il Titolo Giornale di Arte, Cultura e Spettacolo Reg. al Tribunale di La Spezia n.° 3 del 07/06/10 ROC 20453 P.I. 01219600119

Intestazione archivio

Dal 2016, sul canale il TitoloTV, attivo il servizio di diretta streaming e podcast grazie al format televisivo L.E.O.© (Live Event Online ).

Dalla televisione al teatro passando per la letteratura: i mille volti e le mille difficoltà dei comici di oggi. Quanto è diventato difficile far ridere? Serena Cendron prova a spiegarcelo.


Il potere di una risata contro la crisi della comicitàRecentemente il mondo dello spettacolo ha perso una delle sue icone più importanti: Anna Marchesini. La sua ironia, il suo modo di portare la risata nelle case degli italiani inevitabilmente mancheranno. Lei e tanti altri personaggi della Tv di ieri e di oggi hanno contribuito a rendere quest’arte così com’è: da Aldo Fabrizi e Bice Valori, passando per Franca Valeri, Luciana Littizzetto, arrivando a Enrico Brignano, Maurizio Crozza o Virginia Raffaele e tanti altri. Nell’ultimo periodo però, scusando il gioco di parole, è come se stesse soffrendo dell’insofferenza altrui. Sì perché comicità vuol dire non solo risate, ma anche nonsense, travestimenti e caricature, o satira. Ed è soprattutto la satira quella colpita maggiormente da questa crisi in cui il politically correct sembra necessariamente volersi insidiarsi anche all’interno di un terreno che non dovrebbe essere toccato.

L’assenza di peli sulla lingua, l’essere a volte anche un po’ cinici o il prendere di mira a turno varie icone sono, da un lato, gli ingredienti necessari per questa branca della comicità, ma dall’altro sembrano non essere più accettati, soprattutto perché non c’è più voglia di prendersi in giro, di ridere di sé stessi, rischiando così di sottovalutare l’enorme potere e la forte energia che può generale una risata. Occorre trovare nuovi stimoli, nuovi orizzonti, forse una ventata di aria fresca che riapra le porte all’ilarità pura e semplice.


Ci tentano programmi come Eccezionale Veramente, che a settembre tornerà con la sua seconda stagione, ci provano però anche gli storici comici della nostra Tv, perché non è sempre detto che il cambio generazionale sia l’unica soluzione. Un contributo forse inaspettato può arrivare anche dalla letteratura. Qualche settimana fa mi sono imbattuta in Serena Cendron, una scrittrice esordiente il cui primo titolo è “Freegnacce-Pensieri in libertà”, disponibile su Amazon in versione cartacea e in versione digitale sulle piattaforme Kindle e Kobo. Il suo è un testo fresco, leggero, ma soprattutto divertente, comico e in alcuni tratti perfetto per una trasposizione teatrale. L’ho incontrata e ho rivolto a lei alcune domande le cui risposte, oltre a farci conoscere un po’ “Freegnacce”, ci danno un quadro più chiaro della situazione “comicità”, proprio quando la nuova stagione televisiva è hai blocchi di partenza.


Salve Serena, partiamo dal suo libro dal titolo così singolare.

Innanzitutto la ringrazio perché già dalla sua domanda capisco di aver centrato uno dei tanti obbiettivi che mi ero prefissata per questo libro cioè far incuriosire in primis dal titolo, trovandone uno inusuale. “Freegnacce” si può dire sia una mia personale rivisitazione del termine perlopiù dialettale fregnacce che sta ad indicare cose di poco conto, da prendere alla leggera. Ho voluto aggiungerci una “e” per riprendere la parola inglese “free” intesa come libertà, libertà di esprimersi, di ridere di sé stessi e di prendere meno sul serio molti aspetti della vita. Il libro si compone di una trentina di monologhi incentrati sui temi più disparati riguardanti la quotidianità e legati da un unico comune denominatore che è la pura e semplice intenzione di strappare un sorriso.


Il taglio è prettamente comico, con le dovute eccezioni, non se ne vedono moltissimi in giro. Secondo lei perché? 

Sicuramente il filone letterario esclusivamente comico oppure umoristico è meno ricco rispetto a molti altri generi e il motivo lo racchiuderei nelle parole di Peppino De Filippo, il quale diceva che “Far piangere è meno difficile che far ridere”. La comicità è soggettiva e complessa, un campo minato. Una battuta che non va a segno secondo me è più destabilizzante di un intero capitolo che non coinvolge, la prima ti rende più ridicolo. La mia paura più grande durante la stesura del libro è stata essenzialmente questa, la paura di essere prevedibile. Senza contare che questo genere ti espone a dei rischi che altri non comportano.

Ci sono personaggi che l’hanno ispirata nella stesura nel libro?

Qualcuno leggendo il libro ha azzardato trovare delle analogie con la cifra stilistica in termini di scrittura di Luciana Littizzetto, ed essendo una sua grande estimatrice non nego che sarei onorata di aver subito una sua contaminazione. “Freegnacce” è uno specchietto nel quale vedo me stessa riflessa, di conseguenza anche ciò che ha contribuito ad appassionarmi a questa forma d’arte. Sono cresciuta con il mito di Anna Marchesini, la vidi in tv da piccola e la identificai come la regina della comicità, fu una vera folgorazione. Seguo si può dire quasi dagli esordi Paola Cortellesi, un’artista dall’umorismo intelligente e versatile e dallo straordinario trasformismo. Ma tutto ciò è più devozione che ispirazione, siamo a livelli inarrivabili. Mi piace la comicità surreale, quella di Frassica la trovo fantastica.Il potere di una risata contro la crisi della comicità


Secondo lei la comicità in generale e la satira in particolare stanno soffrendo in Tv? E se sì in che modo le si potrebbe “curare”?

Trovo che la comicità stia soffrendo soprattutto negli ultimi anni per la mancanza o comunque riduzione di libertà di espressione. La comicità in alcuni casi si è evoluta, ma il pubblico ha fatto una marcia indietro smosso anche da un dilagante finto perbenismo che ne va a tarpare le ali. Ricordo una scenetta in bianco e nero in cui, seduti su una panchina al parco, Raimondo Vianello chiede a Sandra di essere meno apprensiva con un figlio che non si vede in scena ma che si intuisce si trovi davanti a loro a giocare. Si sente lo stridere dei freni, si fa intendere che il piccolo venga schiacciato da un’auto, e Raimondo chiede alla moglie “ne ha un altro?”. Un humour nero, quasi splatter ma elegante, che oggi non sarebbe minimamente tollerato. Oggigiorno prima di fare una qualsiasi battuta credo che i comici debbano pensarci molto, c’è sempre qualcuno che si offende. L’insofferenza generale credo abbia molto influenzato tutto questo, in quanto viviamo purtroppo in momento storico che la voglia di ridere molto spesso ce la fa un po’ sudare, e la satira andando a toccare soprattutto la politica, la società e l’etica è la prima a farne le spese.


Aldo Fabrizi, Bice Valori, Gino Bramieri, la stessa Anna Marchesini sono tutti comici che purtroppo non ci sono più. Secondo lei cosa hanno lasciato a quest’arte?

Sicuramente hanno lasciato un patrimonio immenso che porterà anche le generazioni future ad ispirarsi ancora a loro, perché è una comicità senza tempo. Personalmente non seguo le trasmissioni degli ultimi anni dove vengono riuniti numerosi comici che eseguono il loro pezzo uno dopo l’altro, preferisco di più il varietà comico che oggi quasi non esiste più. I nomi da lei citati appartenevano anche a quel genere televisivo lì e la maggior parte arrivavano dal teatro e quindi la recitazione e l’interpretazione erano un valore aggiunto non indifferente. In termini di eredità parlo di Anna Marchesini perché è quella a me più vicina cronologicamente e perché ancora fatico a parlarne al passato, anzi non voglio perché ciò che ci ha lasciato ci impedisce di farlo. La sua arte è viva, questo succede solo con i grandi. Se parliamo di comicità dal punto di vista cinematografico teatrale una categoria che sta sparendo è quella dei caratteristi invece, quello è un vero peccato.


Un’ultima domanda, secondo lei ad oggi la comicità è più donna oppure è ancora un po’ troppo sessista?

Bella domanda. È un dato di fatto che ancora oggi come in passato ci siano più comici maschi, e secondo me le donne ancora un po’ di fatica in più la fanno per ottenere credibilità. Questo credo riguardi più gli addetti ai lavori perché il pubblico se una persona ha talento non sta a guardare il discorso uomo-donna. Una volta la figura femminile veniva intesa più come spalla o comunque messa in secondo piano rispetto al comico uomo, ora invece secondo me la rotta sta cambiando. Forse alle donne viene concessa meno licenza poetica se si può dire, basti pensare a delle innocue parolacce. Se le dice un uomo non succede nulla, se le pronuncia una donna ancora c’è chi storce il naso e l’accusa di volgarità. Personalmente forse per un discorso di immedesimazione mi sono perlopiù focalizzata sulla comicità al femminile, indistintamente dal periodo storico, dalla grandissima Franca Valeri a Virginia Raffaele per intenderci. Una cosa è certa, saranno anche in numero inferiore ma sanno difendersi alla grande.

e-max.it: your social media marketing partner


il Titolo è un Periodico web di Arte, Cultura e Spettacolo.
Iscritto nel Registro della Stampa presso il Tribunale di La Spezia al n. 3 del 07/06/10
Editore e Direttore Responsabile: Donato Francesco Bianco
Ogni contenuto è soggetto a copyright. La riproduzione è riservata e concessa previa autorizzazione.


Design by vonfio.de

I cookie ci aiutano a fornire piena efficienza ai nostri servizi, continuando a navigare sul sito, ne accetti l'utilizzo. Per Informazioni.