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Il racconto intenso e coinvolgente di un ufficiale giudiziario nell’Italia della grande crisi. Un libro sconvolgente, una denuncia forte della situazione attuale che racconta il dolore umano con sobrietà e stile.


Sfrattati. In edicola il libro di Giuseppe Marotta«Ecco, questo è il mio lavoro: porto in giro cattive notizie, recapito grane non da poco e raccolgo gli sfoghi altrui. Rincorro debitori incalliti o incolpevoli, e sfratto inquilini morosi. Ogni mattina, rovisto nella sporcizia delle vite altrui: di quelli che non rispettano i contratti, di quelli che non versano l’affitto, di quelli condannati a risarcire un danno che non vogliono risarcire, o di quelli che non pagano le cambiali e gli assegni che mi accingo, senza indugio, a protestare. Varco la soglia di case in cui aleggia la disperazione più cupa: case abitate da famiglie devastate dai debiti, monolocali occupati da mamme affrante, da padri ritornati improvvisamente single, da bambine orfane con genitori ancora vivi.

E in questi ultimi tempi di crisi m’intrufolo sempre più spesso negli alloggi di disoccupati depressi, di cassintegrati avviliti, di coppie licenziate nello stesso giorno dalla stessa fabbrica in cui si erano conosciuti, in cui si erano innamorati: la stessa fabbrica su cui avevano scommesso prima di metter su famiglia. In questi ultimi tempi, sempre più spesso, do ordine a fabbri solerti di cambiare le serrature di appartamenti oggetto di sfratto, perché io sono un ufficiale giudiziario e sono pagato per eseguire tutto ciò. Si dice che il mio sia il classico lavoro sporco che qualcuno deve pur fare. Ma vi assicuro che non è così: la professione è nobile e di ben altra pasta. […]

 

Ci vuole tatto per entrare in casa di sconosciuti, da soli, senza scorte, e chieder conto di un debito, minacciare un pignoramento o uno sfratto. Ci vuole tatto e coraggio.  Bisogna entrarci in punta di piedi nelle case altrui. E dicono che ci voglia una laurea. Io l’avevo, ed è forse per questo che sono diventato ufficiale giudiziario. Anche se a volte mi soffermo a pensarci per bene, e vorrei scoprire in quale giorno ho abbandonato i miei sogni. In quale incrocio ho sbagliato direzione, in quale punto la strada mi ha tradito. Quando ho detto addio ai miei desideri e in quale buca li avrò mai seppelliti. In nome di che cosa ho lasciato che i miei progetti svanissero? Io che sognavo una vita diversa. […]

“Con il lavoro che fa, l’ulcera è il minimo” mi rassicurò uno specialista un paio d’anni fa. “E mi raccomando una controllata alle coronarie, ogni tanto” concluse mentre m’invitava a rivestirmi. Ma come ho fatto a cacciarmi in questa situazione mi chiedo spesso? Come ho fatto a diventare un’Aquila nera. .»

 

Giuseppe Marotta ufficiale giudiziario con la penna di un poeta. Il suo è un racconto struggente e intensamente umano del nostro paese oggi. Il racconto di una crisi che colpisce sempre più persone. Marotta ci offre uno spaccato estremamente originale. Una visione di una prospettiva sconosciuta e inaspettatamente umana e compassionevole. E si mette in gioco in prima persona: lui figura odiata e temuta e allo stesso tempo garante di giustizia e artefice di mediazione. Nato a Pompei nel 1966 mentre frequentava la facoltà di Scienze Politiche a Napoli, per mantenersi agli studi ha partecipato a un concorso presso il ministero di Grazia e Giustizia e ha ottenuto il posto di commesso giudiziario a Milano. Una volta laureato, ha continuato la sua carriera durante gli anni di Mani pulite diventando ufficiale giudiziario, professione che attualmente esercita presso la Corte d’Appello di Milano. In relazione alla sua attività ha pubblicato con Giovanni De Filippo il manuale Le notificazioni civili: istruzioni per l’uso. Scrivere è la sua passione: scrive da sempre, racconti e poesie che hanno vinto numerosi premi (Premio di Poesia Città di Rivoli 2002; Premio Luigi Antonelli 2004; Premio Città del Noce 2003, Premio Mario Luzi 2006). Corbaccio ha pubblicato I bambini osservano muti.

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