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L'ultimo spettacolo di prosa del Teatro Comunale di Treviso nel 2013 è stato il nuovo lavoro scritto e diretto da Filippo Timi, il Don Giovanni. Risate, musica al alto volume e verità hanno caratterizzato la messainscena.


Il Don Giovanni popC'è sicuramente un motivo per cui Filippo Timi ha voluto proporre la sua visione del Don Giovanni, opera musicata da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte, nello spettacolo da lui stesso diretto dal titolo “Il Don Giovanni. Vivere è un abuso, mai un diritto” prodotto da Teatro Franco Parenti e il Teatro Stabile dell'Umbria. La ricerca della spiegazione prende avvio dalla scenografia dello spettacolo, ideata anch'essa da Timi.

La scena raffigura l'interno della casa di Don Giovanni, delimitata da pannelli girevoli, dorati e trapuntati. L'arredo è barocco, plasticoso, pop quasi fosse l'ambientazione di un video di Jonas Årkelund o di una fotografia di David LaChapelle. In questo contesto si muove l'essere viscido, senza morale, senza valori di Don Giovanni, uomo schiavo delle sue dirompenti pulsioni e del proprio ego, ma dotato di enorme fascino. Timi costruisce il suo personaggio utilizzando uno sguardo tagliente, un sorriso beffardo, vestiti alla moda e un potere dialettico smisurato.

Tutti cascano ai suoi piedi a cominicare dal suo servitore, Leporello, interpretato da Umberto Petranca. Appare in scena conciato come un minotauro ambiguo e molto femminile, quasi dovesse bilanciare l'eccessiva virilità del suo padrone e, per amore o per virtù, è costretto a sottostare ai giochetti d'amore del suo padrone, anche se ciò vuol dire avvallare l'inganno perenne perpetrato da Don Giovanni nei confronti delle donne. Queste sono le vittimi e la linfa vitale del protagonista che allo stesso tempo lo annoiano e lo elettrizzano.Il Don Giovanni pop

Innanzitutto c'è la caparbia Donna Elvira (Lucia Mascino) che non si rassegna a vedere rinnegato il suo amore. Poi c'è la giovane Donna Anna (Elena Lietti) che Don Giovanni desidera a tal punto da uccidere il padre della ragazza, il Commendatore (Fulvio Accogli). Ultime vittime del fascino del protagonista sono la pura Zerlina (Marina Rocco) e il suo promesso sposo Masetto (Roberto Laureri) anch'egli sedotto dalla logica dialettica di Don Giovanni in grado quasi di convincerlo volontarimanete a concedergli la sua amata.

Attraverso questi personaggi, cui si aggiunge l'asessuato servitore di Donna Elvira (Alexandre Styker) più demone che consigliere, si articola la fitta rete di relazioni costruite da Don Giovanni. Il regista per svilupparle, sceglie di allestire, drammaturgicamente, piccole scenette, confronti di dialoghi e azioni, grotteschi e spesso comici. Questi appaiono come intrecci di farsa e ironia con lo scopo di far emergere il Don Giovanni pensato dal regista. Nei suoi monologhi, nei suoi confronti, nelle sue decisioni e fughe, il pubblico comprende che il giovane amante è un uomo alla continua ricerca dell'emozione più forte, di quel brivido che lo possa elettrizzare e rendere vitale.

In quest'ottica la morte rappresenta il gioco più affascinante, da indersi secondo Timi come l'ultima azione eroica e non certo come il momento del pentimento prima di accedere nella casa di Dio. Il regista costruisce il percorso di avvicinamento alla morte di Don Giovanni in un climax ascendente di intensità emotiva, partendo dall'apatia di vita del protagonista, inseguito da Donna Elvira e dai guai, passando per la scoperta del fascinoso candore di Zerlina e per la morte del Commendatore, fino ad arrivare al momento finale, alla resa dei conti.

Il Don Giovanni popQuesto scenario si articola in una frizzante baraonda di scambi di personalità, inganni, uno linguaggio da slang televisivo, una musica moderna eccessiva e ridondante, battute facili, improvvisazioni e doppi sensi al limite del volgare. Se tutto questo apparato linguistico a volte risulta troppo eccessivo, tanto da distogliere l'attenzione del pubblico dalla vicenda, per legarsi alle singole battute divertenti, serve al regista per compiere il suo obiettivo ossia assimilare il Don Giovanni all'uomo di oggi.

Il protagonista della scena, infatti, non è altro che l'uomo contemporaneo, spavaldo, arrogante, desideroso e capace di tutto e alla costante ricerca di qualcosa che lo svegli dall'inquietudine della realtà. Questo è percepito dal pubblico in quanto Timi lo immerge nel suo stesso contesto verbale e sensoriale quotidiano, fatto di televisione e velocità di immagini, così bene da capire facilmente perché Filippo Timi ha voluto portare in scena il Don Giovanni nel 2013-2014.

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