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Il batterio killer degli ulivi continua a mietere vittime, quali le cause e le soluzioni da adottare per la salvaguardia di un albero simbolo di un territorio. Ne abbiamo approfondito la tematica con il Dott. Agr. Michele Trotti, Esperto in Olivicoltura e Miglioramento Qualitativo dell’Olio di Oliva.


Il Salento, il mare il sole il vento e la XylellaE’ su tutte le cronache italiane il problema che affligge gli ulivi in particolar modo quelli del Salento. Che idea se n’è fatta della vicenda come Dottore Agronomo?

E’ una situazione particolarmente complessa e di grandi dimensioni, che al momento investe un’area molto estesa del territorio olivicolo pugliese. Il Piano degli interventi recentemente predisposto dal Commissario Delegato Dott. Giuseppe Silletti, ridefinendo le aree interessate da Xylella fastidiosa, ovvero dal batterio supposto patogeno, identifica come zona infetta l’intero territorio leccese e una piccola parte del brindisino, dove più recentemente è stato individuato un piccolo focolaio. Per comprendere bene l’attuale significatività del fenomeno, si consideri che in Puglia vegetano 60 milioni di olivi, di cui 5-6 milioni monumentali. Il Salento, ovvero l’area considerata infetta, comprende circa 11 milioni di alberi di olivo. Si tenga conto che il 30% della produzione olearia italiana proviene dalla Regione Puglia. Tuttavia, ciò che è a rischio non è solo un comparto strategico dell’agricoltura pugliese, quello olivicolo, e la sua economia, ma un paesaggio agrario di incomparabile bellezza, unico al mondo, con i conseguenti drammatici impatti sul territorio. Sapori, saperi, storia, tradizioni, un’intera cultura legata all’olio e all’olivicoltura che rischiano di estinguersi irrimediabilmente.

Quando e a cosa potrebbe essere imputabile l’inizio del propagarsi di tale batterio?

Sull’origine del batterio in Puglia vi sono diverse ipotesi. La prima, più suffragata e ritenuta molto verosimile, considera che sia stato importato tramite piantine ornamentali infette (ad esempio oleandri, ciliegi o mandorli) provenienti dalla Costa Rica, transitate in Olanda e di seguito pervenute nel leccese, dove i primi sintomi di disseccamento sono stati rilevati nel 2008. Questo spiegherebbe perché i primi focolai dell’infezione siano comparsi a Gallipoli che è una delle città pugliesi che importa, appunto, piante ornamentali olandesi, quasi sempre provenienti dal Costarica. Una seconda ipotesi, in relazione a cui vi è un’indagine della magistratura in corso, suppone che l’origine sia riconducibile all’introduzione nel nostro Paese di germi patogeni a scopo di sperimentazione, autorizzata per motivi scientifici. Un’ultima ipotesi ritiene che il batterio, in Puglia, sia endemico, ossia sempre esistito, e mette in dubbio il rapporto causa – effetto tra Xylella Fastidiosa e il Co.Di.RO (Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo), ad oggi di fatto non ancora scientificamente dimostrato (si è ancora in attesa dell’esito delle prove di patogenicità).

Tra le tante proposte emesse dai vari esperti del settore, quale le sembra la più consona per la salvaguardia dell’ulivo stesso?

Vi è da considerare che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza e sulla base delle recenti ordinanze del Commissario Delegato, vi è Il Salento, il mare il sole il vento e la Xylellal’obbligo di mettere in atto precise misure di contenimento, principalmente incentrate sull’eradicazione delle piante infette (non solo olivi, ma anche mandorli, ciliegi, oleandri e diverse specie ornamentali) e sul controllo chimico dell’insetto vettore del batterio, una cicalina (Philaenus spumarius) che spostandosi tra le innumerevoli piante ospiti trasmette il batterio con le sue punture. Sono altresì prescritte misure a carattere agronomico,  quali il diserbo meccanico delle infestanti, arature e/o fresature. Le linee guida della Regione Puglia raccomandano inoltre ulteriori interventi agronomici aggiuntivi, al fine di contrastare l’ulteriore diffusione del batterio e migliorare lo stato vegetativo delle piante.

Considero tali misure, in ragione del ritardo con cui vengono attuate e dell’ampia estensione delle superfici interessate, a carattere contenitivo e non risolutive, utili a rallentare la diffusione del batterio ma non a bloccarne la diffusione, sempre ammesso che sussista un rapporto di patogenicità tra batterio e olivi. Le ricerche finora eseguite indicano che il disseccamento degli alberi di olivo, che è la specie vegetale coinvolta più importante, corrisponde a un quadro sintomatologico definito Co.Di.RO. (Complesso del Disseccamento Rapido degli Olivi) che è imputabile non solo alla Xylella, ma anche ad atri patogeni, ovvero alcuni funghi lignivori ed un insetto rodilegno. Quale sia il patogeno primario, principale responsabile del disseccamento, non è ancora chiaro. Sono orientato a ritenere che l’abbandono di vecchie pratiche colturali, comune alla moderna olivicoltura, il progressivo impoverimento della fertilità biologica dei suoli e la sussistenza di fattori di stress abiotici possano rappresentare una concausa nella manifestazione del Co.Di.RO, determinando condizioni di sofferenza vegetativa delle piante che ne riducono le capacità naturali di difesa a fronte di agenti patogeni.

Oggi quanto conta un ritorno ad una sana e genuina coltivazione delle campagne eliminando pesticidi e trattamenti chimici?

Per quanto detto, la reintroduzione di pratiche agronomiche utili a innalzare i parametri vitali delle piante, compromessi tra l’altro dall’abuso di antiparassitari e diserbanti così diffusamente utilizzati nell’ambito di un modello di agricoltura industriale non più sostenibile, potrebbe rafforzare le capacità di autodifesa delle piante e probabilmente con la Xylella si potrebbe imparare a convivere…

L’ulivo è risaputo di aver vita lunga, secondo lei, vincerà anche questa battaglia per la sua sopravvivenza o ci si deve preparare al peggio?

Molto dipenderà da quanto si investirà in ricerca e sperimentazione. Nell’auspicio che si addivenga quanto prima a un riesame critico delle strategie poste in atto, è urgente nelle more avviare senza ulteriori indugi un ampio programma di ricerca e di sperimentazione, a carattere internazionale, sostenuto con adeguate risorse dall’U.E. e dal governo nazionale, utile ad attivare e concretizzare un approccio di studio ed approfondimento multidisciplinare. Ulteriori ritardi apparirebbero non giustificati. E’ importante che la ricerca possa e debba essere indirizzata non solo verso l’individuazione di mezzi di controllo diretti dei presunti patogeni del Co.Di.RO, ma anche verso una migliore conoscenza dei fattori di stress e degli squilibri derivanti, nell’ambito di una visione estesa al rapporto ospite – patogeno – ambiente. E’ questa l’unica strategia percorribile per conservare e consegnare alle future generazioni un patrimonio millenario di 60 milioni di alberi di olivo. La Puglia, l’Italia, hanno il diritto di tutelare e conservare alberi secolari e millenari per cui è stato richiesto all’UNESCO il riconoscimento di patrimonio dell’umanità.

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