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Sergio Chierici e Anna Caprioli ci avvicinano alla musica e alla poesia del cinquecento, con  rivisitazioni e composizioni moderne.


O Love, I live and die in thee, un CD di musica raffinataIl 7 luglio, presso la libreria Contrappunto di La Spezia viene presentato il CD di un duo musicale di grande raffinatezza, Sergio Chierici e Anna Caprioli, strumenti  a tasto e voce. Abbiamo colto l'occasione per chiedere direttamente a loro informazioni sul loro progetto e sulla loro musica.

Un progetto musicale per due, com'è nato e quali sono gli intenti?

SERGIO) Il progetto a due, oltre alla condivisione nella vita quotidiana, nasce dopo anni di collaborazione musicale, in particolare con il sestetto vocale L'EsaEnsemble; l'intento è di sperimentare nuove forme compositive ed espressive, combinando la sonorità della voce con quella di diversi strumenti da tasto, antichi e moderni a seconda dei contesti. Nel progetto "O Love, I live and die in thee" il punto di partenza è nelle "songs and ayres" di John Dowland, di cui sono ripresi i testi con la composizione di musiche del tutto nuove per voce e pianoforte; in forma di concerto, i brani moderni sono affiancati alle melodie d'epoca con accompagnamento al clavicembalo.

Per coloro che non conoscono Dowland, ce ne potete parlare?

SERGIO) John Dowland è stato un compositore, cantante e liutista inglese, nato nel 1563 forse in Irlanda e morto a Londra nel 1626. Fu celebre in tutta Europa grazie anche al suo ruolo di musicista alla corte di Cristiano IV di Danimarca e poi di Giacomo I d'Inghilterra, ma anche per i molti viaggi, come quello a Parigi, o per i contatti con i compositori italiani. Ha scritto molto per il suo strumento, il liuto, con il quale accompagnava anche la voce; nei brani per canto, le melodie sono particolarmente felici e gradevoli all'ascolto anche per noi "moderni", al punto da coinvolgere personalità del mondo pop come Sting, che ha dedicato a Dowland il CD "Songs from the Labyrinth".

I testi invece di chi sono? Quali tematiche trattano?

ANNA) I testi sono quelli presenti nelle songs originali di John Dowland, scritti da poeti anonimi, o anche noti, a lui contemporanei e forse in alcuni casi di sua invenzione; abbiamo fatto una scelta delle strofe che rendessero l'idea delle tematiche da lui trattate: l'amore è sempre il tema principale e viene descritto nelle sue diverse sfaccettature e nel modo in cui è indicato anche nel titolo: “Io vivo e muoio per te”. Un sentimento quindi spesso sofferto, intenso, non corrisposto, fonte di dolore o al contrario di speranza, a cui lo spirito poetico fa da sostegno costante.

Come è ancora attuale il modo in cui trattano l'amore?

ANNA) Fondamentalmente il modo di amare e provare passione o sentimenti profondi è lo stesso in tutti i tempi: cambiano magari gli strumenti per esprimerlo, la libertà in cui le emozioni vengono comunicate o il modo più o meno diretto in cui si decide di spiegare quello che si prova. Dowland nei suoi testi dedicati all'amore parla di passione e morte, desiderio di felicità, nostalgia per un amore non corrisposto, in sostanza, esprime sentimenti romantici e il desiderio di un amore che duri per sempre. Quindi le sue canzoni, nonostante le generazioni che ci distanziano dalla sua epoca, sono attuali, almeno per chi pensa che l'amore occupa sempre il posto di più alto livello nella vita.

Com'è stato reinterpretare questi testi? Cosa ti ha coinvolto?

SERGIO) Da appassionato del genere della canzone d'amore, la lettura dei testi delle song di Dowland ha costituito la base emotiva per l'invenzione melodica, coerente con il metro del verso originale, ma legata ai sentimenti espressi con le parole, e sottolineati dall'intreccio sonoro con la parte strumentale. Poi si è trattato di trasferire queste emozioni nella mente e nelle dita, e riproporle nella forma più delicata ed espressiva possibile.

Nella tua carriera di compositore cosa rappresenta questa esperienza?

SERGIO) Ogni nuovo progetto compositivo ha una sua autonomia, ma permette di accrescere la propria esperienza di musicista. In questo caso, la difficoltà stava nel riuscire a trattare un testo antico cogliendone l'essenza e il "sentimento", e utilizzando una forma musicale in bilico tra la "song" inglese, il "lied", le "ballads" e la canzone popolare d'autore. Coniugare, insomma, antico e moderno, senza cadere in un eccessivo intellettualismo. Una strada che, sicuramente, sarà ancora percorsa in altri futuri progetti di questo tipo.

Cantare questo tipo di musica ha richiesto una particolare ricerca vocale?

ANNA) La scelta che ho fatto insieme a Sergio per cercare di interpretare al meglio le sue canzoni è stata quella di utilizzare il più possibile una sonorità naturale, semplice, suggerita, a volte, ma il più possibile lontana da una vocalità impegnativa, ricercata e troppo studiata, più adatta ad un repertorio musicale che è lontano da melodie come quelle del nostro disco, che si conciliano a testi in cui i pensieri espressi hanno bisogno di delicatezza, e di un canto che non si impone troppo sulle parole.

Cosa ti coinvolge di più di in questo tipo di musica?

ANNA) La musica creata da Sergio è, almeno per quanto mi riguarda, molto coinvolgente anche se non sempre immediata e facile da interpretare: questo non tanto per le melodie, più o meno orecchiabili, quanto per la sensibilità che ci sta dietro, raffinata ma nello stesso tempo molto vera. Ma, una volta che si è creata una completa sintonia, è facile farsi coinvolgere pienamente dalle melodie e quindi desiderare di esprimerne la forte intensità.

Invece cosa rappresenta per entrambi questa esperienza come duo musicale?

SERGIO) "O Love, i live and die in thee" non è solo un disco, ma il titolo di un concerto per voce e cembalo/pianoforte, che in questo momento stiamo proponendo in tournée in varie rassegne musicali e diverse situazioni sonore, come teatri, piccoli spazi aperti, ville storiche, sale da concerto, musei. Il progetto è stato anche il punto di partenza per altre proposte musicali, vari programmi di concerto per voce e organo ("Alternatim", "Antiche lodi") o il recital "Suoni nel vento", che comprende composizioni per piano solo e con voce, e "Quam pulchra es", l'intero quarto capitolo del Cantico dei cantici per voce e pianoforte con musiche originali. Il tutto in vista di altri progetti: il prossimo riguarderà un notissima personalità artistica e culturale del rinascimento italiano...

Infine, in un momento storico un po' provato, dal punto di vista culturale, come quello che stiamo vivendo, che apporto pensate possa dare una musica così colta e coinvolgente?

ANNA) Ogni nostro progetto nasce da un'idea correlata ad uno specifico contesto storico e culturale, che ne costituisce l'ispirazione e le fondamenta; aver lavorato per anni nel settore della musica "colta", ma anche il nostro personale modo di intendere la musica e l'attività artistica, rende naturale il rivolgersi a situazioni un po' di nicchia; tuttavia la scelta compositiva punta alla comunicazione, alla melodia e a quegli elementi che possano aprirsi ad un pubblico più vasto. L'intenzione complessiva, in ogni caso, è artistica e non didascalica: l'obiettivo è soprattutto quello di trasmettere il più possibile la nostra sincera e spontanea sensibilità interiore, sia in quello che viene da noi direttamente creato, sia nell'interpretare le composizioni di altri autori.

Altre informazioni sugli artisti e sull'acquisto del CD http://www.sergioeanna.it, oltre che l'invito all'incontro di lunedì 7 luglio alle 21,00 presso la libreria Contrappunto alla Spezia.

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