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Arriva al cinema il restauro del primo lungometraggio di Alain Resnais, scritto da Marguerite Duras.


Hiroshima mon amourDa lunedì 28 aprile in 70 sale italiane, il restauro di Hiroshima mon amour realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna. Un’occasione per riscoprire gli esordi di Alain Resnais, maestro della Nouvelle Vague scomparso da poche settimane a 91 anni, e ricordare il centenario della nascita della scrittrice francese Marguerite Duras, nata il 4 aprile 1914. Hiroshima mon amour è il nuovo titolo del progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema della Cineteca di Bologna e Circuito Cinema per portare in prima visione i classici restaurati.

Il ricordo di Alain Resnais e il centenario di Marguerite Duras
Un tuffo in piena Nouvelle Vague, con il primo lungometraggio di finzione di Alain Resnais, che firmò un film destinato a segnare l’immaginario cinematografico mondiale, affidandosi alla penna della scrittrice Marguerite Duras (candidata all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale). Diretto nel 1959 tra la Francia e il Giappone, Hiroshima mon amour è il film che lancia Emmanuelle Riva, ora riscoperta dal grande pubblico grazie al successo internazionale di Amour di Michael Haneke.

E mentre il cinema piange ancora il maestro 91enne, scomparso solo poche settimane fa, il 1° marzo, l’arrivo nelle sale italiane – da lunedì 28 aprile, grazie al progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema della Cineteca di Bologna e Circuito Cinema – del restauro di Hiroshima mon amour, realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata, si trasforma in una doppia occasione per ricordare Alain Resnais e Marguerite Duras, della quale si celebrano nel 2014 i cento anni dalla nascita (avvenuta il 4 aprile 1914).

La programmazione a Bologna al Cinema Lumière
A Bologna, il restauro di Hiroshima mon amour, in versione originale francese con sottotitoli italiani, sarà in programmazione al Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini, 2/b) ogni lunedì e martedì alle ore 18, 20.15 e 22.15.

La scrittrice e il regista: la testimonianza di Marguerite Duras
Proprio Marguerite Duras, che con Resnais ha costruito passo dopo passo ogni tassello del film, ha raccontato così il lavoro tra lei e il regista: “Prima di girare, Resnais ha voluto conoscere tutto, sia della storia che stava per raccontare, sia della storia che non avrebbe raccontato, quella dei nostri personaggi. Ha voluto sapere tutto della loro giovinezza, della loro esistenza prima del film e anche, in una certa misura, il loro avvenire dopo la storia raccontata nel film. Ho quindi inventato delle biografie dei nostri personaggi.Hiroshima mon amour

E Resnais, a partire da queste biografie, vi si è approcciato attraverso l’immagine, come se integrasse un film già esistente nella vita anteriore dei personaggi. Una volta fatto questo, una volta stabilite le coordinate sociali e psicologiche dei personaggi, sia attraverso il loro passato, sia attraverso il loro avvenire, Resnais ha voluto che fosse chiaramente stabilito perché ci interessavamo a loro. Solitamente, i cineasti si domandano se la storia che vogliono raccontare sia d’interesse per il pubblico. Invece Resanis si è domandato se la storia che stava per raccontare avesse interesse per lui. Mai una sola volta l’ho sentito parlare di quello che sarebbe dovuto piacere al pubblico. Resnais sa straordinariamente bene quello che vuole fare, come e perché lo vuole. Prima di conoscerlo e di lavorare con lui, non potevo immaginare che – come cineasta – potesse essere così solo. Resnais lavora come uno scrittore”.

Il restauro: la supervisione di Renato Berta
Un restauro realizzato attraverso un lungo e complesso lavoro, a partire dal negativo-camera e da un controtipo positivo di prima generazione. Particolare attenzione è stata riservata al rispetto della grana originale del film, che ha caratteristiche diverse soprattutto tra le parti giapponesi e quelle francesi ma anche nei molti e diversi stock di pellicola montati nel negativo. Il restauro ha rispettato pienamente l’estetica originale del film e il grading, curato da Renato Berta, è stato portato avanti grazie alla sua grande esperienza di direttore della fotografia e al costante riferimento a una copia d’epoca. Il restauro del suono è stato fatto, seguendo le indicazioni di Resnais, nel modo più trasparente possibile e nel pieno rispetto delle sonorità della copia d’epoca che anche in questo ambito ha costituito un importante riferimento.

Renato Berta, che di Alain Resnais è stato collaboratore a partire da Smoking/No Smoking del 1993, ha così descritto il proprio lavoro di supervisione a questo nuovo restauro di Hiroshima mon amour: “Non ci troviamo di fronte a un film classico in cui la fotografia è invariata dall’inizio alla fine. La narrazione del film è perfettamente lineare ma basata sulla discontinuità del montaggio fotografico, temporale e geografico. Il lavoro che ho fatto su questo restauro ha rappresentato un viaggio inusuale e affascinante nel cuore del film. Spesso mi è sembrato di avere accesso alle dinamiche più profonde dei diversi creatori: i due direttori della fotografia, gli attori e, naturalmente, il regista. Spero di non aver tradito le loro intenzioni”.

Modernità di Hiroshima mon amour e la censura italiana
Un film la cui portata di modernità venne colta immediatamente da un critico come Jean Douchet, che già nel 1959 scriveva: “Moderno, Hiroshima mon amour lo è anche per il suo soggetto. È la tragedia dell’impossibilità dell’unione e della pienezza di sé. È la vittoria della segmentazione, della dissociazione, del frammentario. È impossibile essere totalmente uno perché viviamo nell’istante e ogni istante ci condanna alla nascita ma anche alla morte di una parte di noi stessi. È forse il simbolo profondo della prima immagine del film. Si vedono solo due corpi abbracciati, entrambi indistinti mentre li ricopre una pioggia di cenere.

Hiroshima mon amourQuesta cenere si può immaginare sia la stessa della bomba atomica, ossia come quella delle vestigia della guerra che ricadono ancora sul presente e lo contaminano. Ma io preferisco vedervi il simbolo di una dialettica dell’istante: nello stesso tempo in cui questi individui si incendiano l’uno per l’altro (come viene detto ad un certo punto nel testo) già li ricopre la cenere di questo fuoco, la cenere dell’oblio”.
Ma quei corpi incendiati, nel 1959, il pubblico italiano non li vide: troppo moderni, forse, per la nostra censura, che tagliò così una delle sequenze più emblematiche di Hiroshima mon amour. Finalmente, ora, quei corpi incendiati vedono la luce nelle sale cinematografiche italiane.

L’omaggio ad Alain Resnais al Cinema Lumière
La Cineteca di Bologna prosegue inoltre l’omaggio ad Alain Resnais con altri nove titoli, in programma fino a domenica 11 aprile al Cinema Lumière: Vous n’avez encore rien vu (sabato 26 aprile, ore 20); La vita è un romanzo (30 aprile, ore 20); Providence (sabato 3 maggio, ore 20); Notte e nebbia e L’anno scorso a Marienbad (domenica 4 maggio, ore 20.30); Van Gogh e Je t’aime, je t’aime. Anatomia di un suicidio (mercoledì 7 maggio, ore 17.30); Mélo (venerdì 9 maggio, ore 22.15); Mon oncle d’Amérique (domenica 11 maggio, ore 18).

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