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Il nuovo prog-pop italiano, frutto di un incontro/scontro tra storie e percorsi musicali diversi che si intrecciano creando incredibilmente equilibrio!


Arte e follia in Le Folli ArieLe Folli Arie nascono nel 2012 dall'incontro di quattro musicisti milanesi che, dopo anni di professione e partecipazione ai più svariati progetti musicali, intraprendono una nuova avventura, miscelando l'amore  per il rock anni '70 con la tradizione del prog italiano di quegli anni (PFM, Banco di Mutuo Soccorso, Area,...), il tutto senza dimenticare le vene pop, grunge, funk e latin dei componenti della band, al fine di arrivare a creare un proprio linguaggio contemporaneo ma molto contaminato.

La prima cosa che mi incuriosisce è il nome della Band, perché come si sa dietro ogni nome ce una storia, se pur semplice, degna di essere raccontata, la vostra qual’ è?

In realtà è venuto fuori in maniera abbastanza casuale, molti anni fa, con un'altra formazione, prima di iscriversi ad un concorso musicale. Penso l'abbia ispirato un articolo di un giornale che parlava di arte e follia. Ci è subito piaciuto. Sui significati poi ognuno si può sbizzarrire. La follia, comunque, fa sicuramente parte del nostro bagaglio...

In quest’era dove è tutto sempre troppo veloce e dove a volte non abbiamo il tempo di metabolizzare le proposte musicali che vengono costantemente propinate, i 2 anni che ci avete messo per completare il vostro lavoro, è stato un percorso obbligato, in quanto avete ricercato una sorta di perfezionismo minuzioso nei dettagli, oppure vi son serviti per trovare un giusto equilibrio, viste le vostre diverse esperienze e influenze di gruppo? Inoltre in questo frangente non avevate la paura che i vostri brani diventassero già antiquati?

Sicuramente il perfezionismo ce l'abbiamo nel DNA tutti e 4, è un nostro pregio/difetto. C'è da dire che l'idea alla base del disco è stata quella di lavorare sul materiale che avevamo scritto negli anni, registrarlo tutto e sceglierne il meglio per farne un disco d'esordio che rappresentasse la sintesi migliore possibile dei nostri diversi percorsi per provare a creare un nostro linguaggio, contemporaneo ma molto contaminato. Tra la fase di pre-produzione e la produzione vera e propria ci abbiamo messo circa due anni, tanto tanto tempo; ci è servito questo tempo per rendere uniforme il sound, fondere le varie influenze e scremare i brani più adatti a creare un lavoro coerente. Inoltre diciamo che siamo una band iper-democratica, quasi anarchica...insomma...si discute sempre tanto su tutto! Aggiungi il fatto che tutti e 4 abbiamo ascolti molto vari e molto diversi fra loro anche se forse in questo disco però emergono di più le mie influenze, essendone l'autore ed il produttore: Jeff Buckley, Ben Harper, Dave Matthews, Pink Floyd, Led Zeppelin, Genesis, Yes, Porcupine Tree, PFM, Lucio Battisti, Muse... Elencare gli ascolti di tutti credo sia impossibile...dal jazz al death metal, passando dai Red Hot, dal grunge e dal prog...  E' anche vero che lavorare così tanto su del materiale un po' lo rende antiquato, più che altro al nostro orecchio; c'è da dire che se un pezzo è bello, sincero e riuscito lo suoni con piacere anche ad anni di distanza dalla sua composizione perché ti racconta ancora.

Leggo con piacere dalla vostra biografia , che avete fatto una scelta forte e coraggiosa, in un mondo dove l’immagine è tutto, in quanto avete deciso di non comparire in servizi fotografici, nei videoclip, sulle copertine dei dischi e addirittura in locandine e manifesti, siamo curiosi di conoscere il perché di questa scelta?

La scelta di non apparire per noi è stata davvero naturale e piena di significato. Ci piacerebbe riportare al centro della discussione e dell'attenzione la Musica, togliendo tutti i fronzoli superflui di packaging ed immagine (che purtroppo oggi dominano il mercato discografico e la società in generale). Sarebbe molto bello se il pubblico usasse di più le orecchie e meno gli occhi nello scegliersi i propri ascolti...sicuramente certa robaccia non avrebbe il successo che invece ottiene. Inoltre è molto più divertente per noi fare videoclip senza comparire col solito playback e creare mondi surreali per le copertine e le locandine (il talentuoso Matteo Compagnoni è l'autore dell'artwork del disco, con le sue creazioni surreali e visionarie, evocative e sconvolgenti al tempo stesso)...E poi ci piace molto il fatto che per vederci in faccia si debba venire ai nostri concerti. Forse l'utopia che cerchiamo di concretizzare con questa scelta è semplicemente di esprimerci esclusivamente tramite la nostra produzione artistica e lasciar stare tutta quella parte di show-biz che non amiamo particolarmente.

Un'altra domanda che ci pare obbligata e riferita ad una vostra importante collaborazione in questo album, e cioè con il numero uno della produzione in Italia Lorenzo Cazzaniga (Claudio Baglioni, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Ray Charles, Sting, Mina, Pfm, Pooh, Vasco Rossi,...)  cui avete affidato la cura del mix e mastering, anche se può sembrare brutto fare dei paragoni , qual’è la differenza sostanziale che si percepisce tra lui e gli altri?

Sono davvero contento di aver lavorato con lui. E' stato un piacere e un onore immenso. L'ho conosciuto tramite il mio caro amico e collega chitarrista Gianluca Del Fiol. Si è subito rivelata una grandissima persona! Super-professionale (ha un curriculum davvero impressionante) e molto disponibile dal punto di vista umano. Si vede subito che ama da matti il suo mestiere e che mette la stessa passione e lo stesso impegno sia nel lavoro con la band emergente che con la superstar. I mix sono durati il tempo che serviva (parecchio) e non ha mai lesinato su nulla per ottenere il miglior risultato artistico possibile. Quando mixa tiene sempre d'occhio la canzone e l'equilibrio emozionale del brano come non ho mai visto fare a nessun altro in precedenza. Mixa in maniera molto artistica diciamo; insomma si vede che ha lavorato con tutti i più grandi artisti e ne ha fatto tesoro. Lavorare con lui per me è stato davvero illuminante dal punto di vista della produzione artistica (amo anche produrre altri artisti e band) oltre che dal lato tecnico. Inoltre mi ha permesso di capire meglio i nostri punti di forza e di debolezza come band su cui poter lavorare in futuro. Spero che per i prossimi lavori collaboreremo ancora perché i risultati raggiunti in questo disco sono davvero notevoli come impasto sonoro.

Il vostro primo album si compone di 8 brani in italiano, 2 strumentali e per ultimo 3 vostri brani ripresi però in versione Inglese. Ci sono pareri discordanti sulla difficoltà nel comporre in Italiano e nella facilità di testo in Inglese, vi chiediamo sulla base di questo come mai la scelta di riproporre 3 brani in Inglese e perché proprio quelli?

Abbiamo deciso di fare le versioni in inglese dei 3 singoli del disco (in più i due strumentali del disco hanno un titolo inglese). L'inglese si presta molto bene alla nostra musica, forse anche meglio dell'italiano. D'altronde arriviamo tutti da ascolti internazionali e la musica che ascoltiamo e scriviamo ha radici molto più profonde nei paesi di lingua anglosassone. Per me, inoltre, cantare e scrivere in inglese è forse più semplice che farlo in italiano. L'italiano musicalmente va benissimo per l'opera, non è proprio il massimo per il rock!

Ascoltando il vostro Album si percepiscono influenze musicali riconducibili ad artisti e gruppi come Led Zeppelin, Pink Floyd, Genesis, Yes, Porcupine Tree, Lucio Battisti, PFM, ecc… l’ispirazione a questi “mostri sacri” del passato è indice del fatto che oggi manchino fonti di ispirazione eguagliabili?

Beh i Porcupine Tree ad esempio sono contemporanei... Ci piacciono anche altri gruppi e artisti dei giorni nostri (io adoro per esempio Alter Bridge e Perfect Circle ma anche Beh Harper o Sting) ma forse la musica degli anni '70 era destinata a durare più a lungo per molteplici fattori sociali, storici e discografici. La musica di oggi, forse danneggiata dalla mercificazione ed omologazione eccessiva operata soprattutto dalle major, non crediamo sia destinata a durare tanto quanto quella di quegli anni.

Concludo l’intervista con questa domanda: quale potrebbe essere un aggettivo che ben identifica e descriva “Le Folli Arie” ?

Uno solo?! Beh, allora quello contenuto nel nome: “Folli”!

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