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Il 58. Festival Internazionale di Musica Contemporanea di Venezia continua a esplorare i nuovi confini della musica. Le esecuzioni dell'Orquesta Sinfónica de Euskadi e dello spettacolo di danza Indigene sono un viaggio dentro il passato di chi ascolta.


Memoria, tradizione, modernità e corpo alla Biennale Musica 2014Nella lingua spagnola la “tesela” è una piastrella di terracotta con cui si costruisce il mosaico. Il “Progetto Tesela” proposto dalla Orquesta Sinfónica de Euskadi alla Biennale Musica 2014 si sviluppa esattamente in questa direzione. Nell'esecuzione dell'Arsenale l'Orchestra ha eseguito otto brevi brani, otto frammenti che si uniscono in un viaggio sonoro in cui ritmi, tradizione musicale basca, memoria, immagini interiori, sensazioni, contemporaneità si intersecano tra loro.

Il lungo percorso musicale composto da brani di Michael Finissy, James Dillon, Mario Lavista, Ivan Fedele, Peter Eötvös, Gérard Pesson, Mauricio Sotelo e Isabel Mundry, tutti compositori contemporanei, inizia con i suoni della natura preregistrati, riproposti anche nella parte finale, per poi passare alla tradizione musicale con “Txalaparta (Folk Dances II)” di Fedele. I due suonatori di txalparta, Harkaitz Martinez e Mikel Ugarte, strumento tradizionale basco composto da assi di legno percosse da quattro mazzuoli cilindrici di banano, riproducono un ritmo tribale, ancestrale incisivo e penetrante che richiama e stimola la memoria di chi ascolta. Anche “Zortiko” di Finissy è una musica per una danza ritmata di origine popolare in cui la sua tessitura cadenzata crea una empatia di ascolto e di visione con chi ne fruisce che trova le sue radici in una memoria assopita. Per creare tale ponte emotivo la musica di tradizione è il contesto più adeguato come si può ascoltare nel carattere evocativo, vibrante e impulsivo della trama musicale di “Urrukito urdin” di Sotelo.

Il “Progetto Tesela”, quindi, scava nella memoria, stimola immagini interiori grazie a sonorità antiche e anche moderne, come nel caso di “Calles y suenos”, in cui silenzio, rumori e suoni si uniscono alla musica, oppure come nel caso della musica che ha inframezzato in due occasioni l'esecuzione continue delle composizioni. La molteplicità di ascolto, l'essere polifonico e sempre mutevole, l'essere aggregante non solo musicalmente ma anche il pubblico, quindi, sono gli elementi chiave dell'esecusione dell'Orquesta Sinfónica de Euskadi che a loro volta rispondono anche all'esigenze di Limes, tema del Festival di Musica.Memoria, tradizione, modernità e corpo alla Biennale Musica 2014

Altra funzione cardine nella proposta del “Progetto Tesela” è il luogo dell'esecuzione. Il teatro all'Arsenale, infatti, si è imposto come adeguata cassa di risonanza utile sia ad amplificare che ad aggregare attravero la musica. Nei presupposti di Limes, infatti, c'è anche la necessita di indagare altri luoghi adatti alla fruizione musicale che siano alternativi al teatro. Ecco, quindi, che in “Indigene”, coreografia di Virgilio Sieni, musicata da Giovanni Dario Manzini, il luogo della performance divine un palco ricavato nella lunga manica delle Corderie dell'Arsenale, ora ospitante la Mostra di Architettura.

La performance, infatti, necessita di un luogo intimo, circoscritto, riservato dove poter saggiare e osservare il gesto del corpo. Come è stato per il “Progetto Tesela” anche “Indigene” si compone di piccoli frammenti, di piccoli segni che richiamano una memoria. La danza interpretata dalle quattro ballerine di 14 anni è un gioco di duetti e quartetti, suddivisi in due tempi, in cui i gesti dei loro corpi, le coreografie sviluppate assieme e gli assoli rimandano a un idea di leggerezza corporea primitiva. L'intrecciarsi tra loro, il loro unirsi e respingersi rimanda a quell'istinto giovanale, fatto di competizione e sussistenza che contraddistingue l'uomo nel suo percorso di vita.

La musica di Manzini, inoltre, amplifica questa ricerca. Si presenta scomposta in piccoli segni armonici che crescono e discendono, individuando, così, nella danza i momenti di maggiore pathos. Attraverso il gioco dell'infanzia la musica e la danza accompagnano la crescita delle ballerine che si sviluppa dai duetti della prima parte, alla seconda parte dello spettacolo in cui gli assoli si amalgamano in una danza comune ravvicinata e di reciproca ricerca sensoriale. Così si compie la crescita delle ragazze, grazie al confronto, al dialogo, fino alla vicendevole sussistenza. Il corpo, quindi, diviene uno strumento, tanto quanto il flauto, il violino, la viola e il violoncello, diretti da Manzini, per confermare la commistione di linguaggi espressivi alla base di Limes.  

Crediti fotografici: Akiko Miyake

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