Dopo il grande successo di Fisica quantistica per poeti (3 edizioni), Leon Lederman – premio Nobel per la Fisica che ha coniato l’espressione «particella di Dio» – e Christopher Hill ci spiegano con chiarezza cristallina cosa dobbiamo aspettarci dalla fisica dei prossimi anni.
Il 4 luglio 2012 il Large Hadron Collider (lhc) di Ginevra ha svelato l’esistenza della più elusiva delle particelle subatomiche, il bosone di Higgs. L’impresa, in cui l’Italia ha avuto un ruolo da protagonista assoluta, ha ottenuto enorme risonanza nei media. Parte del successo mediatico è senz’altro dovuto all’azzeccato nomignolo del bosone, inventato proprio dal premio Nobel Leon Lederman, coautore di questo libro: la «particella di Dio».
E Dio ci deve aver messo lo zampino, perché senza questa particella semplicemente non esisterebbe la massa. Cioè non esisterebbe niente. La scoperta ha fornito molte risposte in un colpo solo ma, come spesso accade nella scienza, ha anche portato un’infinità di nuove domande, alle quali i laboratori di tutto il mondo stanno ora cercando di dare nuove soluzioni.
Leon M. Lederman, premio Nobel per la Fisica nel 1988 per i suoi studi sui neutrini, lavora presso la Illinois Mathematics and Science Academy, è diretttore emerito del Fermi National Accelerator Laboratory (Fermilab) di Batavia ed è professore emerito presso l’Illinois Institute of Technology. Ha pubblicato La particella di Dio. Se l’Universo è la domanda, qual’è la risposta? (1996).
«Un tour de force di fisica, reso semplice».
«Times Literary Supplement»
In libreria dal 13 novembre 2014
Pagine 368 – Euro 25