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Intervenendo nel programma di Tony Severo e Rosario Pellecchia su Radio 105: “Quella volta in cui una signora ha bussato a casa del mio babbo dicendo “Cesare e’ mio figlio”.


Cesare Cremonini a 105 FriendsQuesta mattina Cesare Cremonini è intervenuto nel programma “105 Friends” di Tony Severo e Rosario Pellecchia in onda su Radio 105. “Non mi piace parlare della mia fidanzata perché bisogna essere scaramantici anche in amore. Se ne parli, a volte poi non sai perché, ma cambia qualcosa. Andare in tv, andare in radio e raccontare della propria vita privata, può essere divertente se lo affronti con leggerezza ed è anche legittimo che magari ci sia curiosità, però poi torni a casa e ti senti come se avessi dato qualcosa di tuo e questo può cambiare anche il tuo rapporto con le cose. Non è una cosa contro il pubblico, è questione di proteggere se stessi.

Avendo molta fiducia nei miei mezzi, io ho sempre speso quello che ho guadagnato, con la convinzione che l’avrei riguadagnato. Ho sempre pensato che scrivere canzoni ha bisogno di vita e nella vita non è tutto gratis: non puoi viaggiare per il mondo in maniera gratuita, non puoi girare in certi ambienti, mangiare, divertirti; conoscere il mondo purtroppo costa, sarebbe bello che fosse gratis ma non è così. Io mi sono sempre goduto la vita al massimo senza rinunciare a niente, convinto che in cambio mi avrebbe dato canzoni. “Il mio mestiere è vivere la vita” diceva Mogol attraverso Lucio Battisti.


A proposito di aneddoti legati ai fan, Cremonini ha raccontato: Io ho il babbo che ha 90 anni e vive da solo in campagna. Una volta suona il campanello una donna ben vestita, molto distinta. Mio padre la fa entrare, convinto magari che fosse una sua paziente di quando faceva il medico. Lei inizia a guardarlo “Dottore, mi faccia vedere”. Mio padre non capisce cosa vuole questa signora. A un certo punto gli dice “Ma sì, è uguale, è uguale”. Prende mia madre da parte e le dice “Signora, Cesare è mio figlio”. E mia madre, che avrebbe dovuto essere tranquilla, fu colta da un attimo di terrore perché io sono nato di sette mesi e ho trascorso i primi due mesi della mia vita in un’incubatrice mentre la mia mamma era in un altro ospedale. Le è venuto il dubbio di uno scambio di culle. Mia mamma è entrata in casa a vedere una fotografia mia per riconoscersi in me. Ed è tornata con la foto tipo Papa Francesco: “No, questo è mio figlio. Guardi, mi somiglia”. C’è stata anche una discussione animata tra le parti. Come per un attimo mia mamma ha avuto il terrore che io non fossi suo figlio, per un attimo io ho avuto il piacere di immaginarmi questo schiaffo di vita. In una vita piatta, fatta di ripetizioni, un colpo di scena a 35 anni.

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