Scomparso da pochi giorni il regista Veneziano Gianni da Campo.
E’ venuto a mancare a Venezia Gianni da Campo all’età di 71 anni,dopo una malattia, un regista storico o meglio un artigiano del cinema, insegnante di lettere, traduttore e conoscitore in Italia dell’opera di George Simenon. Il suo cinema anticonformista, dalle tematiche forti per l’epoca come la repressione delle istituzioni, l’omosessualità e la pedofilia.
Film molto particolari, magari non perfetti ma ricchi di grande sensibilità e umanità che gli hanno complicato la possibilità di avere un’ampia diffusione. Alla Mostra del Cinema di Venezia due anni fa fù proiettata una sua retrospettiva dal titolo: ”Pagine Chiuse” opera d’esordio. Gianni da Campo nel 1968, partecipò al Festival di Cannes invaso dalle polemiche in quanto trattava la vita di un giovane ragazzo che dopo il divorzio dei genitori si ritrova in un collegio.
Ma purtroppo la critica “Perbenista” stroncò la proiezione, che puntualmente veniva presentata al mattino. Fu un film molto tormentato, vi era la mancanza di fondi, infine editato grazie a Valerio Zurlini e all’Istituto Luce. Il film uscì ma la riuscita non riscosse successo, a Venezia venne visto un solo giorno, il suo cinema era troppo controcorrente, stimolante e ribelle per cavalcare le onde del suo tempo.
In seguito Gianni da Campo anticipava il femminismo con le sue opere: ”La ragazza di passaggio” nel 1970 e “il sapore del grano” nel 1986. Il sapore del grano fu la sua opera più famosa, riscosse molto successo, prese come premio la targa Kim Arcalli al Festival del Cinema Neorealistico nel 1986. Un opera basata sull’infatuazione tra alunno e supplente tema che ancora oggi risulterebbe tabù, per i percorsi personali e intimistici.
La morte del regista, lascia un grande vuoto nel mondo del Cinema, non ci resta che dire addio Gianni in maniera anticonformista, proprio come lui stesso desiderava mentre il suo sapore del grano aleggia nell’aria come una piuma nel vento.