The Black Keys alle radici del blues

“Delta Kream” è l’omaggio spontaneo e divertito di Dan Auerbach e Patrick Carney ai maestri musicali che li hanno ispirati, un viaggio lungo 12 cover trascinanti.


E’ bello quando si fa musica lasciarsi andare alla spontaneità. all’istinto, alla totale assenza di calcolo, di furbizia, per riconnettersi, in questo caso, alla vera natura del rock. E’ quello che hanno fatto i Black Keys, duo statunitense che da anni ci ha abituato a un suono granitico, a un modo di intendere la musica sempre più raro per il legame con il blues e le origini del  rock and roll.

Anche loro però, in tempi recenti (mi riferisco in particolare all’album “Let’s rock” del 2019), sono caduti nella schiavitù del ritornello facile, del passaggio scontato e autocompiaciuto, e non c’è nulla di male a farlo, l’importante è tenere sempre un occhio alla qualità e alle radici.

Per questo “Delta Kream” sembra arrivare per loro al momento giusto, quando il richiamo dei maestri Big Joe Williams, John Lee Hooker, Mississippi Fred McDowell, R. L. Burnside e Junior Kimbrough ha dato loro ispirazione per un album suonato e registrato in sole 10 ore, dove la spontaneità e il divertimento spazzano via tutte le pose, i calcoli e il business che ruota loro attorno, come è anche giusto che sia.

Queste cover faranno ovviamente storcere il naso a certi puristi amanti degli originali, delle atmosfere oscure e polverose, ma i Black Keys le hanno semplicemente personalizzate e attualizzate con uno spirito spontaneo da sala prove, come un gruppo di amici che però musicalmente sanno il fatto loro.

“Delta Kream” è un disco da tenere in sottofondo oppure da riascoltare più volte alzando il volume, da intendere visceralmente come un insieme, che va oltre alla forma pop di oggi, una specie di vacanza dagli algoritmi, dalle durate fatte col bilancino, dai suoni da piattaforma digitale.

Potrei citarvi la trascinante “Louise”, oppure “Walk with me” e “Do the romp” che sembrano effettivamente pezzi loro, ma vi assicuro che l’album scorre liscio e omogeneo come fosse veramente un concerto unico. Menzione a parte la merita “Crawling Kingsnake”, classico di John Lee Hooker uscito per la prima volta nel 1941 e che giustamente fa da apripista all’intero progetto.

Qui il video:

Il rock, il blues esistono ancora, c’è chi li imita scolasticamente e c’è chi lo è, chi lo fa, i Black Eyes lo sono e lo fanno, questo può bastare per amarli.

Informazioni:

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MUSICAL EXPRESS è un programma di Fabio Alberti, in onda tutti i giorni alle 10,10 – 14,30 – 21,00 su Radio Budrio

Fabio Alberti

 

 

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