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Alla scuola Circolo Studio Danza 82 di Penny Crump, rispetto, passione e determinazione come linee guida nel percorso della danza (e non solo).


Raccontare un mito a La SpeziaLa scuola di Penny Crump è sicuramente una delle più note e riconosciute in ambito spezzino. La validità di questa scuola di danza si evidenzia in particolare in ogni spettacolo che organizza a fine anno, che non è mai un puro e semplice saggio di fine anno, ma viene allestito prima di tutto al Teatro Civico della Spezia,  con una perizia e una dedizione tali che l'unico elemento che fa ricordare l'esibizione di una scuola é che improvvisamente compaiono tante piccole danzatrici, con i loro tutù e i loro visini spauriti di fronte ad una platea piena di persone che le guardano. Ormai è qualche anno che il nostro giornale segue le loro performance e quest'anno, dopo aver assistito allo spettacolo del 14 giugno 'Raccontare un mito', abbiamo pensato di fare qualche domanda a Penny Crump per capire meglio il progetto intorno alla sua scuola. Ci accoglie con la sua gentilezza e affabilità, accompagnata da quel suo accento inglese che la rende così caratteristica e particolare, esattamente come lei è.

 

Come nasce uno spettacolo?
Nasce da tanti fattori, ma principalmente io mi concentro sull'obiettivo, sul messaggio che voglio trasmettere. In questo casoRaccontare un mito a La Spezia il primo fine è quello di far si che tutti rendano al massimo. La prima cosa che cerco di fare è di non ripetermi mai, di creare sempre contesti nuovi, ma con l'obiettivo di far comprendere il percorso che facciamo fare alle nostre allieve che è contemporaneamente tecnico e musicale, sulla disciplina e l'autocontrollo. Vogliamo  dare l'opportunità ad ognuno di esprimersi secondo le proprie capacità, seguendo un percorso specifico. La tecnica la può imparare chiunque, ma la danza è arte e quindi bisogna canalizzare l'interiorità incoraggiando ognuno a esprimere se stesso.

 

Quest'anno avete realizzato uno spettacolo con una tematica bene precisa, vi siete ispirati alla Mitologia. Perchè questa scelta?
Volevo trattare un argomento che in certo qual modo parlasse delle origini della nostra civiltà, della nostra cultura. Io credo che la cultura greca sia alla base di tutto, perché ogni nostro pensiero viene da lì. Il Mito in particolare si compone di fiabe, di racconti inventati che però istigano l'immaginazione, la creatività, ma anche la ricerca. In pratica a mio avviso la mitologia racchiude intelligenza e arte. Ho voluto però essere precisa nella realizzazione di questo spettacolo e mi sono fatta aiutare da esperti. Mi sono rivolta così al Liceo Classico Costa e quindi alla professoressa Paola Palmieri che si è occupata di fare la ricerca per il nostro spettacolo.

 

Raccontare un mito a La SpeziaDella musica nello spettacolo invece cosa si può dire? Quest'anno ha voluto inserire dei brani suonati da ragazzi del conservatorio Puccini.
Anche quello non è a caso, abbiamo inserito quegli strumenti che in certo qual modo introducevano alla cultura del tempo. Le arpe per esempio sono rappresentative, benché allora fossero molto più piccole, poi il flauto traverso per ricordare il flauto di Pan e poi il violoncello nella parte dedicata alla Guerra. La musica è importante in uno spettacolo di danza, mi dicevano sempre che se la musica è bella almeno se lo spettacolo non è granché la gente può chiudere gli occhi e ascoltare...

 

Parliamo della sua scuola, qual'è il suo progetto di insegnamento?
Ho sempre pensato che una scuola non debba soltanto insegnare qualcosa, ma formare anche le persone. Vorrei che le nostre allieve venendo a scuola si sentissero sicure e imparassero anche a sentirsi sicure, perché da noi la loro interiorità è considerata importante. Da bambina frequentavo una scuola che non era altro che un locale sopra un magazzino di frutta e verdura, ma da quella scuola sono usciti un gran numero di artisti. La mia insegnante diceva che il suo scopo era 'far attraversare la porta', voleva dire che le ragazze dovevano trovare nella scuola una famiglia accogliente e quindi desiderare di venire perché trovavano un posto in cui stare bene e esprimersi. Questa è anche la mia idea di scuola e venendo in Italia ho cercato di portare qualcosa di nuovo. Al di là di questo perseguo un livello alto, con disciplina e arte, modificando sempre gli obiettivi e le scelte, perché l'arte è continua ricerca e quindi deve cambiare e crescere. Questo lo posso conseguire anche grazie ai miei ottimi insegnanti. Aggiornarsi e muoversi in direzioni diverse con rispetto, amore e disciplina.

 

Che cosa chiede alle sue allieve e in cosa consiste la loro preparazione? Come gestisce le varie abilità che Raccontare un mito a La Spezia immagino non siano uguali da una ragazza all'altra...
Innanzi tutto io non escludo mai nessuno. Le abilità innanzi tutto si sviluppano nel tempo, crescendo le cose cambiano, ma soprattutto vale molto di più la determinazione che la bravura e la tecnica.  Che va avanti è la testa, bisogna vedere quanto la persona ha volontà e voglia di dare. La determinazione sopra ogni cosa! E' quella che consente di organizzarsi, pensare a ogni aspetto della vita, far conciliare la danza con la scuola che non deve mai mancare perché ora più che un tempo avere un'alternativa di lavoro oltre la danza, è indispensabile. La volontà, che porta anche al sacrificio, fa si che tra il dotato e il determinato vada avanti il secondo. Inoltre ora ad una ballerina si richiede di essere versatile, di saper far di tutto, qualsiasi tecnica e stile, quindi lo sforzo è maggiore. In secondo luogo tengo conto dell'equilibrio delle ragazze e tardo a mandare al college perchè ritengo che stare in famiglia sia più importante e formativo per la persona. Di fondo credo che qualsiasi sia la loro strada le mie ragazze saranno comunque un buon pubblico, in grado di assistere con consapevolezza e coinvolgimento qualsiasi spettacolo musicale.

 

Il mondo della danza che momento sta vivendo?
In generale il mondo della danza è difficile come una volta, ma ci sono dei profondi cambiamenti. La tecnologia sta modificando il modo di vivere la danza. Con un tablet è possibile assistere e vedere un balletto magari realizzato dall'altra parte del mondo e in qualsiasi momento della nostra vita. Questo allontana dai teatri, quindi la richiesta è minore e i costi si alzano. Nei grandi teatri non si rischia  Raccontare un mito a La Speziacon spettacoli nuovi e i balletti sono sempre gli stessi, quelli classici, tradizionali che la gente gradisce comunque e quindi assicura il teatro pieno. Pero in questo modo non ci sono novità, né belle né brutte e quindi si rischia di fermarsi, di non crescere nella ricerca artistica... Le novità vengono relegate ai piccoli teatri, mentre la gente preferisce starsene comoda a casa propria con il tablet in mano. Il vero problema è portare la gente a teatro, far loro capire la differenza rispetto ad un tablet e che la partecipazione è diversa. Quello che si prova su un palco nell'esprimere le proprie sensazioni è unico, come unico è il coinvolgimento del pubblico, perché chi sta sul palco ha comunque raggiunto un obiettivo, quello di aver raggiunto una propria sicurezza di espressione.

 

Parlare con Penny Crump è sempre un piacere, pochi sanno trasmettere in modo così palpabile la passione che hanno per il loro mestiere, ma mi permetterei di dire anche per la vita, come espressione e creatività, come gioia e sostegno anche nel momento della difficoltà. Vedere un suo spettacolo significa vedere materializzata questa passione, concretizzata in ogni piccolo gesto delle sue giovani ballerine. Poi parlarne con lei significa invece scoprire che, se si sono notate piccole imperfezioni, queste hanno un'altra forma di perfezione, più importante e profonda perché sono motivate dalla cura per la persona e hanno uno scopo profondamente umano.

 

Foto di Riccardo Del Guerra

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