Le polemiche per l’errore arbitrale nascondono i limiti di una squadra che subisce tanto e crea molto poco.
Al Dall’Ara, Torino batte Bologna 2-1. Decidono i gol di D’Ambrosio e il rigore di Cerci, inframezzati dal pareggio di Natali. Proprio il difensore ex Toro è protagonista, suo malgrado, dell’episodio che spezza le gambe ai ragazzi di Pioli: nel tunnel a fine primo tempo si lascia andare ingenuamente ad eccessive - secondo l’arbitro Peruzzo - proteste («Sei scarso!», la frase incriminata) che portano il direttore di gara a mandarlo anzitempo sotto la doccia. Questo Bologna, che già in 11 è impalpabile, con un uomo in meno dice definitivamente addio alla gara.
Episodio clamoroso? Poco importa. Che il Torino avrebbe ricevuto una compensazione per i fatti dell'Olimpico era ampiamente prevedibile – soprattutto ad un difensore navigato come il n.14 rossoblu -, com’è altresì noto che, nel dubbio, una società innocua come il Bologna venga sfavorita. Il punto però è un altro: i padroni di casa non hanno affatto schiacciato l’avversario né dato l’idea di poter vincere in qualunque momento, bensì dopo pochi secondi dall’inizio di gara D’Ambrosio aveva già siglato il tabellino. L’episodio del rigore, del resto, non nasce dal nulla; è invece conseguente ad una traversa del solito Cerci.
Il calcio è fatto da episodi, è vero, e senza dubbio il Bologna con un po’ di fortuna avrebbe potuto strappare 1 o addirittura 3 punti; tuttavia la sostanza non cambia, la rosa è scadente e non migliora: portiere insicuro che toglie tranquillità alla difesa; reparto arretrato fin troppo perforabile; centrocampo che filtra poco, crea nulla; attacco sterile, privo di idee. In tale naufragar, sono soltanto due i giocatori che si salvano: Alessandro Diamanti - dal cui piede può sempre nascere qualcosa - e Panagiotis Koné – il quale quando parte in serpentina palla al piede è imprevedibile, spesso pure a sé stesso. Non si può però pretendere che Alino risolva 38 partite, né che il greco trovi sempre la giocata da copertina.
In confusione appare pure il tecnico Stefano Pioli, che dopo aver basato l’intera preparazione su alcuni schemi – di cui Taider, oggi a segno contro il Sassuolo, era elemento imprescindibile – si è trovato di colpo a dover ricominciare da capo. D’altro canto, nemmeno il settimo mister più pagato della serie A è esente da colpe: assecondare sempre e costantemente la sciagurata insipienza della dirigenza - continuando imperterrito a parlare di un progetto che ormai in pochi scorgono - alla lunga fa perdere di credibilità; e, in mancanza di risultati, anche l’incondizionato affetto dei tifosi potrebbe cominciare a venire meno.
Di certo, c’è che il Bologna ha collezionato 2 punti in 2 gare, ha un centravanti che non segna, ha già fallito i primi due scontri diretti in casa, e la settimana prossima sarà ospite della nuova Roma di Garcia, capolista e a punteggio pieno. E le dirette concorrenti non stanno di certo a guardare…
Foto: http://www.torinogranata.it