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Ezechiele Leandro è un artista pugliese presto dimenticato dal suo stesso popolo. Un atto performativo desidera ristabilirne il ricordo, riaffermando il valore del suo Giardino.


La speranza del Santuario della PazienzaEzechiele Leandro è morto nel 1981. Dopo circa sessant'anni di arte, concetti, scritti e testimonianze si è spento nella sua San Cesario di Lecce. È sepolto e vive in pace con questa terra dove ha lasciato la più ampia testimonianza della sua arte, la Casa Museo di E. Leandro un complesso architettonico composto dalla casa, dalla galleria contenente le sue opere e dal Giardino di sculture, denominato Santuario della Pazienza, l'elemento più affascinante dell'intera struttura. È uno spazio all'aperto di circa 700 mq adiacente alla casa che raccoglie il suo personale saper fare arte.

Una laureanda presso la facoltà di Arti Visive e dello Spettacolo dell'Università IUAV di Venezia ha deciso di approfondire il significato e il valore artistico di questo luogo. Lei è Martina Sabbadini e domenica 30 settembre si trovava nella piazza principale di San Cesario con un tavolino in legno, libri, fil di ferro del pane e del salame. È lei stessa a spiegare qual è il focus dell'atto performativo che sarebbe iniziato a breve.

"Il Santuario è un'unica opera ambientale costituita da oltre duemila figure create dall'unione di cemento e materiali non più utilizzati come vetri, ferri, oggetti rotti che Leandro raccoglieva personalmente in giro per il paese. Per questo motivo il Giardino può dirsi parte di questa terra, figlio naturale dei suoi cittadini, dei loro averi e ora ingiustamente soggetto a un avanzato stato di degrado. Il mio intervento vuole ristabilire un legame tra il “Santuario” e il paese e quindi indirettamente anche con Leandro. Voglio, insomma, portare il Giardino fuori dalle sue mura, collocarlo al centro di San Cesario, mostrarlo a tutti, sottrarlo alla condizione di abbandono attuale.La speranza del Santuario della Pazienza

La mia azione ha preso avvio nella giornata di ieri quando ho distribuito casa per casa un invito in cui ho chiesto di portare e condividere qui oggi in questa piazza un personale oggetto di scarto, qualunque esso sia, per costruire insieme una scultura da porre nel “Santuario”. Così facendo desidero instaurare una prima relazione tra me e gli abitanti entro cui avviare un dialogo riguardo il Giardino di Sculture. Come afferma M. Mauss, il dono è alla base di ogni legame sociale, fisico, immateriale o simbolico che sia. Ecco perché voglio iniziare dallo scambio, dalla condivisione di ricordi, pensieri, utilizzando anche questo salame perché ogni persona deve anche poter assaporare metaforicamente Leandro e la sua arte. Questo spunto è nato da un suo scritto in cui si paragonava al maiale che in vita era disprezzato, ma apprezzato da morto per le sue carni.

Sempre le parole dell'artista hanno ispirato anche il titolo dell’intervento che ho battezzato “Osce la scarpe mi anno stritte. Crai non si sa” che letteralmente significa che oggi le scarpe mi vanno strette domani chissà, perché voglio consolidare una speranza per il Santuario della Pazienza. Oggi il Giardino vivrà la sua rinascita che spero domani possa essere ancora reale”.

La speranza del Santuario della PazienzaLa gente si avvicina curiosa alla postazione di Martina. L'atto performativo si svolge con grande cooperazione da parte di adulti e bambini che insieme costruiscono la loro personale scultura.
Il dato rilevante di questa performance è l'elemento su cui si basa il tutto.

La Sabbadini utilizza l'arte per riaffermare l'arte. Fonda la sua azione sugli elementi che la costituiscono  come il genio, l'atto creativo e il potere di fascinazione nell'uomo, per creare un manufatto che rivaluti e riaffermi il valore di questo luogo artistico. Attraverso l'arte la Sabbadini riesce a creare un atto ciclico che nasce da una realtà, il Santuario per riconsolidare questa realtà originale attraverso una speranza, quasi un'utopia ossia la partecipazione all'evento dei cittadini di San Cesario, in perfetto comunione con il pensiero di Ezechiele Leandro. Oggi 30 settembre è andata così, domani chissà. La speranza, però, ora ha più vigore.

 

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