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Oggi ricorre il 104esimo anniversario della nascita del Bologna Football Club.


104 anni e non sentirliIl Bologna Football Club nasce ufficialmente domenica 3 ottobre 1909 presso la birreria Ronzani in via Spaderie come sezione «per le esercitazioni di sport in campo aperto» del Circolo Turistico Bolognese.

Viene eletto Presidente Louis Rauch, un odontoiatra svizzero, ma l’iniziativa era stata di un giovane di origine boema arrivato a Bologna un anno prima: Emilio Arnstein, che appena giunto in città aveva cercato subito giovani che condividessero la sua stessa grande passione per il calcio; informato che nella Piazza d’Armi ai Prati di Caprara (fuori Porta Saffi) giocavano dei giovanotti, per lo più studenti, denominati "quei matti che corrono dietro a una palla", si era recato sul posto per incontrarli; erano i fratelli Gradi, Martelli, Puntoni, Nanni, lo stesso Rauch e gli studenti del Collegio di Spagna, tra cui Antonio Bernabeu, fratello di Santiago - il Presidente del leggendario Real Madrid.

Perché Rossoblu?104 anni e non sentirli
Arrigo Gradi - il primo capitano della storia del Bologna - andava agli allenamenti con la maglia a larghi scacchi rosso e blu del collegio svizzero Shoenberg di Rossbach nel quale aveva studiato e presto questi colori divennero quelli della divisa sociale. Nell’inverno del 1910 il Bologna Football Club si era reso autonomo uscendo dal Circolo Turistico, le maglie erano state modificate con strisce verticali, ma avevano mantenuto i colori originali: il rosso ed il blu. Così nacque una delle squadre più antiche e gloriose d’Italia: 3 volte nella polvere, 7 volte sull’altar. La storia del Bologna è molto vasta e ricca di personaggi che hanno scritto la storia del calcio italiano.

Primo fra tutti, Angelo Schiavio (250 reti in rossoblu). Col Bologna vince 4 scudetti, è in assoluto il simbolo di quello squadrone che tremare il mondo fa - in cui vi è anche l’azzurro Amedeo Biavati, l’inventore del “doppio passo” - , e segna pure il gol che regala il primo titolo mondiale alla nostra Nazionale (firmando ai supplementari il 2-1 contro la Cecoslovacchia). ‘Anzlén’ è famoso anche perché si rifiutava di essere pagato, ritenendo già un onore indossare la gloriosa casacca rossoblu.
Altri tempi…

Poi c’è la guerra che cambia il mondo, e pure il calcio si ferma. Al termine delle ostilità, il campionato riprende e - un gradino sotto le inarrivabili Milan, Inter e Juventus - tra le outsider c’è sempre la squadra felsinea, guidata ancora dal suo ambizioso presidente: il commendator Renato Dall’Ara. A lui si deve la costruzione dello stadio - che molti anni dopo la sua morte ne erediterà il nome -; a lui si deve la maggior parte delle vittorie rossoblu (5 scudetti, 2 Coppe Italia e varie Coppe Europee); a lui si deve il blasone che tutt’ora il club felsineo può vantare. «Noi siamo il Bologna e i buoni ce li teniamo!», usava replicare quando qualche squadra corteggiava un suo giocatore.

Da allora sono trascorsi circa 50 anni, ma ne sembrano passati molti di più…
Sotto la sua guida c’è anche il Bologna di Fulvio Bernardini, di capitan Pascutti, dell’ ’Onorevole’ Giacomino Bulgarelli, di Helmut Haller e il ‘dondolo’ Nielsen, il Bologna che «cosi si gioca solo in Paradiso». E che in Paradiso ci arrivò davvero, il 7 giugno 1964: 2-0 alla Grande Inter del Mago Herrera, ed è scudetto! Il settimo ed ultimo iridato.
104 anni e non sentirli
Dalla morte di Dall’Ara la storia cambia. Nessuno in grado di prenderne l’eredità, sono molte le delusioni e le meteore alternate da qualche buon annata – coppa Italia 1970 e 1974 – e acquisti azzeccati, uno fra tutti, il bomber Beppe Savoldi. Svanite le ambizioni degli anni passati, si mira sempre e soltanto alla permanenza nella categoria. Obiettivo che non si raggiunge nella stagione 1982 –due anni dopo il Milan– ed il Bologna retrocede amaramente in serie B per la prima volta nella sua storia. Non prima però di aver dato alla luce l’ennesimo talento, quel Roberto Mancini regalato alla Samp e che tanto bene farà negli anni successivi.
104 anni e non sentirli
Poi arriviamo ai giorni nostri, gli anni più difficili. Dalle risalite eccellenti – prima con Maifredi, poi con Ulivieri – alle altre due retrocessioni; dal rischio fallimento agli anni di Gazzoni: da Nervo e Paramatti a Roberto Baggio - primo e unico pallone d’oro che abbia mai giocato a Bologna -, da Kolyvanov e Andersson alla vittoria dell’Intertoto e la Uefa dileguatasi a Marsiglia, il tutto decorato dalle reti di Beppe Signori che rinasce a Bologna, anticipando ciò che in seguito faranno Di vaio, Diamanti e infine Gilardino. Su ciò che accadde dopo meglio soprassedere, almeno in questa occasione.

E da 104 anni, un unico comun denominatore. Una sfrenata e incondizionata passione di migliaia di persone che seguono questa squadra, in casa ed in trasferta, tra chi può vantarsi di esser stato a Roma quel famoso 7 giugno ‘64, e chi uno scudetto non l’ha mai visto e probabilmente non lo vedrà mai.
Buon compleanno Bologna!

Nelle foto da in alto a sinistra: curva del Bologna (http://it.wikipedia.org), scudetto 1964 (https://tribunascoperta.wordpress.com), Angelo Schiavio (http://tremareilmondofa.blogspot.it) e Roberto Baggio (http://www.aicfoto.com)

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