Le cure che funzionano, tra molte difficoltà. L'inizio della coltivazione in Italia, cerchiamo di fare chiarezza.
Lo scorso autunno il Ministero della Salute ha ridefinito questa materia negli aspetti giuridici e tecnici; tra le principali novità il via libera alla produzione italiana di Cannabis a fini terapeutici presso l'Istituto Farmaceutico Militare di Firenze. Abbiamo parlato della pianta, delle sue proprietà e dell’accesso alle terapie con il Dr. Giuseppe Palmiotto (foto a destra), esperto di preparazioni e legislazione farmaceutica, docente, responsabile scientifico di una società leader nel campo delle terapie con farmaci e derivati naturali.
Dr. Palmiotto, cos'è la Cannabis per uso terapeutico?
“Si tratta delle infiorescenze femminili essiccate di Cannabis sativa miste a resina; è la parte della pianta con la massima concentrazione di cannabinoidi, i più importanti principi attivi che in qui possono costituire fino all'80% delle secrezioni resinose immagazzinate nei peli ghiandolari. Tra i cannabinoidi ci sono molecole cruciali per l'azione terapeutica: il più potente è il delta-9-tetraidrocannabinolo, o THC, che è anche il principale responsabile degli effetti stupefacenti. L’azione terapeutica e quella psicotropa del THC non si possono ovviamente disgiungere ma altri cannabinoidi diversi dal THC e composti appartenenti a classi chimiche differenti hanno anch’essi dei propri effetti farmacologici senza avere azione psicotropa”.
Perché questa cosa è importante?
Perché hanno aperto interessanti linee di ricerca che promettono di farci approdare a nuovi farmaci che potrebbero contenere questi composti isolati oppure dei loro derivati di sintesi o semi-sintesi. L’uso ricreazionale che l’ha resa famosa non deve farci perdere di vista che la Cannabis è stata sin da tempi lontanissimi soprattutto un medicinale. Fino alla prima metà del '900 era iscritta nelle principali Farmacopee Ufficiali, compresa quella italiana. Diciamo che la medicina ha recuperato e sta studiando con una chiave scientifica moderna uno strumento di cura che le è sempre appartenuto ma che, per motivi che esulano dal campo medico, era stato un po’ dimenticato”.
C'è qualcosa che distingue la Cannabis medicinale dalla classica marijuana ?
“Sotto il profilo botanico sono la stessa pianta, nelle sue varianti indica e sativa; cambiano i profili genetici: per l'uso ricreazionale si selezionano linee ad alta resa in THC, per quello terapeutico sono molto importanti anche gli altri fito-composti. Alcuni di questi attenuano l'effetto stupefacente del THC potenziandone degli altri utili in medicina, come quello antidolorifico. Altra differenza di non poco conto è nella qualità: in Italia e nei Paesi dove il consumo è illegale il contraltare della Cannabis medicinale è solo la street drug, molto variabile nei principi attivi e non controllata per la presenza di pesticidi, contaminanti tossici e microrganismi patogeni. La Cannabis di grado farmaceutico, invece, proviene da piante coltivate in serra, molto omogenne tra loro e questo garantisce sia un contenuto di principi attivi costante sia la perfetta idoneità sotto il profilo della salubrità e sicurezza d'impiego. Come qualunque farmaco, d'altronde”.
I pazienti devono fumarla ?
“E' possibile ma non consigliabile: fumandola l'azione centrale è rapidissima ma svanisce altrettanto velocemente e la maggior parte dei cannabinoidi si perde nel fumo laterale. La velocità d'effetto della via inalatoria si può però sfruttare con speciali vaporizzatori che aerosolizzano la Cannabis senza bruciarla ma scaldandola e raccogliendo il vapore in una specie di palloncino da cui il paziente poi lo aspira. Per l'efficacia della Cannabis il riscaldamento è indispensabile perché i cannabinoidi allo stato naturale sono presenti in forme farmacologicamente inattive che il calore trasforma in molecole dotate d'azione terapeutica. Il modo più semplice ed economico per assumerla è però quello di fare in casa un banale decotto usando le dosi pre-allestite dal farmacista e seguendo scrupolosamente le sue istruzioni. Con l'assunzione orale l'effetto della Cannabis è lento, ma più duraturo e questo è desiderabile in terapia”.
Nell'assunzione terapeutica è comunque implicito, per così dire, lo sballo?
“All'inizio della terapia i pazienti che non hanno mai fumato marijuana sperimentano anche gli effetti psicotomimetici della droga che però regrediscono in breve e sono comunque più rari se la Cannabis è assunta per via orale”.
I detrattori agitano lo spettro della dipendenza per scoraggiarne l'utilizzo.
“I dati di cui disponiamo sono tranquillizzanti: nell'utilizzo medico la Cannabis induce dipendenza solo in casi rari e la sindrome d'astinenza, che è il rivelatore di una condizione di dipendenza fisica, si verifica in meno dell'1% dei pazienti trattati, anche alle dosi più alte previste dai protocolli di cura usati negli studi clinici”.
Come si manifesta la sindrome d'astinenza?
“Con irritabilità, ansia o depressione, rari aumenti dell'aggressività, insonnia, cefalea, anoressia: tutti sintomi che svaniscono nell'arco di 1-2 settimane”.
Veniamo a un altro punto importante: com'è dispensata la Cannabis terapeutica?
“Solo nelle farmacie e solo su ricetta di un qualsiasi medico, anche quello di base, redatta secondo formalismi precisi. La cessione può avvenire esclusivamente in dose e forma di medicamento galenico il che vuol dire che è vietato consegnare al paziente le infiorescenze sfuse, anche solo pochi grammi. Il farmacista, invece, seguendo la ricetta preparerà delle dosi esatte in cartine, capsule o cialdini che poi il paziente userà a casa per fare il decotto o aerosolizzarle. Una preparazione meno comune è l'estratto di Cannabis in olio vegetale da assumere a gocce; solo poche farmacie sono attualmente attrezzate per fare questo galenico che richiede procedure aggiuntive piuttosto complesse”.
Cosa cura la Cannabis ?
“Partiamo col dire che la Cannabis e i cannabinoidi sono farmaci sintomatici, cioè alleviano i sintomi di certe condizioni e malattie senza rimuoverne la causa. Le potenziali applicazioni sono molteplici, alcune ben definite altre da sottoporre a ulteriori studi di verifica. Il maggior livello d'evidenza scientifica lo abbiamo per la cura della nausea e del vomito da chemioterapici, per stimolare l'appetito nei malati oncologici o in quelli affetti da AIDS, per curare il dolore e la spasticità nei pazienti affetti da scelorosi multipla o lesioni del midollo spinale, per ridurre i tic che caratterizzano una sindrome neurologica nota come Gilles de La Tourette. Un'evidenza d'efficacia meno forte è per la cura del glaucoma, di altre malattie neurologiche, del dolore cronico oncologico e neurogenico, dell'artrite reumatoide. La Cannabis e i cannabinoidi sono un terreno fertile per nuove scoperte ed è molto probabile che le tante ricerche che si stanno conducendo in laboratorio e negli ospedali presto ci mettano a disposizione nuove chance terapeutiche basate su questi prodotti”.
Le terapie sono mutuabili ?
“Qui cominciano le dolenti note: ad oggi solo poche Regioni hanno deliberato sui criteri di rimborsabilità ed erogabilità delle terapie a base di Cannabis. La prescrizione a carico dei Sistemi Sanitari Regionali segue regole differenti e il rimborso può essere ammesso solo per alcune patologie che, sfortunatamente, possono cambiare nel numero e nel tipo da una Regione all'altra. Altrettanto diversi possono essere i criteri di approvvigionamento da parte dei pazienti, non sempre agevoli dal momento che la tendenza degli Assessorati è di legare la prescrizione a un piano terapeutico redatto da centri ospedalieri riconosciuti e consegnare la preparazione mutuabile solo attraverso poche farmacie ospedaliere ben individuate”.
Significa che chi vuole curarsi con le preparazioni di Cannabis del farmacista sotto casa deve pagare per intero?
“Purtroppo è così e vale per la stragrande maggioranza dei pazienti italiani, i quali si curano in regime privato a costi piuttosto elevati”.
Più o meno a quanto ammontano i costi?
“Dipende dal dosaggio, dal numero di dosi prescritte e dal tipo di forma farmaceutica; nel caso delle cartine, per esempio, il costo di 60 dosi oscilla dai sessantasette euro dei 25 mg agli oltre mille dei 500 mg. Il prezzo finale è legato soprattutto al costo della materia prima che adesso arriva col contagocce dall'Olanda e comporta spese di importazione notevoli”.
L'inizio della coltivazione in Italia cambierà qualcosa?
“E' auspicabile ma è presto per dirlo; la coltivazione nelle serre del Farmaceutico Militare di Firenze non è ancora a regime e non sappiamo se la Cannabis che verrà prodotta riuscirà a soddisfare le crescenti richieste di medici e pazienti né se i costi si abbatteranno in modo significativo. L'ultimo Decreto stima un costo di produzione al grammo di € 5,93 al netto dell'IVA ma non abbiamo idea dei costi aggiuntivi di distribuzione, né è chiaro se questo valore si riferisca alla sostanza già confezionata o solo alle infiorescenze raccolte ed essiccate”.