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Attore, doppiatore e sceneggiatore ma più di tutto, un personaggio con alte qualità umane.


Roberto Montefusco, una voce fuori dal coroSi fa presto a riconoscere un attore dalle foto apparse sui vari giornali, non spesso, i tanti bravi doppiatori che di alto valore, il nostro paese forma in continuazione. Da Giancarlo Giannini doppiando Al Pacino alternato con Ferruccio Amendola in cui ricordiamo nella voce di Silvester Stallone a Francesco Pannofino voce ufficiale di Geoge Clooney e Denzel Washington. La voce di Roberto Montefusco una rarità al pari di solo altre tre voci nel panorama nazionale ma oltre alle sue doti canore, vi è tanto repertorio artistico.

Nella tua biografia si legge “inizi la sua carriera come scrittore di testi basati sulla ricerca dei misteri della vita e la sua interpretazione”. Quale secondo te rimane il vero e più grande mistero?

Bella domanda, il mistero in realtà è soggettivo in quanto tutto dipende dalla voglia che abbiamo di ascoltare la vita, osservarla e soprattutto comprenderla senza anteporre giudizi. Il mistero non esiste per come la vedo io poiché a tutto c'è una spiegazione logica e veritiera (cioè che funziona), siamo noi che abbiamo difficoltà ad accettare a volte tali rivelazioni o scoperte a causa del culto, della classica educazione ricevuta, dagli esempi in cui nei primi anni di vita, siamo portati ad imitare. Il primo risveglio per ognuno di noi è proprio quando decidiamo di tentare la demolizione degli schemi, i residui che pesano sulla nostra crescita e che non servono. Un po come quando i primi mesi di vita impariamo a camminare, dapprima si sta attenti a come fare il passo successivo ma poi quando impari a camminare togli dalla tua mente l'attenzione per il passo successivo, lo fai e basta.


Attore, doppiatore, sceneggiatore, in quale di queste arti riesci a dare il meglio di te stesso?

Non posso dire con esattezza in cosa mi sento più espressivo poiché ciò che faccio altro non è che l'espressione, di ME. Quando intrapresi questo percorso artistico, non avevo null'altro che me stesso, quindi ciò che oggi si legge o si ascolta provenire per l'appunto da me, altro non è che una mia parte che esce e si offre al pubblico. (indipendentemente che possa piacere o no)


Il debutto teatrale a Bologna tua città natale. Dove e in quale misura, occorre trovare una forte interpretazione dal porsi di fronte ad un pubblico o prestare la voce ad un attore?

Chi sceglie “la via“ dell'artista, ha un paio di caratteristiche fondamentali, una di queste è la voglia di comunicare qualcosa, che sia una vibrazione, un dipinto, un testo, un ballo e così via, l'altra è quella di sentirsi o crede di sentirsi così pieno di informazioni (come nel mio caso), che deve trovare la forma per lui più idonea per esplodere, condividerle. Nel mio personale caso ho visto nella vita la sua meraviglia così grande e potente che, ha coperto di gran lunga gli aspetti considerati da molti negativi sul quale tante persone si focalizzano in eterno, non comprendendo che è l'ignorare e il non

credere che ciò che accade sia veramente reale è la soluzione per rinascere, è solo una prassi, un meccanismo di cui la vita non ne fa assolutamente parte. Quello è il sistema. Nella vita volendola scindere dal sistema non esiste il dramma nemmeno nella morte, ma mi fermo qui nel raccontare altrimenti scriverei un nuovo libro e volendo tornare alla domanda iniziale, prendere la via dell'artista è uno sfogo, un gioco, la camera dei giocattoli su cui si costruisce poi il gioco seriamente.


Grazie alle tue proprietà vocali, sei considerato una rarità al pari di solo altre tre voci nel panorama nazionale. Ne senti il peso di una tale responsabilità?

Assolutamente no, con la voce non salvi le persone, non spegni gli incendi, non riànimi un bambino, quelli, sono lavori che hanno più importanza di cui si sente veramente il peso. La voce bella o rara poco importa, si, è piacevole sapere di avere una qualità apprezzata, ma deve fermarsi lì, io sarei io anche muto, però mi fa sorridere il fatto che una persona come me che in realtà non ama parlare troppo, si trova ad avere una voce considerata importante, ma sottolineo che le voci sono tutte belle.


Per il mestiere di doppiatore, per affinare la tecnica, occorre frequentare una scuola di recitazione in particolare?

Se devo rispondere sinceramente, dico NO, basta voler fare. Io non ho fatto scuole di nessun genere, quando ho scelto di fare questo percorso mi sono dedicato ad esso in pieno, seriamente, non cercando il bello che usciva da me, ma cercavo il brutto, il grezzo, l'errore e così sono cresciuto. La scuola va bene se si vuole arrivare forse prima, in ogni caso non deve diventare una scusa, nel senso che se vai a scuola nessuno ti garantisce che diventerai bravo o il numero uno, ti insegneranno la tecnica, ma tutto questo alla base deve avere noi in primis, se non vi è radice non ci sarà mai un germoglio.


Tra i tanti personaggi doppiati, quali in particolare ti hanno dato o tolto di più come esperienza professionale?

A mio avviso, tutti i ruoli arrivano a te per donarti qualcosa, tutto è esperienza, tutto ti mette a nudo ed è una grande opportunità di conoscere sé stessi. Se si pensa che qualcosa ti ha tolto, significa che di tua fonte non hai nulla, significa che hai preso solo in prestito ciò che interpreti o ciò che dici... qualunque personaggio ti venga attribuito è una nuova prova, una nuova esperienza che può aiutarti a capire molti lati di te. Fare l'attore è una buona palestra per vivere.


Leggo che hai appena scritto una rivisitazione di Amleto. Come ti è nata l’idea e come la stessa può dare grande vitalità alle nuove generazioni?

Mi piaci perché fai domande degne di essere FATTURATE (scherzo) sono profonde, non da tutti i giorni, ti manderò il mio IBAN. La scelta di rivisitare Amleto è nata durante lo studio quotidiano che mi accompagna ormai da anni nella ricerca comunicativa, per avere un quadro generale più ampio, sempre di più. Iniziai a leggerlo e ad interpretarlo nel mio studio in totale solitudine fino a che mi sono “sentito” Amleto, ho avuto l'impressione di aver vissuto nel corpo di quel personaggio e mi sono accorto che da quando venne scritto non è cambiato nulla nell'uomo, per secoli e secoli nulla è mutato nel vivere in società. Essendo l'Amleto, un testo di grande ricchezza ho trovato nel monologo l'ispirazione di prioettare ai giorni nostri sia quel Amleto del tempo passato, che una sorta di coscienza, incisiva, di un Amleto moderno. Non essendo mutato nulla da allora, è per forza di cose contemporaneo e le generazioni future potrebbero godere di un classico moderno, utilizzandolo come studio e come ponte ininterrotto, giocando tra le emozioni i sentimenti che saranno utilissimi nel domirare o controllare al meglio le loro, se si orienteranno nella curiosità e nella cultura artistica. Ho fatto una scelta ben più grande di quella di diventare un artista... di cui però mi riservo dal metterlo per iscritto. È stato un enorme piacere rispondere alle tue domande, grazie.

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