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Caratteristiche in via di estinzione nel bel paese? Ne abbiamo parlato con l’avv. Galeazzo Bignami.


Cultura e identità nazionale nell’Italia di oggiSpesso la cultura e l’identità nazionale nel corso dei secoli, hanno dato la genesi ai vari stati, formando e rese riconoscibili oggi tutte quelle distinzioni che evidenziano gli usi, i costumi e le abitudini di un popolo. Oggi molti di quegli stati sono in piena trasformazione. Il sempre più crescente flusso migratorio di popoli dal proprio luogo di origine verso altre zone del pianeta, comporta un’inevitabile mescolanza delle razze, e potrebbe rischiare l’annullamento o la fusione delle stesse, facendo svanire le proprie origini nel tempo con le generazioni future. Oggi abbiamo incontrato l’avv. Bignami che nel sociale per la preservazione dell’identità nazionale e della cultura del paese, ne ha più volte affrontato il tema.


Grazie avvocato della sua disponibilità. Negli ultimi anni, abbiamo visto sempre una maggiore affluenza di altri popoli nel nostro paese. Secondo le sue prospettive, tali flussi se non correttamente controllati e regolati, che visione dell’Italia si avrebbe da qui a breve termine?

I flussi migratori vanno assolutamente controllati con norme e disposizioni chiare. Non si possono accogliere tutti e non perché non siamo caritatevoli o non siamo cristiani. Semplicemente perché è un dato di fatto. Accogliere tutti significa non avere la possibilità di integrare tutti, con la conseguenza che la stragrande maggioranza di chi arriva qui lo fa in maniera irregolare ed è molto facile che finisca per delinquere. Le operazioni scellerate come Mare Nostrum prima e Frontex poi lo dimostrano: stiamo accogliendo troppe persone senza alcun tipo di controllo, senza verificare se siano realmente profughi di guerra oppure no. E intanto aumenta la tensione sociale e a beneficiarne è solo chi della sofferenza sta facendo un vero e proprio business. Non possiamo pensare a una Italia che accoglie senza un progetto di integrazione, anche perché c’è il serio rischio che quelli che scappano davvero da una guerra ma possiedono un titolo di studio e una istruzione, non vedano l’Italia come meta ultima. Il nostro Paese finirà così per diventare “approdo” per coloro che vogliono fare i furbi e vivere di espedienti.

Oggi dove è possibile trovarla o farla ritrovare negli italiani la vera identità nazionale e un amore per la propria cultura?

L’identità nazionale è nelle nostre radici, bisogna solo saperla nuovamente tirare fuori. In questo la politica deve fare da traino, deve essere il catalizzatore di quei sentimenti di unità nazionale che purtroppo sembrano essere stati dimenticati. Mi riesce difficile pensare che un Governo che ha completamente dimenticato i nostri Marò in India possa riuscire a trasmettere agli italiani un sentimento forte di identità nazionale. L’identità nazionale la si riscopre e la si protegge con politiche chiare volte, per esempio, alla tutela del marchio “made in Italy” nel mondo, con la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, con il sostegno alle nostre fabbriche di eccellenza. Ma oggi tutto questo manca, è sparito dalle priorità di un Governo delle “chiacchiere” che molto promette ma nulla ha realizzato.

Proprio la nostra cultura storica e geografica, secondo lei continua a resistere e o siamo in un vero cambio storico, dove in un prossimo futuro, le gesta dei nostri padri fondatori, potrebbero in qualche modo, essere offuscate a una sempre e più crescente popolazione multietnica?

Vorrei che fosse chiaro un concetto: italiani si nasce ma italiani si può anche diventare. La legge prevede l’acquisizione della cittadinanza con modalità specifiche. Le nuove generazioni, i ragazzi figli di genitori stranieri, possono scegliere di acquisire la cittadinanza al compimento del 18esimo anno di età. Noi non abbiamo nulla contro coloro che, da un altro Paese, scelgono di venire a vivere in Italia, integrandosi realmente, abbracciando i nostri valori e le nostre tradizioni, lavorando e contribuendo allo sviluppo della comunità di accoglienza. Noi diciamo NO, invece, a una immigrazione incontrollata, a tutte quelle situazioni “al limite” per le quali i diritti precedono i doveri e a causa delle quali gli italiani vengono discriminati rispetto agli ultimi arrivati.

Il mondo del lavoro come molti altri settori sembra tra i primi a non poter più sorreggere una sempre maggiore richiesta rispetto all’offerta. Nelle squadre di calcio vi è una norma nell’assunzione di un numero ben preciso di extracomunitari rispetto agli europei, crede che una tale norma possa essere adottata anche nel mondo dell’impiego?

Non si tratta di definire le quote di extracomunitari all’interno del mondo del lavoro. Si tratta di premiare chi vive regolarmente sul territorio, pagando le tasse, dichiarando i propri redditi e vivendo nel rispetto delle nostre leggi. Se le politiche di rimpatrio degli irregolari fossero realmente efficaci, certamente non avremmo tutti questi problemi. Occorrerebbe inoltre una reazione politica forte allo sfruttamento del lavoro, una piaga di cui non andiamo certo fieri.


Per finire, quale secondo lei sarebbe la ricetta giusta per dare una continua accoglienza a chi ne ha veramente bisogno senza ledere la vita sociale dei cittadini nativi di una nazione?

Dare accoglienza a chi ne ha veramente bisogno. E’ questo il punto. Chi non è rifugiato di guerra, chi non è un perseguitato politico ma arriva in Italia solo in cerca di fortuna non può essere mantenuto con i soldi dello Stato. Anche su questo l’Italia, e soprattutto l’Europa, devono essere chiare e fare in modo che lo status di rifugiato venga riconosciuto in tempi brevissimi, accogliendo chi davvero scappa da una guerra e rimpatriando immediatamente chi invece pensa di fare il furbo e vivere a spese nostre.

Un sentito ringraziamento all'avv. Bignami per la sua risaputa cordialità e gentilezza nel rilasciare tale intervista.

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