Si chiude l’11esima edizione del WeWorld Festival

Mille presenze in sala, 28 incontri, oltre 90 ospiti del mondo della cultura, dello spettacolo, del cinema, dei social e della cooperazione e tanta emozione.


Sono questi i numeri dell’undicesima edizione del WeWorld Festival, l’evento sulla condizione delle donne in Italia e nel mondo organizzato da WeWorld – ONG italiana che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi – che è stato uno dei primi a Milano a svolgersi anche in presenza, a circa un anno dalla pandemia.

Durante la tre giorni allo spazio BASE di Milano, dove si è svolto quest’anno il festival, era evidente il desiderio di pubblico e relatori di voler tornare al più presto a incontrarsi di persona – dichiara Marco Chiesara, presidente di WeWorld –. Per noi era importante non rinunciare a parlare di stereotipi di genere e siamo molto contenti di esserci riusciti pur con le limitazioni che le normative vigenti impongono per prevenire il contagio e che abbiamo rispettato mantenendo sempre il distanziamento fisico e garantendo sempre l’igienizzazione degli spazi”.

Molteplici le tematiche che hanno trovato spazio nel programma di questa undicesima edizione: empowerment, diritti delle donne, condizione femminile, argomenti tanto più importanti nell’Italia di oggi, che ha visto le donne prime vittime economiche e sociali della pandemia. Ma soprattutto gli stereotipi, di genere ma non solo, antichi e nuovi, che costituiscono ancora il fondamento della mancata inclusione di molte donne nella vita sociale, politica, economica e culturale del nostro Paese: dagli stereotipi di genere a quelli legati all’aspetto fisico e al bodyshaming, dagli stereotipi su donne e maternità fino alla violenza di genere, affrontati con la delicatezza e la competenza che hanno contraddistinto tutti i momenti di questa edizione.

Protagonistə di questo Festival svoltosi sia in presenza che online: la star del fumetto Fumettibrutti (Josephine Yole Signorelli), la disability right advocate Sofia Righetti, le giornaliste Jennifer Guerra, Floriana Bulfon, Cristina Sivieri Tagliabue, Corinna de Cesare, Ilaria Dondi e Emanuela Zuccalà, le photo editor Manila Camarini e Renata Ferri, le fotografe Francesca Volpi e Arianna Arcara, le scrittrici Antonella Lattanzi, Elvira Serra, Viola Di Grado, Ritanna Armeni, Anna Siccardi, lo scrittore Gianluca Nativo, l’autrice Marina Di Guardo, l’imprenditrice digitale e attivista Veronica @spora Benini, l’attrice Vittoria Schisano e l’attore Alberto Malanchino, la campionessa olimpica Elisa di Francisca, la ex tennista professionista ora life coach Sara Ventura, l’attivista Carlotta Vagnoli, le scrittrici e curatrici del progetto “Musa e Getta” Arianna Ninchi e Silvia Siravo, le giornaliste e autrici Daniela Simonetti e Tiziana Ferrario, le blogger di “Mammadimerda” Sara Malnerich e Francesca Fiore, l’antropologa Benedetta Barzini, la psicologa Elena Giulia Montorsi e la filosofa Maura Gancitano di Tlon, i The Pozzolis Family, ovvero Gianmarco Pozzoli e Alice Mangione, una delle famiglie più famose del web, il musicista David Blank, l’attore Massimiliano Loizzi, l’attrice Valeria Solarino.

La fotografia è stata protagonista anche di questa edizione con tre produzioni inedite di WeWorld: “Il Tempo Sospeso”, progetto multimediale realizzato con la fotografa internazionale Francesca Volpi, dedicato alla vita delle rifugiate siriane a 10 anni dall’inizio del conflitto in Siria ed esposto al BASE durante tutte e tre le giornate con uno scenografico allestimento, grazie al contributo di Canon. Al vernissage anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala, l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino e l’Assessora alle politiche del lavoro del Comune di Milano Cristina Tajani.

Ed ancora “Io dagli Altri” con la fotografa Arianna Arcara, un progetto di ritratti, intimo e commovente per raccontare gli stereotipi delle adolescenti nelle periferie dove interviene WeWorld, che è stato presentato domenica; il reportage fotografico di Vincenzo Montefinese presso la comunità Sikh nell’Agro Pontino per la ricerca condotta per WeWorld sullo sfruttamento lavorativo di donne migranti nella filiera agroalimentare, presentato venerdì.

Una importante partecipazione online ha accompagnato la diretta streaming di Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, che insieme alla disability right advocate Sofia Righetti e con la moderazione della giornalista Jennifer Guerra, ha raccontato della sua personale esperienza e di come l’estetica fisica sia ancora regolata da canoni superati, dei vecchi e nuovi stereotipi che ingabbiano la narrazione del corpo, e delle possibili strade per uscire da questa dittatura che condiziona anche nel rapporto con gli altri.

Protagonista di questa edizione anche Veronica @spora Benini intervenuta in sala, che ha presentato in esclusiva il video “Come nasce una MUSA”: imprenditrice digitale e attivista, Veronica Benini ha riportato il racconto emotivo e toccante del dietro le quinte del 9 Muse, l’evento di empowerment femminile più grande d’Italia da lei ideato nel 2018, portando in scena storie di piccoli grandi successi che sono stati d’ispirazione per tutte le partecipanti e nelle quali è stato possibile ritrovare desideri e progetti comuni.

Grande adesione anche per il talk dell’attrice Vittoria Schisano, della sportiva Sara Ventura e dell’attivista Carlotta Vagnoli che, insieme alla moderazione della direttrice responsabile di ‘Roba da Donne’ Ilaria Dondi, hanno affrontato il tema legato al corpo come “terra di frontiera”, alla difficoltà di  riuscire ad accettare se stesse e il proprio corpo senza essere condizionate dalla società che ci circonda.

Il Festival si è concluso con il toccante monologo scritto da Giovanni Veronesi e interpretato da Valeria Solarino sull’identità di genere, gli stereotipi, i diritti e l’empowerment femminile: “sono maschio, sono femmina, sono tutto…”.

 “Questa ha rappresentato per noi un’edizione molto importante: la pandemia ha aggravato l’esclusione sociale ed economica di molte donne. In Italia questa esclusione ha profonde radici culturali e poggia su stereotipi di genere fortemente radicati: per questo motivo è indispensabile continuare a mettere in luce le disparità e le ingiustizie che derivano da questi stereotipi” ha commentato Marco Chiesara, Presidente di WeWorld.

Da oltre 20 anni sosteniamo quanto sia importante lavorare su tutti i fronti, in modo concreto, insieme alle istituzioni e alle persone, e anche questo festival rappresenta un’azione di cambiamento: raccontare è un atto di lotta per cambiare le cose, tanto quanto gli interventi in emergenza e in cooperazione. Grazie a tutti i protagonisti che sono intervenuti anche in presenza –  non era scontato – abbiamo raccontato gli stereotipi in tutte le loro sfaccettature, da quelli quotidiani sotto gli occhi di tutti a quelli meno evidenti. Solo contrastando ogni giorno gli stereotipi e le discriminazioni possiamo costruire una vera inclusione di tutte le donne nella società, dal punto di vista economico, sociale e culturale. Proprio per sottolineare il carattere inclusivo del WeWorld Festival, quest’anno abbiamo deciso di usare anche in tutte le comunicazioni la schwa, la vocale media utile ad identificare un gruppo misto tra donne e uomini”.

Il WeWorld Festival si è svolto con il prestigioso patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Regione Lombardia, della Città metropolitana di Milano e del Comune di Milano e grazie al prezioso sostegno di Canon, PwC e Veuve Clicquot e al sostegno di #ClimateOfChange e #OurFoodOurFuture – due campagne finanziate dall’Unione Europea nell’ambito del programma DEAR (Development Education and Awareness Raising) e dei progetti ShapingFair City e RaP: Rhizome Against Polarization, cofinanziato da European Union’s Internal Security Fund – Police.

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