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La squadra Salentina, segna nei primi minuti e poi si fa raggiungere dal Carpi perdendo l’accesso alla serie B.


Sembrava essere un giorno di festa e invece, i possibili festeggiati si sono mangiati la torta facendo vivere una giornata da incubo agli interi tifosi. I vari appelli durante la settimana sui vari social o mezzi d’informazione, avevano contribuito a far salire di gran numero i tagliandi venduti, riempire lo stadio Via Del Mare diventava fondamentale.

Seppur abituati ad altri palcoscenici nel corso della stagione, una buona media di tifosi ha fatto sentire costante la loro presenza, mai una contestazione, anche quando in certe partite, la squadra, ha declinato più volte il saluto finale, oggi c’era necessità di far rivivere il 12° uomo, l’artefice trainante delle mille battaglie fin qui conquistate, anche contro squadre come Milan, Inter e Juventus e il calore del pubblicato non è mancato. Gli oltre 11.000 i tagliandi venduti nella prevendita, hanno dimostrato l’attaccamento di tutto il popolo giallorosso senza cedere per un istante alla voglia di mare visto il caldo e la voglia di passare una domenica tra le spiagge incantevoli del Salento.

Nei primi minuti è il Lecce che parte forte già in gol con Bogliacino poi, il solito copione visto per quasi l’intero campionato. Adagiandosi e cercando di portare in porto la partita con una misera rendita, l’intera squadra si è fatta raggiungere nel secondo tempo dal Carpi su punizione. Con il risultato su l’1 a 1 passa il Carpi ma evidentemente, chi ha già le valigie pronte, è già ben oltre con i propri pensieri nel mettere in campo agonismo tale, da poter ribaltare il risultato.

Spesso in questo campionato si è visto un Lecce sempre in affanno, i molti secondi tempi, hanno denotato una cattiva gestione atletica, seppur con tre allenatori fin qui cambiati. Voci di piazza, riconducono tali mancanze alle varie nottate brave passate fino a tarda notte e in alcuni casi anche in compagnia del nettare degli dei, a conciliaboli tra le mura dello spogliatoio nel far andare via Lerda (primo allenatore), addirittura sperperando il vantaggio iniziale, per rendere più facile l’esonero.

Certo che se fosse appurata una tale notizia, rimane il dubbio della parola “professionista” iscritta sui vari contratti di ogni singolo giocatore e ciò che è stato l’esempio di lotta veduto con l’era Cosmi nelle ultime partite di serie A, di tal gesto rimane un flebile ricordo dai contorni in bianco e nero. Il Lecce, la squadra ammazza campionato, la super favorita, grazie al gesto di un presunto harakiri rimane per un altro anno in Lega Pro.

Dispiace vedere uno come Chevanton che seppur in condizioni atletiche a dir poco precarie (lussazione alla spalla destra nella partita di andata proprio contro il Carpi), convinca l’allenatore Gustinetti nel farlo entrare per dare il suo merito e poi vederlo piangere per il mancato traguardo. Ricordiamo che proprio l’uruguaiano percepisce il minimo sindacale ma ha sempre dimostrato il massimo insindacabile sul campo.

Dispiace vedere la conclusione funesta dei tifosi inviperiti invadere il campo prima e prendersela con gli stewart, incolpevoli di un tale scempio e poi distruggere tutto ciò che incontravano sul loro cammino. Troppi bocconi amari mal digeriti in poco più di due anni. Le ultime dichiarazioni di Masiello definendo il derby Bari-Lecce giocato da lui e dai suoi compagni in maniera corretta e proprio per questa gara la squadra Salentina si è vista retrocedere di due categorie, hanno influito non poco sulla rabbia di una giustizia tal volte fin troppo ingiusta.

Le azioni violente non sono mai giustificabili ma, certe decisioni prese con troppa celerità nella formulazione dei campionati, fanno capire che “The show must go on” a discapito di pochi, lasciano strascichi irrecuperabili e fomentano maggiormente la rabbia verso uno sport che si allontana sempre di più dalla vera passione di un tempo che fu.

Il Carpi si gode lo storico risultato ottenuto e il Lecce, società compresa, faccia buon uso dell’esperienza appena acquisita, il professionismo è cosa seria e non può essere preso sotto gamba, altrimenti si finisce a giocare nei campetti dell’oratorio che tra una preghiera e l’altra, il miracolo di una promozione ci scappa.

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