, oppure, si limita a farne una prettamente casalinga.
Da un’Italia in miniatura esposta in maniera egregia nel parco fondato nel 1970 da Ivo Rambaldi e situato nella frazione di Viserba nel comune di Rimini, il mio Pensiero vola su uno dei cori più noti della storia dell'opera di Giuseppe Verdi e con la speranza che un giorno, il made in Italy non sia solo un ricordo in stile amarcord felliniano visto e rivisto in bianco e nero ma proposto alle nuove generazioni in stile multicolor.
Oggi l’Italia e gli italiani, hanno bisogno di essere messi nella condizione di riscoprire la propria storia, leggere nei vari social che Raffaello non è più quel magnifico artista da sempre ammirato nel mondo, ma, una semplice animazione in versione tartaruga ninja, lascia un amaro in bocca, non ci riesce difficile aspettarci delle risposte in merito ad una probabile ennesima unità nazionale se quest’ultima, non sia predisposta su applicazioni tecnologiche o vari giochi delle consolle.
Identità, parola oramai sconosciuta ai più, quando un essere la perde per strada, entra in una spirale di oblio, se non si conosce il proprio passato, difficilmente, si potrà costruire il proprio futuro, un futuro radicato sulla conoscenza, l’arte amorevole e patriottica verso un tricolore e che commuove, quando avvolge una salma caduta in terra straniera. A poco più del 150° anniversario della nostra Unità Nazionale, ancora due soli punti cardinali il Nord ed il Sud, continuano a fare la differenza mentre per la rosa dei venti ne abbiamo ancora sei da sfruttare.