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A inaugurare il 67° Ciclo di Spettacoli classici al Teatro Olimpico, promosso dal Teatro Comunale di Vicenza, la regista siciliana, curatrice dell'intero evento, propone il suo spettacolo basato su un'intervista al mostro monocolo e a Ulisse fino a interrogare un terzo protagonista.


Polifemo, Ulisse, Emma DanteLa figura di Polifemo curata da Emma Dante per lo spettacolo “Io, Nessuno e Polifemo” ha il volto duro e la fronte occipitale di Salvatore D'Onofrio, veste in completo grigio e camicia bianca, proprio come Ulisse, interpretato da Carmine Maringola. Ciò che li separa sul palco è l'atteggiamento. Il re di Itaca, infatti, ha la storia dalla sua parte, ha secoli di consacrazione della sua furbizia e della sua arroganza che gli permettono di essere altezzoso e superbo nei confronti di un pacifico, dimesso e comunque rabbioso Polifemo. La Dante si pone in mezzo ai due nelle vesti di un'intervistatrice indagatrice e riveltrice, indossando lo stesso completo dei due antagonisti, con il desiderio di creare due nuove figure, due nuove visioni di Polifemo e Ulisse a partire dalle loro stesse parole.

La parola definisce i ruoli degli attori sulla scena. Quella pronunciata dalla Dante è chiara e schietta ed è scandita dalla sua voce chiara e cristallina. I due duellanti rispondono alle due domande in napoletano. Ulisse afferma di parlare questo dialetto in quanto si considera il re dei furbi e quindi  può parlare solo la lingua partenopea, mentre Polifemo spiega alla donna che la storia, le tradizioni, le credenze l'hanno ingannata e la sua origine, infatti, è sotto il Vesuvio e non sotto l'Etna.

Nel vocabolario della Dante alla parola si affiancano musica e danza. La regista concede il palco ai due protagonisti del mito i quali creano uno show fatto di coreografie e sonorità contemporanee, eseguite live da Serena Ganci. Con un balletto pop e televisivo il “nuovo” Ulisse esprime tutta la sua tracotanza e l'amore indiscusso per Penelope, mentre il Ciclope in una danza macabra si rivela come un sadico mangiatore di uomini, ma al contempo anche come un pacifico e tranquillo pastore, imbastardito e corrotto dagli inganni di Ulisse. La danza, inoltre, è espressione anche di tre ballerine, Federica Aloisio, Giusi Vicari, Viola Carinci, coreografate da Sandro Maria Campagna, che aprono lo spettacolo con una coreografia ritmica e scomposta, come fossero dei burattini nella mani di un potere superiore. Liberano gesti e movenze in una danza nevrotica e folle, imbrigliate nella tela di Penelope, per visualizzare lo stato di perenne attesa della moglie di Ulisse.Polifemo, Ulisse, Emma Dante

L'impianto concettuale e tecnico dello spettacolo così organizzato propone, quindi, un'alternanza di scene con musica e danza a scene solo di dialoghi. Tale rapporto a volte, però, appare sbilanciato per intesità verso le prime, per cui la parola in alcuni momenti non riesce a catturare l'attenzione dello spettatore nonostante la misurata e precisa interpretazione degli attori.  

Ciononostante tutti questi elementi permettono di definire “Io, Nessuno e Polifemo” uno spettacolo sul teatro. La Dante, infatti, organizza una messainscena che utilizza gli elementi intimi di questa arte, come la parola, il movimento, la musica, l'uomo, in una cornice quale il Teatro Olimpico di Vicenza che è la sua rappresentazione eterna e consolidata, attraverso la sua scena fissa. L'obiettivo della regista è, dunque, dimostare come il teatro sia il luogo dell'immaginazione, della proposizione del diverso, di una nuova percezione e considerazione anche della storia, delle tradizioni e convenzioni.

Emma Dante immagina un'intervista impossibile a Polifemo, viaggiando metaforicamente all'interno della sua mente, come afferma D'Onofrio alla fine dello spettacolo “Immense sale vuote mi scorrono dint'e vene, sorde e mute. Andate! Visitatele tutte!”, per configurare nuovamente la sua immagine.  La regista girovaga  nella sua psiche e nei suoi pensieri, per giungere all'uscita attraverso la porta di Tebe illuminata in fondo alla prospettiva centrale del teatro, e lasciare, così, i due antagonsti all'immaginario confronto eterno nella testa del ciclope.
“Io, Nessuno e Polifemo” ha il merito, dunque, di confermare l'idea che il teatro è luogo di rilfessione, stimoli e soprattutto proposta di nuove idee, immagini e ha anche il potere di sfatare miti, storie e tradizioni.

Crediti foto: Colorfoto Artigiana – Vicenza

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