Vernissage nello splendido giardino di Ca’ Melograno.
ARTELIFE for the World continua la sua ricerca nell’ambito del tema arte –ambiente, grazie a Simonetta Gorreri (art director) la quale dopo le importanti mostre nella laguna di Venezia e all’Estero con “VENETIAN DREAM” per la cisterna di Yerebatan ad Istanbul, adesso ci propone l’arte all’interno di un giardino murato, il quale determina un contatto diverso con l’esterno.
La situazione dell’ “Hortus Conclusus” è una caratteristica tipica di Venezia; specialmente nella zona di Cannaregio verso la parte lagunare dove in passato vi erano orti. Il Giardino di Ca’ Melograno è un giardino particolare, con alberi da frutto come: il fico, il melograno, la vigna di uva fragola e l’albero di cachi i quali fanno pensare ad un frutteto.
Al centro del giardino vi è un pozzetto in pietra d’Istria del 1700, con uno stemma a fasce verticali e un rilievo a forma di nodo, inoltre vi è un graziosissimo bacino di acqua dolce, contorniato da vetri colorati di Murano, all’interno di esso vi sono delle ninfee. Proprio nel giardino di Ca’ Melograno Simonetta Gorreri ha presentato opere di artisti d’arte contemporanea fra fiori e rami librati dal vento. Nel complesso studio di tale allestimento la sensazione percepita dai visitatori del Vernissage è di serenità, pace, armonia e benessere sia visivo che spirituale.
Simonetta Gorreri: E’ nata a Parma, ha studiato a Bologna, si è specializzata in storia dell’arte prima classica e poi contemporanea, ha eseguito dei master negli Stati Uniti in arte contemporanea, ha insegnato arte nelle scuole superiori. Infine si è dedicata a creare centri di ricerca dell’arte contemporanea, in particolare arte ambientale. Si definisce una Uppsaider, ha iniziato con la poesia che tuttora è presente nelle sue opere, come in quella esposta Nel “Giardino Planetario” chiamata “Body Stones” eseguita con pietre di diverse dimensioni e incisioni di scrittura segnica. La sua opera spiega l’artista:” E’ composta da due parti, la prima parte sono pietre incise che rappresentano il mio corpo, seni, capelli etc… a cui ho affiancato un libro, dove ogni giorno ho scritto poesie e disegno sul cambiamento del mio giardino. Vi sono anche dei fogli mossi dal vento con parti visive e parti scritte, quindi vi è un rapporto di arte visiva e poetica e l’ascolto del giardino concepito come scrittura e arte”.
Nel Giardino Planetario vi sono esposte numerose opere dei seguenti artisti:
Simonetta Gorreri: “Body Stones”
Marisa Bandiera Cerantola : “Natural-mente”
Heidi Bedenknecht-De Felice: “Medus”, “Corallo”
Giulia Degli Alberti : “ Tra cielo e terra: il respiro”
Candida Ferrari: “ Gioco di Specchi”
Waltraut Cooper: “ Rainbow”
Gianni Manocci e Caterina Perroni:” Pesce degli abissi”, ”Pesce volante”, “Acquario”
Stefano Passerotti e Francesco Mantero: “Margotta Sonora”
Sibylle Heller :” Le ceramiche”.
Biografia e intervista ad alcuni artisti:
Heidi Bedenknecht-De Felice: Nasce a Stoccarda ( Germania), vive a Como, frequenta il corso di disegno per tessuti “G.Carducci” a Como. Le sue ultime ricerche si concentrano sulla plastica fluorescente che viene trattata con tagli, forature, incisioni e goffrature. Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. La sua opera spiega l’artista:” Rappresenta delle creature marine in quanto in questo momento lavoro su questo tema, uso film di policarbonato che taglio e lavoro con goffratrici e perforo, dove invece vi sono le lavorazioni vi è una particolare trasparenza visibile con raggi UVA. Quest’opera sarebbe ancora più suggestiva al buio illuminata solo da lampade a raggi UVA”.
Candida Ferrari: Nasce a Parma, frequenta l’accademia delle belle arti di Brera a Milano, si diploma con Guido Ballo con una tesi dedicata al maestro Atanasio Soldati. La storia dell’artista è racchiusa nella reazione molteplice tra luce, materia e colore, spazio e segno: un percorso testimoniato dalle numerose mostre personali e collettive in Italia e all’Estero. L’artista spiega che: ”l’ispirazione per quest’opera eseguita appositamente per questo Vernissage mi è venuta vedendo materiali che prendono in se la natura circostante. Uso la trasparenza e il riflesso nel plexiglass curvato avviene sempre, nell’opera riproduco il giardino il quale comprende un mondo vero; bisogna combattere per l’arte come vita. La mia opera è composta da un materiale metallico cangiante e del bitume liquido, la quale riflette luci anche al buio emettendone interiormente”.
Gianni Manocci e Caterina Perroni: Vivono e lavorano a Firenze. Progettano e realizzano pezzi unici di design artistico, tavoli, mobili, micromobili scolpiti, pannelli decorativi, lampade e sculture. Utilizzano materiali naturali su cui intervengono con tecniche tradizionali quali l’intaglio, encausto e doratura rielaborati con tecniche innovative frutto di ricerca dei materiali e metodi. Espongono le loro opere in gallerie d’arte e design, in manifestazioni nazionali ed internazionali. Gli artisti spiegano:” Dalle nostre opere devono trasparire luci e colori le quali poi nascono di continuo e creano nuove idee, crediamo molto nell’arte diffusa nel mondo, dove gli artisti possano partecipare tutti per modificare e trasformare. Spesso dietro ogni opera spiega Gianni Manocci vi sono dei racconti, o li creiamo. Cerchiamo di raccontare con le nostre opere sia la storia, sia la tecnica. Si parla di storia del movimento moderno, cubismo e arte contemporanea; nella tecnica si parla di anamorfosi, della prospettiva, dell’iperealismo e dell’arte astratta. Crediamo nella cultura estetica della continuità col passato e la globalizzazione, con arte non solo occidentale ma anche arte di altri paesi, anche nelle tecniche cerchiamo di legarci a culture di altri paesi, popoli. Perchè noi crediamo che l’arte sia qualcosa di globale che coinvolge anche la musica, come gli uccellini e il loro linguaggio che è di contorno a queste opere accomunate dalla natura stessa”.
Stefano Passerotti: Nato a Firenze animato soprattutto da un ansia di fare, più che di dire, non avendo formazione Accademica, rimane sempre pronto a cogliere e a riproporre in modi del tutto originali stimoli di vita botanica. Che significano crescita, decadimento, modificazione continua, elementi in continua composizione come, acqua, luce, natura e suono. L’artista spiega:” l’opera da me esposta in questo giardino è nata avendo visto durante l’inverno e la primavera l’albero di fico morire, visto che è una pianta di una certa dimensione ho cercato di riportarla in vita con una tecnica di riproduzione, vecchio metodo (Taleaggio, Talea e Margotta), qui ho riprodotto una Margotta, tecnica di riproduzione vegetativa la quale genera nuove piante con le medesime caratteristiche genetiche alla pianta madre. Dopo aver inciso il ramo prescelto con un coltello affilato e disinfettato nel tratto destinato a radicare, infine si procede col manicotto che in questo caso ha una composizione sonora di uccellini di bosco cinguettanti. Sono stato invitato come primo paesaggista italiano del mondo per la prima volta in Giappone a rappresentare l’Italia nel mondo dei paesaggisti. In questo giardino provo sensazioni diverse che queste piante ci possono dare e in pochi sappiamo cogliere”.
Si Ringraziano tutti gli artisti, per le loro opere esposte nel Giardino Planetario, Simonetta Gorreri, Anna Zappatini e Artelife for the World per la Cortesia dimostrata.