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Nell'ultimo fine settimana di gennaio il Teatro Comunale di Treviso ha proposto La Cenerentola scritta da Jacopo Ferretti e Gioacchino Rossini nella regia di Lorenzo Regazzo che si distingue per aver restituto lo spirito originario del testo attraverso una scelta ben precisa.


La Cenerentola di AlidoroL'elemento teatrale di maggior rilievo nell'adattamento de La Cenerentola curata da Lorenzo Regazzo e prodotto da Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e Teatri e Umanesimo Latino S.p.A. è il personaggio di Alidoro, interpretato da Fabrizio Beggi, filosofo e maestro del principe Don Ramiro. Nel suo muoversi nella storia e tra i personaggi, il regista gli affida lo svolgimento narrativo dell'opera che si articola in inganni, sotterfugi, tradimenti, ma anche gioisità e amore, come quello tra Angiolina, Chiara Amarù, e Don Ramiro, Lu Yuan.

Alidoro, infatti, è il primo personaggio a comparire in scena. Appare sul proscenio intento a riporre in una valigetta tutti gli oggetti simbolo dello spettacolo: il bracciale che Don Ramiro regalerà a Cenerentola; una pistola, in riferimento al goffo tentativo di suicidio di Don Magnifico, Umberto Chiummo, quando scopre dell'amore tra il Principe e la figliastra Angiolina; un boa di struzzo appartenente alle barocche ed eccessive figlie dell'uomo, Clorinda e Tisbe, rispettivamente Caterina di Tonno ed Elisa Barbero.

La scena successivamente si svolge all'interno del palazzo di Don Magnifico. Qui  Alidoro, travestito da mendicante, si intrufola per chiedere degli omaggi di cibo e vestiti alle figlie del signore. Queste perfide ed egoiste non gli concedono alcun dono, al contrario di quanto fa Angiolina, ponendo così in risalto l'animo puro e generoso della ragazza. L'uomo, quindi, decide di difendere la causa della giovane, umile cameriera nella casa del patrigno. Alidoro quindi, all'arrivo di Don Ramiro e del suo cameriere, Dandini (Clemente Daliotti), presenta la giovane ai due, nonostante Don Magnifico l'avesse appositamente nascosta. Successivamente l'uomo l'aiuta a prepararsi e la conduce al palazzo del principe di fronte allo stupore generale e soprattutto del patrigno e delle sorellastre che avevano volutamente lasciato a casa Angiolina.La Cenerentola di Alidoro

Il personaggio di Alidoro, quindi, è utilizzato per smascherare le vere nature dei personaggi. Per questo sulla scena l'uomo appare come uno scaltro investigatore, deus ex machina, in apparenza distante da tutto, ma in realtà con spirito giocoso e fintamente serio, orchestratore di tutta la vicenda. É l'anima frizzante e sempre attiva che aleggia e corre intorno agli altri protagonisti dell'opera, senza mai realmente toccarli, ma lasciando che le loro azioni mettano in evidenza lo spirito divertente del testo di Ferretti e Rossini.

In scena, quindi si respira un'atmosfera fiabesca e allo stesso tempo reale. Regazzo, infatti, in collaborazione con Guia Buzzi allestisce una cornice colorata, vistosa e abbondante che seppur rimandi a un contesto fiabesco, richiama l'interno di una casa di oggi, così da rendere la narrazione più veritiera. Anche i personaggi si accordano su questa doppia valenza. Tisbe e Clorinda, infatti, sono due ragazze viziate e dispettose, ma contemporaneamente buffe e ridondanti. Don Magnifico, invece, è borioso e tracontate e vive ancorato al suo mito Elvis, come tanti nostalgici. Queste caratterizzazioni rendono lo sviluppo narrativo vibrante, coinvolgente e fluido, perché non risultano  mai troppo eccessive, né ridondanti.

La Cenerentola di AlidoroSe, quindi, l'impianto teatrale dell'opera di Regazzo appare ben organizzata, non si può dire la stessa cosa per la parte cantata. Il pubblico ascolta le arie e i duetti senza particolari accenti, per la maggiore concentrazione dei cantanti nel rende efficace la loro interpretazione. Solo Chiara Amarù propone delle sfumature timbriche davvero intense, forse perché è proprio dal suo cantato, più che dai suoi gesti, che traspare la bontà e la purezza di Angiolina

Al contrario il tenore cinese, Lu Yuan si è distinto per una scarsa dizione e una tecnica incerta. La  direzione del M° Sergio Alapont, inoltre, non supporta i cantanti, né il brio proposto sulla scena. La musica si attesta come sottofondo indeterminato che non detta i tempi dell'azione e non crea il contesto adeguato per l'espressione delle arie rossiniane sontuose e vibranti. Ciononostante la regia di Regazzo convince e diverte, perché è riuscita a rendere lo spirito frizzante e di intrattenimento scritto e voluto da Ferretti e Rossini.

Credito: Foto Piccinni - Treviso.

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