Il Festival di Sanremo visto da Danilo Masotti. Prima serata

E finalmente Sanremo, tutto uguale a prima (conduce Amadeus), ma un po’ peggio (il pubblico del teatro Ariston indosserà la mascherine FFP2 per almeno quattro ore).


Scende le scale Achille Lauro a torso nudo, look alla Billy Idol, tatuatissimo e con le braghe di pelle. Insieme a lui un coro Gospel di Harlem che fa i cori gospel proprio come quelli che fanno i cori gospel a Harlem, ma li farebbero uguali anche a Budrio. Gospel is Gospel. La canzone si intitola DOMENICA e Achille Lauro canta proprio come canta Achille Lauro e la canzone è identica a Rolls Royce di Achille Lauro, però col coro gospel che invece di dire Rolls Royce dice Domenica.

Applausi a profusione e arriva Ornella Muti con gli occhiali che annuncia l’arrivo del vincitore di “Sanremo Giovani”, un certo Yuman dal bel timbro di voce che tu lo guardi e pensi “braccia rubate al gospel”. Però bravo”.

Di nuovo Ornella Muti con gli occhiali che racconta un aneddoto molto bello sul padre che a lei e alle sorelle diceva “Ascoltate bene le parole di NON HO L’ETÀ, i testi sono importanti”, ma lei ha fatto capire che non le ha ascoltate e Amadeus ride, anche quando arriva Noemi vestita di rosa (che nel tuo … riposa).

Solita canzone antipatica di due che litigano, titolo TI AMO NON LO SO DIRE e infatti litiga, ma la canzone è piacevole, come è piacevole che siano solo le 21:20 e si sono già esibiti tre cantanti, non succedeva dal 1872.

I tempi sono maturi per Gianni Morandi con la giacca del pigiama dell’ultimo dell’anno, è visibilmente emozionato, anche perché canta una canzone col testo scritto da Jovanotti: APRI LE TUE PORTE.

Parte una musica tipo “Con tutte le ragazze sono tremendo”, solo che dice “Stai andando forte, brucia tutte le scorte, apri le tue porte, fai entrare il sole”. Poi entra il sole ed è un casino. Vai col geghegè. Sembra di essere a Monghidoro, d’estate, nel 1972.

Arriva Fiorello, il Mattarella dell’intrattenimento, di nero vestito che attraversa il corridoio dell’Ariston con un termometro digitale e misura la temperatura al pubblico in visibilio che lo acclama per la terza volta e fa il suo show del quale non dirò nulla tranne il coro da stadio MAT TA RELLA – TU TU TU TU (questo sarebbe il rumore dei tamburi) e le canzoni tristi rivisitate allegre, che è poi quello che fa La Rappresentante di Lista. “Con le mani ciao ciao, con i piedi ciao ciao, con gli occhi ciao ciao, con la testa ciao ciao, con il petto ciao ciao, con il cuore ciao ciao” che è il testo della canzone dance CIAO CIAO, anche all’immenso Tito Stagno che viene omaggiato.

Altro carico di tristezza, ma non dance ce lo regala Michele Bravi vestito da Edward Mani di Forbice e non è certo un caso che la canzone si intitoli INVERNO DEI FIORI, se aggiungeva DI LILLÀ sarebbe stato al top, ma anche alla tristezza c’è un limite.

Intanto Amadeus si veste da autista e va a prendere i Maneskin con una macchina da golf. Guida come un pazzo. Infatti Amadeus è pazzo, non dimentichiamocelo mai, come non dobbiamo dimenticare che i Maneskin in meno di un anno hanno venduto 40 milioni di copie.

Ed è subito rock, sembra di essere tornati a Sanremo 2021, invece siamo a Sanremo 2022, roba da fuori di testa. Rispetto a tutto quello che si è visto fino ad ora, esibizione super, in tre parole “diversi da loro”, diversi da chi gareggia.

Sul palco si accomoda Massimo Ranieri che scopro che ha solo 71 anni, età che pensavo avesse quando cantò PERDERE L’AMORE nel 1996, canzone strepitosa, non come questa LETTERA DI LÀ DAL MARE che oltre al testo così così, ha l’aggravante di non essere orecchiabile. Era difficile, ma ce l’ha fatta. Per ora la canzone più brutta del 2022. Credo non sia piaciuta nemmeno ad Amadeus che annuncia l’arrivo di Mahmood & Blanco.

La canzone si intitola BRIVIDI, brano da patatini freddolosi e ne approfitto per andarmi a mettere una felpa che qua con l’aumento delle bollette del gas c’è poco da scherzare.

Momento super ospite sportivo: Berrettini, ma senza berrettino. Amadeus ne approfitta per ricordare la recente sconfitta del tennista italiano agli Australian Open e il pubblico applaude. Si scopre che da giovane il padre di Berrettini faceva l’animatore insieme a Fiorello. Forse il momento migliore del Festival.

Ornella Muti introduce l’arrivo di Ana Mena che non so chi sia, ma ci sta, ho 53 anni ed è così che deve essere, non si può sapere tutto, sarebbe terribile. Canta DUECENTOMILA ORE, brano scritto da Rocco Hunt: ed è subito mare, estate, balli di gruppo, spiaggia rovente e dita che sbattono contro gli spigoli delle sdraio. Tolgo la felpa che avevo indossato prima con la canzone BRIVIDI, mi metto in mutande e sul ritornello di “Quando la notte arriva” indosso le infradito più belle che ho, ballo e all’improvviso mi fermo, mi guardo allo specchio e con un brivido penso all’estate ormai alle porte. Il tempo vola.

Per fortuna arriva Rkomi vestito da motociclista fermo in autogrill mentre mangia un Camogli. Canta INSUPERABILE. Non capisco niente del testo, ma mi piace. Alla fine anche lui a suo modo fa del rock, che è la filuzzi di quelli della mia età. Ammetto di non poterne già più, ma arrivano i Maneskin con CORALINE, una canzone che non conosco, anche perché ne conosco solo una, forse due. Altro giro di filuzzi e lacrime del cantante Damiano, ancor più emozionato di Gianni Morandi.

Ora il palco è tutto di D’Argen D’Amico che fa notare che averlo inserito in scaletta dopo i Maneskin è stato abbastanza scorretto, infatti la canzone DOVE SI BALLA è abbastanza imbarazzante, una roba tipo Tricarico dance, però ottimista, una roba tipo UNA VITA IN VACANZA, però pessimista. Insomma, un disastro, quando dice “Finalmente ho quarant’anni” è la fine. Terribile, come terribile è il siparietto con Ornella Muti per ricordarle i suoi cinquant’anni di carriera e tutti quelli che hanno lavorato con lei che purtroppo non ci sono più. Amen. Un ricordo per tutti, quello su Alain Delon. L’attrice lo ricorda così: “Bello!”.

Segue collegamento da una nave da crociera teatro con Orietta Berti vestita da tulipano pierrot e Fabio Rovazzi che introducono l’esibizione di Colapesce e Di Martino che per i prossimi cinquant’anni dovranno cantare MUSICA LEGGERISSIMA. Poteva andare peggio, io sono diciassette anni che parlo di UMARELLS e chissà per quanto altro tempo dovrò farlo. Ognuno ha la condanna che si merita. Dei venticinque anni che ho fatto il cantante, non se ne ricorda più nessuno, molti non lo sanno neppure. Peccato.

Intanto arriva Claudio Gioè che è l’attore siciliano protagonista di Makari, da lunedì 7 febbraio in prima serata su Rai 1. Lo so perché ha detto questo, poi ha annunciato l’arrivo di Giusy Ferreri che non sento da novembre (cit). Canta MIELE, tipica canzone da Giusy Ferreri, con sonorità sudamericane in attachment, ma senza troppo urli e questo va apprezzato.

Incredibile, è solo mezzanotte e hanno già cantato tutti, ma Amadeus ha detto che adesso arrivano i Meduza che sono gli Eiffel 65 del 2020, ma un po’ peggio. Il pubblico del teatro Ariston viene obbligato ad alzarsi in piedi e a ballare, proprio come si faceva una volta quando le discoteche erano aperte (che nostalgia). Ed è subito focolaio, poi arriva Raul Bova che dice di essere Don Massimo, che è quello che sostituirà Don Matteo, non chiedetemi perché. Arriva pure Nino Frassica vestito da carabiniere. A ‘sto punto andrei anche a dormire, ma per fortuna Ornella Muti intrattiene il pubblico parlando di ecologia e regala un albero a Amadeus.

Nell’attesa che venga rivelata la classifica provvisoria, Rai1 si prende cura di noi e ci ricorda che Franco Battiato non c’è più, il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri e Fiorello danno il premio “Città di Sanremo” ad Amadeus e poi basta. Ecco la classifica provvisoria.

Mahmood & Blanco (‘Brividi’)
La Rappresentante di Lista (‘Ciao ciao’)
D’Argen D’Amico (‘Dove si balla’)
Gianni Morandi (con ‘Apri tutte le porte’)
Massimo Ranieri (‘Lettera di là dal mare’)
Noemi (‘Ti amo non lo so dire’)
Michele Bravi (‘Inverno dei fiori’)
Rkomi (‘Insuperabile’)
Achille Lauro feat. Harlem Gospel Choir (‘Domenica’)
Giusy Ferreri (‘Miele’)
Yuman (‘Ora e qui’)
Ana Mena (‘Duecentomila ore’)

Buonanotte.

#Sanremo2022

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