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L'8 giugno si sono conclusi due approfondimenti che il Mart di Rovereto ha dedicato a questi due grandi artisti, ponendo in relazione il loro essere rivoluzionario e il loro occhio lungimirante sull'arte e sulle sue interconnessioni.


El Lissitzky e Mario Radice due artisti moderniDopo aver visitato la mostra “El Lissitzky , l'Esperienza della totalità” curata da Oliva Marìa Rubio si scopre che El Lissitzky fu un operatore dell'arte poliedrico, fantasioso e innovatore. Questa constatazione emerge a partire innanzitutto dall'allestimento. Le teche che espongono le opere, i pannelli su cui sono affisse le fotografie e le immagini, le vetrine entro cui rivivono le grafiche dei libri di Lissitzky sono state organizzate secondo l'ordine che governava i Proun, i progetti per l'affermazione del nuovo, sviluppati dall'artista a partire dal 1921.

Queste erano figurazioni di elementi geometrici bidimensioanli e tridimensionali con piani veritcali e orizzontali, forme incastrate e intersecate tra loro proprio come i moduli espositivi della mostra del Mart. L'obiettivo dell'esposizione è quindi totalizzate ossia stimolare la mente di chi osserva, per permettergli di comprendere quanto le creazioni di Lissitzky e tutti i linguaggi da lui sperimentati erano determinati alla creazione di un arte collettiva, globale e rivoluzionaria.

Le fotografie, le grafiche, i disegni, le illustrazioni, i libri, i dipinti, le geometrie, le forme, le architetture, le immagini erano tutte espressioni artistiche, secondo Lissitzky, attraverso cui proporre la nuova arte sovietica basata sulla sperimentazione visiva. L'arte si doveva affermare come un'attività collettiva, sociale e pubblica, sempre alla ricerca del nuovo, per arrivare al completo senso di appartenenza al regime staliinista. Per questo l'esperienza artistica di El Lissitzky è totalizzante e sempre indagatrice di nuovi e molteplici linguaggi, perché doveva occupare la mente e l'essere dei cittadini russi, proprio come la mostra del Mart.El Lissitzky e Mario Radice due artisti moderni

In questo modo, inoltre, l'esposizione dimostra come il rivoluzionario russo cercò di superare tutti i limiti di conoscenza del tempo, anche intrecciando tra loro grafica e fotografica, design e tipografia, pittura e architettura, innovazione e avanguardia. Lissitzky cercava così un nuovo spazio artistico da indagare e sviluppare, proprio come faceva nei Proun in cui l'accostamento di elementi geometrici differenti voleva creare nuovi spazi, nuovi campi di azione.

Sempre su forme astratte si concentra la mostra parallela “Mario Radice Architettura Numero Colore”, curata da Giovanni Marzari. Come l'esposizione su El Lissitzky si concentra su un autore per parlare di un periodo artistico, anche questa su Radice si focalizza sull'artista comasco per rileggere l'astrattismo italiano, sviluppatosi negli anni Trenta, nella sua stretta relazione con il Razionalismo architettonico. L'esposizione, inoltre, si protrae fino agli anni Settanta quando nell'arte di Radice l'astrazione si interseca con la figurazione.

Proprio, quindi, nella ricerca della relazione tra arte e politica, tra arte e architettura, caratteri già messi in evidenza dalla mostra su El Lissitzky, il fulcro della mostra è il progetto per la Casa del Fascio di Como di Giuseppe Terragni e il bassorilievo realizzato per la Sala del Direttorio. In queste due opere si trova la comune ricerca di armonia, disciplina, ordine, geometria, proporzioni, rigore che Radice aveva cercato nella sua pittura e che prendeva vita in architettura. La pittura entrava nell'architettura come suo elemento costitutivo, perché in grado di dettare gli spazi, di misurare le superfici. Anche la Fontana di Camerlata realizzata da Cesare Cattaneo in collaborazione con Radice in occasione della VI Triennale di Milano appare come un'astrazione pittorica resa tridimensionalmente.

El Lissitzky e Mario Radice due artisti moderniQuesto è quindi, ciò che accomuna la mostra su El Lissitzky e quella su Radice. Se, nel caso di quest'ultima, i riferimenti proposti nel percorso espositivo con le opere di Mauro Reggiani, Atanasio Soldati, Luigi Veronesi, Bruno Munari, Alberto Magnelli, Lucio Fontana o Wasilij Kandinskij servono a confermare e paragonare quanto espresso dall'astrattismo della pittura di Radice, entrambe le esposizioni ragionano e rileggono le interconnessioni dell'arte nella prima fase del Novecento. Perché la pittura si intreccia con l'architettura? Perché gli artisti desideravano sperimentare nuove forme d'arte? Quale concetto e necessità governava il rigore geometrico, l'esasperata proporzione, il rigore compositivo? Radice come Lissitzky interpretavano un'arte che si proiettava nel domani, nel futuro e di cui ancora oggi se ne scopre la modernità.

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