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La decima sfuma ancora: il Real si ferma per la terza volta di fila alle semifinali di Champions League.


Mou: bocciato alla prova del 10“La finale? Per loro un’ossessione, per noi un sogno!”: ipse dixit Josè Mourinho, correva l’anno 2010,  la vigilia della semifinale di ritorno di Champions League tra Inter e Barcellona;  partita che avrebbe poi condotto lo Special One a disputare la finale di Madrid, conseguire lo storico triplete con la sua Inter, e consacrarsi come uno dei migliori allenatori della storia. Ora i ruoli si sono invertiti: l’ossessione della finale è per la sua squadra, il Real Madrid, che non la vede dal 2002 (Real Madrid-Bayer Leverkusen 2-1), anno in cui capitan Hierro alzò al cielo la nona Champions League del club.

Da allora è cominciata la rincorsa  alla decima, la coppa n.10 a cui nessun altro club europeo può al momento ambire (il Milan è fermo a 7), che è diventata una vera e propria maledizione; il sogno invece è quello del Borussia Dortmund, che a Wembley si giocherà la possibilità di entrare nella storia, anche se di fatto Klopp e i suoi ragazzi un pezzo di storia l’hanno già scritta: definiti da tutti come semplice outsider della competizione, hanno portato il club tedesco –soltanto pochi anni fa ad un passo dal fallimento (dalla vendita dello stadio alla riduzione del 20% degli ingaggi, pur di sopravvivere)  –  fino alla finale di Champions League che mancava dal lontano 1996,  vittoria per 3-1 contro la Juventus; senza considerare i guadagni economici che deriveranno dalla cessione dei migliori talenti della squadra: Marco Reus, Robert Lewandowski, Mario Götze, per citare i più famosi.

Per i Blancos è invece l’ennesima serata nera, la terza di fila in altrettanti anni di gestione Mourinho – ingaggiato apposta per vincere la Coppa dalle grandi orecchie: nel 2010-11 il Real fu eliminato dal Barcellona, che archiviò la gara già all’andata con un netto 2-0 (Messi, Messi), seppure la discutibilissima espulsione di Pepe sullo 0-0 sia stata l’episodio che ha cambiato l’inerzia del clasico (“il primo anno ce l’hanno impedito”, ha sottolineato il portoghese in una conferenza stampa che sa di addio); l’anno successivo fu il Bayern a superare ai rigori Cristiano Ronaldo - il quale uscirà anche agli Europei nello stesso modo - e compagni; infine la gara di ieri, in cui gli ormai ex galacticos avevano l’obbligo di vincere 3-0,  ma hanno solo sfiorato l’impresa: il vero errore è stata la disfatta nel match d’andata, in cui il Real è stato completamente in balìa dell’avversario.

Il futuro di Josè Mourinho? “Andrò dove mi amano”, ha profetizzato nella conferenza stampa post-gara: se così fosse, non rimarrebbe di certo in Spagna, dove è ormai separato in casa. Più probabile un ritorno al Chelsea, club in cui è tutt’ora idolatrato, con l’obiettivo di vincere la famosa Champions League in 3 paesi diversi (già vinta in Portogallo e in Italia), primato che insegue ormai da diverso tempo. E la decima del Real? Di questo se ne occuperà Carlo Ancelotti, il primo nella lista di Florentino Perez, e già corteggiato ai tempi del Milan.

Dunque, a Wembley  sarà finale tutta tedesca - salvo clamorose sorprese (il Bayern Monaco va al Nou Camp per difendere un corposo vantaggio di 4 reti) : da un lato la corazzata di Jupp Heynckes, dal prossimo anno affidata a Pep Guardiola, alla caccia della quinta Coppa e ancora in corsa per il triplete; dall’altro i ragazzi di Jurgen Klöpp, con la chance di chiudere al meglio la favola che stanno vivendo. Una finale che sancisce di fatto che è la Germania la seconda potenza d’Europa (con tanti saluti ad Italia e Inghilterra), se non la prima, dal momento che Real e Barça sono molto indebitate, mentre i club tedeschi sono sanissimi ed in continua  crescita.
Ma soprattutto, è la dimostrazione che Gary Lineker aveva ragione: «…22 uomini rincorrono un pallone e alla fine vincono i Tedeschi!».

Foto: http://actualidadrealmadrid.blogspot.it/2010/05/mourinho-nuevo-entrenador.html

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