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La Sala Finocchiaro presso la Fabbrica di San Domenico ha ospitato nei giorni scorsi uno dei giornalisti, scrittori e conduttori televisivi più apprezzati del momento, uomo di grande spessore umano. Il napoletano Franco Di Mare, giunto a Molfetta per presentare il suo ultimo romanzo “ Il Paradiso dei Diavoli” edito da Rizzoli.


Franco Di Mare presenta: “Il Paradiso dei diavoli”L’ iniziativa è stata promossa dalla libreria molfettese “ Il Ghigno” da sempre fautrice di importanti iniziative culturali e di presentazioni di libri di pregio con protagonisti del mondo della cultura. Il nuovo romanzo di Franco Di Mare è un doloroso inno d’amore a Napoli e insieme il racconto mozzafiato delle sue eterne contraddizioni. L’autore rivelazione di “Non chiedere perché” dipinge ora un ritratto vivido e agghiacciante della città, un presepe dove hanno posto tutti, il borghese, ’o guaglione, il commerciante, il cronista di nera, la casalinga, l’intellettuale, e tutti sono in qualche misura contagiati dal Male che abita il golfo più bello del mondo. Fra le vicende narrate: Anni '70.

Un sedicenne smaschera un professore del suo liceo che non fa il proprio dovere. Anni '80. Due ragazzini prendono parte a un regolamento di conti che finisce nel sangue. Uno va dritto in riformatorio, l'altro sui banchi di scuola. Una dodicenne inguainata in un fuseaux nero partecipa al concorso Napoli, voci nuove. Ma arriva quarta. Oggi. Un killer spietato si diverte a sparare in faccia ai tossici. Ma si fa qualche pista pure lui. Un cronista di nera ha perso troppi treni nella vita. Però rischia di vincere il Pulitzer. Un professore universitario viene pestato selvaggiamente.

E non denuncia il suo aggressore. Una donna sensuale e semianalfabeta vuole leggere "Il Piccolo Principe". Un costruttore edile, un piccolo boss, un imprenditore tessile vengono ammazzati. Con la tecnica della botta 'nfaccia. Sempre. Una città ha due volti, l'uno chiaro l'altro oscuro. È bellissima e dolente. È il paradiso dei diavoli, secondo la definizione di un suo illustre figlio adottivo. Il giornalista è stato accolto da un numerosissimo pubblico entusiasta di ascoltare dal vivo un autorevole esponente del giornalismo e della conduzione televisiva che, diciamolo, da’ tanta popolarità. Franco Di Mare è nato a Napoli nel 1955.

Giornalista, dopo vent’anni come inviato di guerra, è passato alla conduzione televisiva (Speciale Tg1, Uno Mattina, Uno Mattina Estate e Sabato domenica e… la tv che fa bene alla salute). Ha ricevuto numerosi premi, fra cui due Oscar della televisione per i suoi reportage dal fronte. Raccogliendo alcuni ricordi dalle zone calde del pianeta, ha costruito uno spettacolo teatrale che è poi diventato un libro molto apprezzato: Il cecchino e la bambina (Rizzoli, 2009).” Non chiedere perché “è il suo primo romanzo. Il giornalista ha scelto una forma veramente inedita per presentare il suo libro: si è avvalso di uno splendido documentario che raccontava le contraddizioni della sua amata- odiata Napoli, mentre scorrevano le immagini lui rendeva omaggio a questa città che unisce in sé il bene e il male, tutto e il contrario di tutto, la bellezza e la bruttezza del paesaggio deturpato, la ricchezza e la povertà. Franco Di Mare presenta: “Il Paradiso dei diavoli”

Nei suoi vicoli si coglie il senso delle cose, la periferia al contrario di tutte le altre parti , si trova nel centro storico. I poveri e i ricchi vivono negli stessi palazzi, quindi a Napoli il poveraccio ha qualcosa del nobiluomo e viceversa. La città che le assomiglia di più come concezione, commistione e contraddizione è Rio de Janeiro in quanto alle spalle dei grandi alberghi ci sono le baraccopoli ed è molto labile il confine fra bene e male. Negli anni ’80 nasceva a Napoli il primo bambino in provetta, mentre ne morivano tantissimi per denutrizione e condizioni disagiate. Napoli, ha affermato il giornalista, non è una città né per bambini né per anziani: mancano i servizi sociali e una rete di strutture. Ha poi raccontato un episodio di criminalità legato al giornalista Sandro Ruotolo, ribadendo che la legalità non va festeggiata, dovrebbe essere la norma e si dovrebbe iniziare da piccoli gesti, non violando le regole di comportamento civile; infatti è proprio la microcriminalità che crea allarme sociale.

Il libro è il segno tangibile dell’ amore per Napoli e c’è un finale positivo in cui si suggerisce come uscirne. Il giornalista ha poi elencato i suoi amici: un avvocato, un medico e un altro suo compagno finito in galera per omicidio. Trovata poi veramente geniale ed innovativa quella di far raccontare la trama del libro proprio dagli attori della nota fiction Rai ambientata a Napoli “ Un posto al sole” che tratteggiano i personaggi facendoli vivere al di fuori delle pagine. Lo spettatore quindi si è trovato immerso nel racconto, a ripercorrere le vicende dei protagonisti venendone coinvolto, quasi sentendosi lui stesso protagonista. Emerge che i destini non sono scritti , ma siamo noi i fautori del nostro futuro. I personaggi ti vengono incontro con i loro caratteri, premi e difetti. Ha scelto questo modo di presentare il libro perché spesso chi lo fa non legge il volume, non conosce l’ autore quindi risultano parlo un po’ vuote o di circostanza.

Ha poi parlato di cambiamenti, quelli veri, strutturali, che hanno bisogno di tempi lunghi perché presuppongono un cambio di mentalità, ma ognuno deve contribuire a questo processo. Molto emozionante è stato il racconto del giornalista sul suo allontanamento da Napoli: fu minacciato di morte dal boss Cutolo dopo aver scritto che stava collaborando con la magistratura. Scherzando, ma non troppo, quindi ha affermato che deve la sua carriera e il suo successo al temuto boss. Il pubblico è rimasto coinvolto da questa presentazione e dalla figura del giornalista che, in conclusione ha detto che “ Il paradiso dei diavoli” è stato scritto per far pace con se stesso e con la sua amata – odiata Napoli. Indubbiamente questo è stato un appuntamento culturale di grande spessore.

 

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