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Il 30 agosto, l'ultima produzione BabydocFilm, sul mondo dei film per matrimoni che in Puglia non conosce crisi.


Nozze d'agosto, la presentazione a VeneziaSi danno appuntamento in campagna. Il primo bacio, le scorribande in Vespa. E’ tutto vero, si chiama: amore. Ma i due non sono soli. Fuori campo, li spiano le telecamere della troupe di Mauro, regista pirotecnico di film matrimoniali. E alle spalle di Mauro, altre telecamere: quelle dirette da Andrea Parena, che a sua volta filma l’uomo che filma il matrimonio.

E’ il copione di “Nozze d’agosto”, documentario che la Mostra del Cinema di Venezia definisce “tenero e buffo”, presentandolo alle Giornate degli Autori, “Venice Days”.

Un tuffo al cuore, letteralmente: «Venezia ha apprezzato il nostro lavoro – dice Andrea – pur avendo ricevuto solo una copia provvisoria appena montata, in formato dvd, senza ancora neppure il mix audio e la correzione-colore. Hanno capito lo spirito del film, la sua intenzione: esplorare un mondo con ironia affettuosa, senza scadere nel facile folklore, nel trash dei matrimoni organizzati».

Siamo in una cittadina del sud Italia, fragrante latitudine pugliese. Nel pieno dell’estate sbocciano sposalizi dal saporeantico, eppure i più richiesti sono loro: i nuovi professionisti del matrimonio in formato digitale. Filiera corta: Mauro de Pinto è il regista specializzato in filmini di nozze, mentre Max Pansini è un veterano della notte: una vita sulla strada, nei panni di un esperto dj.

Poi c’è Nico Spadavecchia, che la musica la suona e la canta dal vivo, trascinando il suo gruppo fino al culmine notturno della festa. L’amore nuziale ricostruito, preparato, rievocato, celebrato e filmato da una piccola gang di factotum, pieni di talento per l’improvvisazione. E poi c’è Roby (Roberto Pansini), che ha creato in paese una “piccola Hollywood”, dove il glamour nuziale diventa pubblico e fa strage di applausi: nell’unico cinema, si proiettano i migliori filmini di matrimonio girati nel distretto mediterraneo dell’olio extravergine, delle orecchiette e degli imbattibili frutti di mare.

«Questo strano documentario è stato un vero salto nel buio, vicinissimo all’approccio della commedia», ammette Andrea Parena, classe ’77, formatosi al Dams di Torino e reduce da film-verità su temi scomodi come la tragedia della Thyssen e il documentario “Rata Nece Biti”, operazione-memoria (senza anestesia) sull’eredità della guerra civile in Bosnia: lavoro diretto da Daniele Gaglianone, premiato col David di Donatello. Co-fondatore nel 2007 della piccola casa di produzione BabydocFilm, insieme a Enrico Giovannone (montaggio) e Francesca Frigo (produzione e fotografia), Parena ha sviluppato un autentico sodalizio con Gaglianone: dal film “Pietro” prodotto con Gianluca Arcopinto all’ultimo lungometraggio del 2011, “Ruggine”, con Accorsi e Mastrandrea, Valeria Solarino e Filippo Timi, co-prodotto da Domenico Procacci per Fandango e montato nella “tana” torinese del rione Vanchiglia. E’ la base logistica di Babydoc, attualmente impegnata per l’ennesima missione: un documentario sulla valle di Susa alle prese col problema-Tav, sempre diretto da Gaglianone e co-prodotto dallo stesso Procacci.

No-Tav, Balcani, operai arrostiti nel rogo dell’acciaieria: e “che c’azzeccano” i matrimoni pugliesi? Anche quelli sono Italia, naturalmente. Più che mai: una fotografia del Sud scattata attraverso l’istituzione più eterna e irrinunciabile, anche al tempo della grande crisi. Nonostante Monti e la Fornero, ci si sposa ancora e non si bada a spese. Non c’è spread che tenga: sulla riviera adriatica, tra il Gargano e il Salento, il giorno delle nozze resta una cosa così seria da alimentare un’economia locale che mette alla prova tutti, sposini e parenti, addetti al cerimoniale e naturalmente anche loro, i professionisti del set, veri registi della festa.

Vite che si tengono insieme: «Mauro, il regista, si diverte un mondo coi futuri sposi, fa il buffone, li mette a loro agio». E’ fiction: devono ricostruire “l’anteprima”, cioè il primo incontro e poi il fidanzamento, fino alla vigilia del fatale “sì”. E attorno alla mini-troupe matrimoniale, i globetrotter della festa: dal giovane apprendista alla star locale della musica dal vivo. E poi Max, il richiestissimo dj: «E’ un lupo solitario ai confini del mondo», racconta Andrea. «Abbiamo condiviso chilometri, seguendo il suo vagare da una festa all’altra. Fa questo mestiere da vent’anni, c’è in lui una sorta di amarezza poetica, pienamente consapevole».

Tenero e buffo, per i giurati di Venezia, il film di Andrea e della sua giovane “famiglia” torinese in trasferta sul litorale delle Puglie. «Ci sono sfumature, sentimenti, caratteri». Emozioni parallele: quelle dei “professionisti di matrimoni”, a tu per tu con le trepidazioni dei loro giovani clienti, innamorati e autoironici quanto basta. «Il film lo abbiamo costruito insieme, diventando complici», ammette Andrea. «Ho conosciuto Roberto dopo aver visto il sito di “MatriMovie” su Internet [ www.matrimovie.it ] . Mi aveva colpito la sua idea di proiettare dentro i cinema di paese i filmini di matrimonio, così ho deciso di conoscerlo e sono andato a Molfetta, dove ho incontrato tutto il suo entourage di professionisti delle feste di nozze. Mi è subito sembrato un mondo molto interessante e abbastanza distante dal mio da farmi venire il desiderio di buttarmici dentro e raccontarlo».

Si poteva costruire un film sull’enorme business del matrimonio, sul dispendio di denaro in tempi di crisi, sull’indebitamento degli italiani a causa delle nozze. E invece, niente pregiudizi: «Il nostro è il racconto dell’incontro tra chi filma e chi viene filmato».

Due realtà, due immaginari: «Da una parte noi della troupe con la nostra attrezzatura e la ricerca quotidiana di soggetti e luoghi da riprendere, e dall’altra loro, i “professionisti” del matrimonio, collaudatissimi nel recitare la loro parte dentro un grande spettacolo popolare». La camera, quasi sempre su cavalletto, costruisce quadri della quotidianità dei personaggi: il romantico filmino matrimoniale dentro una cava che sembra il set di un film western si trasforma in qualcosa di straniante. Rituali che girano in circolo, come la giostra dei cavalli la cui musica diventa la colonna sonora del film. Le giornate passano scandendo il tempo di ognuno, un lavoro costruito intorno a riti che si ripetono. La notte li coglie a chiacchierare al solito bar. Alla fine dell’estate, la festa di Santa Maria dei Martiri, con le barche che portano la Madonna in mare, fa calare il sipario anche sull’ultima stagione. Amore mediterraneo, umanità e amicizia made in Italy. E vissero felici e contenti, alla faccia della stramaledetta crisi.

Fonte: http://www.libreidee.org

 

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