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Antonio Latella, regista giovane ma già di affermata fama, rivisita il testo di Tennessee Williams fornendo un nuovo punto di vista più moderno, efficacie e ampiamente comprensibile.


Il nuovo Un Tram che si chiama desiderioSi può tracciare una semiologia dello spettacolo Un Tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams tradotto da Masolino D'Amico con la regia di Antonio Latella e prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Stabile di Catania attraverso l'analisi dell'uso della luce, della funzione del microfono, del valore della scenografia e del trattamento dell'icona.

1. Luce. Invade la platea, il teatro, gli occhi del pubblico e la loro mente. Sono luci di riflettori, luci stroboscopiche, neon, fari, lampadine posizionate sul proscenio. Una luce sottile e fioca rimane accesa anche sulla platea del teatro. La luce ha lo scopo di illuminare, di porre in evidenza il dramma, di sottolineare gli sbalzi d'umore della psiche disturbata e confusa di Blanche interpretata in maniera profonda, sentita, strepitosa e affascinante da Laura Marinoni.

2. Microfono. Tutti i protagonisti, tranne Blanche, utilizzano il microfono. Il personaggio del Dottore, Rosario Tedesco, e quello dell'Infermiere, Annibale Pavone, in maniera costante in quanto la loro voce narrante deve apparire come lontana, un ricordo immerso nell'eco, nella mente ottenebrata e imbambolata di Blanche. Al contrario quando Stella, Elisabetta Valgoi, Stanley, Vinicio Marchioni, e Mitch, Giuseppe Lanino, parlano al microfono è per procurare un trauma, una scossa, un disagio alla stessa Blanche. É come se lei nella sua seduta dallo psichiatra a cui narra la vicenda che accade ricordasse con maggiore vigore quelle determinate frasi.

3. Scenografia. Esiste ma non esiste. Ricrea l'interno di un appartamento con un letto, un vasca da bagno, delle sedie e un tavolo, ma in maniera minima. Questi oggetti sono presenti nella loro struttura, con ancora la plastica dell'imballo, ma non sono arredati, come la mente povera e priva di senno di Blanche. É ancora la sua psiche che induce Annelisa Zaccheria la scenografa, a ideare queste scene concettuali che si intersecano e Il nuovo Un Tram che si chiama desideriorendono difficoltoso il movimento degli attori in quanto devono saper districarsi nel labirinto contorto della mente della protagonista. Il Dottore, per questo motivo, rimane sempre ai margini della scena, proprio perché deve approcciarsi con il dovuto distacco.

4. Mito. Latella azzera il mito di Marlon Brando, di Vivien Liegh, del film di Elia Kazan e del testo di Williams. Anche gli Stati Uniti paese in cui ogni sogno si può realizzare è rimpicciolito dal ballo invasato che Mitch compie sulle note di Wholla Lotta Love dei Led Zeppelin con la bandiera americana appunto in testa. Nella messa in scena esiste solo il dramma di Blanche. L'icona è relegata sulle magliette.

Latella sposta il centro d'analisi dai temi principali del testo di Williams, la paura dello straniero, l'omosessualità, la fragilità dell'uomo, la società americana maschilista degli anni Cinquanta, alla mente di Blanche, il luogo dell'azione, il vero spazio scenico. In questo modo estrapola il testo dal contesto sociale e storico degli anni Cinquanta americani, per renderlo maggiormente contemporaneo.

Il regista, infatti, vira ogni elemento stilistico, dalle musiche, ai costumi, al linguaggio verso la psiche di Blanche e verso la fragilità dell'uomo di oggi, temi più vicini all'uomo contemporaneo. Riesce a utilizzare elementi stilistici moderni su un testo di circa settant'anni con equilibrio e armonia senza creare distacchi narrativi o contrapposizioni concettuali.

Questo è il vero valore della messa in scena di Latella oltre a una comunicabilità perfetta. Seppur lo spettacolo appaia ostico e spigoloso per il forte utilizzo delle luci, per le musiche ad alto volume e per la bravura degli attori che riescono a creare un contesto di instabilità emotiva veritiero, chiunque riesce a comprendere tutto questo e a spiegarsi il perché delle scelte registiche.

 

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