Un nuovo viaggio per il Premio Nobel e Maestro Dario Fo, ma ciò che resta di lui è nella storia italiana.
Con piena commozione, mi accingo a costatare la scomparsa del Premio Nobel e Maestro Dario Fo in questa mattina autunnale. Il cadere delle foglie miste alle castagne sui viali di Bologna e una leggera pioggerellina sembrano accompagnare il mio stato d’animo a volte con un mezzo sorriso, ripensando al momento in cui lo conobbi. Erano gli esordi della mia carriera giornalistica, e come sempre, ero inviato per un servizio dal giornale in cui lavoravo in quel periodo. Vestito di tutto punto quasi da essere scambiato per uno degli oratori, la conferenza stampa era organizzata nell’Aula Magna di Santa Lucia in via Castiglione a Bologna e correva l’anno 2007. La presentazione alla stampa della 7 edizione di Human Rights Nights, il festival dedicato al tema dei diritti umani e sala interamente gremita in ogni posto.
Dopo le orazioni dei diretti interessati, vedo la possibilità di poter conoscere e salutare il Maestro Dario Fo. Un po’ con imbarazzo e un po’ con fare ardito, raggiungo il palco degli oratori, attendo l’occasione di uno sguardo che si volge verso di me e come un falchetto, tendo la mano a colui che con uno dei gesti più naturali che l’essere umano può fare nel esprimersi con un sorriso, mi smonta in una frazione di secondo, il timore di aver di fronte un’iconografia vivente teatrale e un Premio Nobel.
Con voce ancora tremante, credo di aver stroppiato anche il mio nome nell’atto delle presentazioni, il Maestro ha voluto conoscere ciò e chi rappresentavo in quel momento e proprio parlando del mondo dell’arte, i consigli ricevuti sono poi divenuti fondamentali per il mio percorso lavorativo ma soprattutto personale. Come germogli, sono cresciuti nel tempo, mi hanno fatto comprendere e concepire il mondo del teatro ma in primis quello dell’arte. Gli stessi consigli, si sono figurati come tratti del nostro dna, dei segmenti distintivi che abbiamo l’obbligo in qualche modo, di tramandare inconsapevolmente o consci ai nostri posteri, che attendono solo di essere cibati per poter crescere nella vita.
In una delle sue citazioni riferiva. “Se mi capitasse qualcosa, dite che ho fatto di tutto per campare”. Be di certo a noi che lo abbiamo conosciuto di persona o tramite il teleschermo, qualcosa c’è capitato, siamo cresciuti con lui in questa sua avventura terrena rendendo il giullare come amava definirsi, un ricordo indelebile molto più dei tanti Re che lo hanno preceduto. Buon Viaggio Maestro
