Le due paginate di Repubblica sono devastanti. Saremo anche un “popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e trasmigratori”, ma oggi siamo soprattutto ignoranti.
I giovani che abbandonano prematuramente la scuola sono il 17%, la media UE è del 12%. Peggio di noi solo Romania, Malta e Spagna. In 10 anni le immatricolazioni all’università sono diminuite del 20%: dalle 338.000 del 2003 alle 270.000 del 2012. I giovano che né lavorano né studiano – tra i 15 e i 29 anni – sono il 26%, uno su quattro. Nel 2007 erano il 18,9%. Il 51,9% non ha sfogliato un quotidiano, idem la percentuale di italiani che non hanno visitato musei e mostre. L’88,3% non ha assistito ad un concerto di musica classica, il 78,8% non ha assistito ad un concerto di musica contemporanea. L’80% non è stata a teatro, il 49,8% non ha visto neanche un film al cinema (si sale al picco del 90%, tra gli over 75). Terrificante. Il reportage di Repubblica è eccellente.
Da parte mia, penso che la cultura sia il fattore determinante per la rinascita. Se fossimo un Paese più colto, tutto andrebbe a posto. Tutto! Un miglior livello culturale ci consentirebbe, dico a casaccio: un governo concreto, anziché fondato su promesse e chiacchiere; un’opposizione concreta e inflessibile; una gestione non scandalosa delle istituzioni, a cominciare dalle banche, ma includendo i governatori delle regioni, i sindaci, fino agli amministratori dei nostri condomini; l’indignazione ci eviterebbe le immondizie sotto casa, le strade dissestate, gli ospedali in cui si muore per un parto o per un aborto, i trasporti infami per i pendolari, e così via…
La disoccupazione, altro problema sociale, sarebbe diminuita; i pensionati non sarebbero derubati dagli istituti di previdenza e da leggi inique. Tutto, tutto, tutto può rinascere e andare secondo regole elementari di un Paese civile, grazie alla cultura. Ma cosa fanno, i nostri governanti, per favorire lo sviluppo della cultura? Quasi niente, proprio perché sono privi di un decente livello culturale.