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Il Premio Oscar Gabriele Salvatores insignito domenica 3 novembre, del Premio alla Carriera Urania d’Argento, attribuito ogni anno ad un grande artista nel panorama del fantastico e realizzato in collaborazione con la rivista Mondadori Urania.


A Gabriele Salvatores, l’Urania d’Argento alla carrieraAutore nel 1996 con Nirvana del più grande successo di pubblico nel cinema di fantascienza italiano, il regista di Mediterraneo, Denti, Io non ho paura, Come Dio comanda, Educazione siberiana, da sempre attento al cinema di genere e all'utilizzo delle nuove tecnologie, ha incontrato il pubblico della kermesse dopo essere stato (sabato 2 novembre) al centro di un programma speciale, realizzato in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, che ha previsto la proiezione di Nirvana e di Sogno di una notte d'estate.

Salvatores è attualmente impegnato a Trieste, grazie alla collaborazione della FVG Film Commission, sul set del suo nuovo lungometraggio The Invisible Boy (Il ragazzo invisibile), romanzo di formazione in chiave fantasy prodotto dalla Indigo Film. Dal road movie Marrakech Express al noir Quo vadis, baby?, dal thriller campestre Io non ho paura al gangster movie Educazione siberiana, dalla fantascienza di Nirvana alla psichedelica di Denti e Amnèsia, dritto fino al prossimo fantasy per famiglie: se c’e un regista italiano contemporaneo capace ancora di immergersi nei generi, amarli e farli suoi a tal punto da renderli parte di un continuum stilistico perfettamente riconoscibile, questo e Gabriele Salvatores.

Più che “di genere”, Salvatores e un regista “di generi” fin dal primo contatto del suo occhio con la macchina da presa, nel 1983, quando decide di adattare per il cinema il musical teatrale tratto da Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare contaminandolo, come in un ardito laboratorio visivo, con la messa in scena da palcoscenico e i codici del videoclip: “Non e solo un Sogno trasformato in musical ma e un vero Rocky Shakespeare Picture Show che cerca quella fusione di musica, immagine, danza, visionarietà e vistosità tipica dei midnight movies”, scriveva Alberto Farassino all’uscita del film.

Dopo trent’anni, la voglia di contaminazione e sperimentazione del regista non si e ancora esaurita: proprio durante questa edizione 2013 di Trieste Science+Fiction, e a pochi passi dalla sede del festival, sta girando nel capoluogo giuliano Il ragazzo invisibile, il primo “fantasy per famiglie italiano” con protagonisti un ragazzino, capace di dissolversi alla vista di tutti e il suo gruppo di amici (dunque, siamo anche dalle parti del film di supereroi e del “teenage movie”).

Non e un caso che il regista indichi come un punto di riferimento Philip K. Dick, con i suoi universi paralleli e i suoi mondi possibili, e come tema principale del suo stesso cinema “il cambiamento”. Anche se e conosciuto in tutto il mondo soprattutto per Mediterraneo, con il quale ha ricevuto il Premio Oscar al miglior film straniero nel 1992, e quindi come autore di una commedia corale e agrodolce che dipinge speranze e disillusioni di una generazione, nel complesso della sua filmografia Salvatores ha dimostrato di attraversare i generi esattamente come tanti suoi personaggi viaggiano fisicamente alla ricerca di nuove “opportunità di realtà”.

Anche virtuali: quando in Italia ancora nessuno aveva usato il videogames come solido punto di partenza narrativo, Salvatores gira Nirvana, ricostruendo nel ventre vuoto di una tangibilissima ex fabbrica, quella milanese dell’Alfa Romeo, e con la collaborazione dello scenografo Giancarlo Basili, il set dell’universo digitale in cui si muove Solo, il personaggio protagonista del gioco, improvvisamente (e dolorosamente) cosciente della propria non-realtà, prigioniero di un destino in loop.

Secondo il regista, Nirvana e un “lavoro che cerca di aprire le porte della percezione”. Tra i sogni nel cassetto del regista, rimane quello dell’adattamento di Cromosoma Calcutta, “romanzo di febbre, delirio e scoperta” dell’autore indiano Amitav Ghosh, vincitore del premio Arthur C. Clarke. Altre percezioni dunque, altri mondi. Spaesamenti, come quello che vivono in Marocco i protagonisti di Marrakech Express o dentro il suo stesso inconscio il protagonista di Denti, o ancora i piccoli Cristiano e Filippo rispettivamente nella provincia spietata di Come Dio comanda e nella buca del rapito di Io non ho paura.

Lo stesso spiazzamento, la stessa vertigine può cogliere il pubblico davanti al cinema multiforme di Salvatores. Che pero, proprio per la sua capacita di rielaborare generi e codici del cinema tradizionale rispondendo alle inarrestabili metamorfosi del mondo contemporaneo, per lo spettatore si fa magnifico trampolino di lancio verso quella possibilità di cambiamento che, come i suoi personaggi, forse desideriamo un po’ anche noi.

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